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Politica

Contributo di 11 milioni in 20 anni ai corsi di Medicina, gli interventi politici

Le posizioni dei vari partiti che hanno votato lunedì in Consiglio la convenzione che permette il finanziamento per 20 anni dei corsi di laurea in medicina

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Forlì & Co

L'attivazione di un corso di laurea in Medicina in Romagna ha interessanti potenzialità per l'ampliamento dell'attività di ricerca e per la qualificazione del polo universitario forlivese, oltre a ricadute economiche legate all'arrivo di studenti, docenti e altro personale. Ma perché tutto questo si concretizzasse in modo positivo, arricchendo il servizio sanitario del nostro territorio, a nostro parere sarebbe stato necessario approfondire una serie di questioni che avevamo sollevato sin da febbraio e che, pur essendo ora più che mai urgenti, sono state invece ancora una volta eluse dalla maggioranza.    

Tenuto conto che la normativa sulle procedure di collaborazione fra Servizio Sanitario Nazionale e università prevede la possibilità di convenzionamento solo fra Atenei e Aziende ospedaliero-universitarie, e che l’Azienda di riferimento dell’Università di Bologna è il policlinico Sant’Orsola, va chiarito come si andranno a coordinare i rapporti fra università e AUSL e dove e come il sistema sanitario pubblico romagnolo potrà dire la sua sul nuovo modello di servizio che si va a delineare. In ultima analisi va puntualizzata la governance che verrà data all’ASL Romagna e quale sarà l'influenza dell’Ateneo nel governo del sistema sanitario locale che -pensiamo- è opportuno rimanga  in capo alla Regione.

Per garantire la massima funzionalità del sistema di cura ai cittadini, che deve essere la stella popolare di ogni scelta sulla sanità, va promosso il massimo livello di cooperazione e armonia all’interno degli ospedali. Sappiamo tuttavia che l'ingresso, a partire dal terzo anno, degli studenti di Medicina nei reparti, porterà con sé il passaggio della direzione di quei reparti a medici-docenti universitari, che non sono tanti nelle nostre strutture ospedaliere. Avevamo chiesto di operare per fare interagire positivamente le componenti professionali dei medici ospedalieri e dei medici docenti, per evitare disservizi e perché l'arrivo di Medicina non rappresentasse un ostacolo alle legittime aspirazioni di carriera dei medici ospedalieri. Nulla si è fatto in questo senso, con il rischio di sovrapposizioni e conseguenti sdoppiamenti, competizione fra reparti e tensioni all’interno della struttura ospedaliera.

La necessità di nuovi medici rappresenta un problema importante per tutto il SSN, specie oggi. Tuttavia in Italia quello che manca non sono i laureati in medicina, ma piuttosto i medici specialisti. Il numero delle borse di studio per la specializzazione dei neolaureati è stato sempre molto basso, e nonostante il crescente impegno di spesa adottato dall'attuale Governo sin dalla finanziaria dello scorso anno, rimangono moltissimi giovani medici laureati che non hanno mai avuto la possibilità di specializzarsi. Ne derivava e ne deriva che il Corso di laurea in Medicina a Forlì può giocare un ruolo per rispondere alla crescente carenza di medici, solo se si riesce a garantire ai futuri laureati la possibilità di specializzarsi. A nostro avviso, tale necessità andava sottolineata con maggiore forza, definendo un preciso calendario di azioni concertate fra tutte le istituzioni e gli attori coinvolti per assicurare il reperimento delle risorse necessarie.    

Sin da febbraio avevamo richiesto insistentemente che questi nodi venissero affrontati, mediante la costituzione di un apposito intergruppo consiliare, perché ritenevamo la loro soluzione esiziale per finalizzare efficacemente il progetto di Medicina. Con grande rammarico abbiamo però dovuto constatare la chiusura e il disinteresse della maggioranza per le questioni poste, che invece a nostro avviso erano e sono fondamentali per il bene dei nostri concittadini e del sistema sanitario pubblico romagnolo. 

Visto che anche durante il dibattito consiliare di ieri non è vi è stato nessun chiarimento a proposito delle questioni che avevamo sollevato, o impegno a prenderle in esame, e nemmeno ci si è sforzati di avviare una riflessione sul futuro della sanità romagnola, collocando anche l'arrivo di Medicina all'interno di un più ampio percorso di ripensamento dei servizi nell'ottica di una promozione della domiciliarità, abbiamo dovuto prendere atto che l'Amministrazione non intendeva affatto farsi carico di sciogliere i tanti nodi ancora aperti, ma intendeva limitarsi semplicemente ad ignorarli e procedere come se nulla fosse. Da ciò è conseguito un inevitabile voto di astensione sul provvedimento.

Federico Morgagni, capogruppo "Forlì e Co."

Italia Viva

Fin dal primo minuto in cui si è aperta la possibilità di portare a Forlì e Ravenna il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, Italia Viva e i suoi rappresentanti nelle sedi istituzionali locali, regionali e nazionali hanno messo in campo quanto nelle proprie possibilità per sostenere questo progetto strategico per il futuro del nostro territorio. Ecco perchè votiamo a favore anche della nuova delibera che la giunta a sottoposto all'attenzione del Consiglio, inerente l'accordo tra Comune e Serinar. "Da opposizione responsabile come siamo sempre stati - aggiunge -, non abbiamo avuto alcun tentennamento nel votato a favore del progetto proposto da questa amministrazione, coerentemente con il lavoro che abbiamo portato avanti e in linea con gli obiettivi che riteniamo prioritari per il nostro territorio. Siamo stati l'unico gruppo di opposizione a farlo.

Questa delibera che sancisce l'accordo tra Comune di Forlì e Serinar va nella direzione giusta, peraltro in continuità con la precedente amministrazione che ha aperto la strada per giungere a questo risultato e che non ha mai fatto mancare il proprio apporto a Serinar, una società che oggi rinnova la sua mission originaria occupandosi di favorire e promuovere l'insediamento universitario nella nostra provincia. La sfida che l'avvio del corso di laurea ci pone di fronte è epocale - ammette Marchi -: oltre al fatto che richiede un dispiego di risorse economiche enorme, stimato in circa 60 milioni di euro per i prossimi 15 anni tra Forlì e Ravenna. Una cifra importante, sicuramente ben investita; ma quante cose in più potremmo fare se trovassimo un'altra fonte di finanziamento per quei 60 milioni?. Noi auspichiamo che l'Italia al più presto accetti i fondi messi a disposizione dal MES (Meccanismo europeo di stabilità) che è appena stato riformato eliminando definitivamente ogni condizionalità e chiarendo ancora una volta che non vi è alcun rischio di cessione di sovranità; perchè dei 36 miliardi di euro previsti per l'Italia, oltre 2 miliardi arriverebbero in Emilia-Romagna e una parte di questi si potrebbero utilizzare anche per finanziare i nostri corsi di laurea. Liberando i bilanci da quell'esborso e mettendo a disposizione quei soldi per altri interventi.  Mi auguro che anche questa amministrazione nelle sedi in cui avrà possibilità di farlo voglia far sentire forte la propria voce a favore dell'utilizzo di questi fondi, di cui abbiamo più che mai bisogno. In ogni caso anche questa volta e sempre in futuro saremo al fianco di chi si impegnerà a sostenere l'insediamento universitario in Romagna, a beneficio degli studenti e delle opportunità di sviluppo della nostra comunità.

Massimo Marchi, consigliere comunale di Italia Viva

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