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Giustizia e il flop del referendum, Morrone (Lega): "Preoccupa la disaffezione al voto. La battaglia continua"

Il parlamentare della Lega Jacopo Morrone commenta così il responso delle urne

"La battaglia per una giustizia giusta, efficiente, non ostaggio della degenerazione correntizia della magistratura è appena iniziata e non si ferma certo per il mancato raggiungimento del quorum al referendum di domenica. Anzi, la vittoria dei ‘SI’ ai quesiti, in particolare quelli che riguardano la magistratura, ci sollecitano a proseguire sulla strada riformatrice insieme a tutte le forze politiche e alle organizzazioni professionali, sociali e culturali che hanno sostenuto il referendum, considerando indispensabile un vero cambiamento strutturale del sistema giustizia”. Il parlamentare della Lega Jacopo Morrone commenta così il responso delle urne.

“Sono noti gli ostacoli frapposti al referendum e i soggetti ostili al suo svolgimento - prosegue l'esponente della Lega -.  Ne siano esempio le scarsissime notizie trasmesse fino a pochi giorni prima dal voto, per non parlare della disinformazione sui quesiti o dell’invito a non recarsi alle urne diffusi da ambienti politici interessati a mantenere lo statu quo. Eclatante il fatto che un noto quotidiano, interpretando l’obiettivo dell’area politica di riferimento, abbia invitato i suoi lettori a non votare i quesiti referendari addirittura il giorno prima della tornata elettorale. Un episodio che la dice lunga sugli ambienti che per anni hanno consentito che in troppi casi la giustizia si trasformasse in giustizialismo, da usare anche come strumento per contrastare gli avversari politici con condanne mediatiche senza processi per accuse poi rivelatesi infondate".

"Ma non sono solo questi i problemi del sistema giustizia del nostro Paese e certamente la riforma ‘Cartabia’ non è che un’aspirina somministrata a un malato grave - continua -. Una riforma che tra l’altro non tocca i temi qualificanti dei quesiti referendari. L’altro aspetto riguarda la persistente e preoccupante disaffezione al voto da parte degli italiani. Da temere una progressiva crisi della democrazia determinata, tra l’altro, da una costante delegittimazione della politica e da una diffusa sfiducia nelle istituzioni. Al centro c’è sicuramente anche la delusione per il ripetuto mancato rispetto della volontà popolare da parte della classe dirigente del Paese. Ma anche in questo caso i nomi e i cognomi dei responsabili sono facilmente identificabili". 

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