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Comuni, l'analisi del Pd: "Avanti con l'Unione a 14. Forlì ha abdicato al ruolo di guida del territorio"

Il percorso è partito ad ottobre 2020 e si è concluso a febbraio, all’interno di un gruppo di lavoro specifico, coordinato da William Sanzani

Negli ultimi mesi il Pd forlivese ha discusso il tema dell’Unione dei Comuni arrivando all’approvazione di un documento d’indirizzo politico. Il percorso è partito ad ottobre 2020 e si è concluso a febbraio, all’interno di un gruppo di lavoro specifico, coordinato da William Sanzani (vicesindaco di Castrocaro e capogruppo del gruppo consigliare “Romagna forlivese” dell’Unione), con il coinvolgimento della società Poleis, già consulente dell’Unione forlivese, che ha elaborato due report successivi e complementari, sui possibili scenari futuri.

''L’ipotesi politicamente più sostenibile per il Partito Democratico forlivese è il mantenimento di un’unica Unione ampia, a 14 com’è attualmente, ovvero coi Comuni che decideranno di continuare ad aderirvi - spiega il segretario territoriale Daniele Valbonesi -. La conclusione arriva dopo una valutazione complessiva dell’Unione attuale, che ha tenuto conto del rapporto costi-opportunità di diverse soluzioni, che abbiamo preso in analisi considerando sia i tempi necessari per la realizzazione di percorsi alternativi, sia la loro sostenibilità finanziaria e amministrativa da parte di tutti i Comuni ma in particolare di quelli più piccoli e in difficoltà".

"L’analisi - entra nel dettaglio Valbonesi - è partita in seguito alla decisione dell’amministrazione di centrodestra del Comune di Forlì di uscire dall’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese, decisione sulla quale ci siamo già espressi e su cui restiamo totalmente critici. Abbandonando l’Unione, l’Amministrazione Zattini ha definitivamente abdicato al ruolo di guida del territorio forlivese, in favore di una concezione egoista della politica, estremamente lontana dagli obiettivi di solidarietà, sussidiarietà e coesione socio-territoriale per cui l’Unione era nata".

"Quella scelta, compiuta durante una pandemia globale, è quanto di più lontano dalla nostra visione delle istituzioni territoriali - prosegue l'esponente dem -. Senza nascondere i problemi esistenti, vogliamo ricordare perché la nostra Unione sia stata concepita: abbattere le disuguaglianze esistenti tra i nostri territori e favorire la mutua collaborazione e la messa in comune di attività, servizi, progetti, competenze, dei nostri Comuni. Per queste ragioni, consapevoli dei cambiamenti da apportare a questa Unione, come Pd ci è sembrato necessario aprire una discussione al fine di elaborare una proposta per il futuro del territorio, al di fuori delle deprecabili logiche del centrodestra che ha trasformato e sta continuando a trasformare un tema importante come quello dell’Unione in terreno di scontro elettorale, indipendentemente dal merito, dalle finalità e dalla funzione dell’ente".

"Durante questi mesi ci siamo confrontati con gli amministratori dei Comuni del Forlivese, che hanno espresso opinioni diverse, in base alle esigenze dei propri territori e alle criticità di funzionamento dei propri enti.  Tuttavia, la conclusione a cui siamo giunti conferma che i nostri Comuni debbano lavorare insieme, in una prospettiva di area vasta, romagnola, in continuo dialogo con la Regione e la Provincia di Forlì-Cesena.  Dicendolo in estrema sintesi, le Unioni comunali sono nate allo scopo di garantire maggiore efficacia ed efficienza dei servizi al cittadino e, al contempo, promuovere uno sviluppo socio-economico più armonico, diffuso ed omogeneo, anche nei comuni più piccoli e in difficoltà. Se c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato in quest’ultimo anno è che nessuno si salva da solo e, allo stesso modo, oggi nessuno può andare avanti da solo".

"La ripresa sarà dura e richiederà grande impegno e grandi sacrifici; la prospettiva di un’Unione ampia è la dimensione territoriale, istituzionale e politica più indicata per far fronte ai problemi ed attrarre risorse e investimenti, a partire dal Pnrr - sostiene Valbonesi -. Però siamo anche realisti e il progetto dell’Unione futura non può in alcun modo prescindere dal bisogno di modifiche sostanziali all’impianto gestionale ed economico, per assicurare all’ente le risorse, le competenze e le strutture necessarie ad adempiere alla propria mission: garantire le stesse opportunità e standard di servizio a cittadini e imprese, consentendo ai Comuni minori di far fronte, attraverso l’Unione, ai bisogni locali a cui in forma singola non sarebbero in grado di dare risposta. Occorre dunque concentrarsi rapidamente su alcuni interventi prioritari, in particolare: qualità, efficacia e sostenibilità economica dei servizi conferiti; revisione del modello di ripartizione dei costi dei servizi conferiti; ridefinizione della capacità assunzionale dell’ente/comuni, a partire dalla polizia municipale”, spiega il segretario.

"Detto questo, è importante sottolineare che non sono in discussione l’idea e i principi che hanno ispirato il progetto di grande Unione a 15, ciò che è molto cambiato è il contesto generale e territoriale. In questo quadro di riferimento, compito del Partito Democratico forlivese è mobilitarsi affinché al più presto si intraprendano i processi più utili a realizzare un’Unione dotata della necessaria capacità politica e strumentale per esercitare un ruolo di primo piano. Lavoreremo per aggregare attorno alle nostre priorità di intervento una solida rete di relazioni politiche con i soci dell’ente stesso, le altre istituzioni locali e regionali, gli stakeholder e le parti sociali territoriali", conclude Valbonesi.

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