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Crisi aziende forlivesi, Rifondazione: "Uniti vinciamo"

"Ora molte delle grandi aziende del nostro territorio decidono, più per motivi di maggior profitto che di necessità, di chiudere gli stabilimenti o azzerare i diritti dei lavoratori"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Non bastavano la peggiore crisi economica del dopoguerra, la mancanza di lavoro, i tagli allo stato sociale, l’inadeguatezza di questa politica nazionale delle larghe intese PD\PDL, a mettere in ginocchio la classe lavoratrice. Ora molte delle grandi aziende del nostro territorio decidono, più per motivi di maggior profitto che di necessità, di chiudere gli stabilimenti o azzerare i diritti dei lavoratori. La Ferretti lamenta un calo degli ordini delle barche piccole prodotte a Forli, (gli yacht non hanno subito nessun calo di ordini, a dimostrazione che i ricchi non hanno minimamente risentito della crisi), e dichiara 50 esuberi e 150 dipendenti da trasferire in altri stabilimenti, tra i quali, il più vicino è a Cattolica.

L’Alpi di Modigliana, che occupa in totale 560 lavoratrici\ori, ha già messo in mobilità 242 lavoratrici\ori dallo scorso Novembre e ringrazia i propri dipendenti per il lavoro svolto in tutti questi anni rifiutandosi persino di utilizzare gli ammortizzatori sociali a disposizione e proseguendo diritta sulla strada del licenziamento. Oggi, alle migliaia di lavoratori delle aziende, grandi e piccole del nostro territorio, che sono in bilico tra la cassa integrazione, la mobilità ed il licenziamento, si aggiungono i lavoratori del gruppo Electrolux i quali versano in condizioni drammatiche.

Lunedì sera Electrolux comunicherà alle parti sociali che lo stabilimento di Porcia, in provincia di Pordenone, è destinato a chiudere e presenterà tre distinti piani industriali per i restanti tre stabilimenti allo scopo di rilanciarne la competitività. I piani aziendali del gruppo, descritti da un delegato della Fiom, prevedranno tagli ai salari dei lavoratori, blocco degli scatti di anzianità, blocco dei premi di produzione, tagli delle pause, spostamento di tutte le festività alla domenica, aumenti dei carichi di lavoro: un becero ricatto sotto la scure della chiusura degli stabilimenti!

Stiamo, quindi, assistendo alla morte sociale ed industriale di Forlì e del suo comprensorio. Non possiamo, pertanto, rimanere inermi e non rivendicare soluzioni concretamente migliorative della condizione dei lavoratori. Le responsabilità di questa situazione sono tante e ognuno deve assumersi le proprie. L'attuale sistema politico nazionale che ci governa non è in grado di rispondere ai bisogni dei lavoratori ed è incapace di risolvere i nostri problemi. Vegeta, infatti, in uno stato di alienazione e, preoccupato della frustrazione montante dei cittadini, si trincera in posizione difensiva stroncando qualunque forma di protesta o di mobilitazione operaia.

A livello locale il PD ha fatto e fa troppo poco per fermare le aziende che vogliono chiudere o delocalizzare, non appoggia efficacemente i sindacati ed i lavoratori nei casi di quelle aziende che, sotto il ricatto di andarsene, comprimono ulteriormente i diritti dei lavoratori. Nel caso del contratto di ingresso alla Marcegaglia, l’amministrazione comunale ha addirittura dato ragione all’azienda contro la Fiom ed i lavoratori. Per parte loro, i sindacati Cisl e Uil hanno colpe enormi.

Nell’ultimo contratto separato dei metalmeccanici, il quale, da sempre, funge da punto di riferimento per tutti gli altri, Cisl e Uil hanno, infatti, firmato un accordo peggiorativo rispetto a quello precedente poiché ha permesso alle aziende di arretrare anche rispetto allo “statuto dei lavoratori”, varato nel 1970, dopo 10 anni di strenue lotte. Allora, infatti, i lavoratori avevano più diritti e l’economia andava meglio, perciò togliere diritti non significa essere più competitivi, ma impoverisce la società e tutti i lavoratori.

Quell'accordo permette ora non solo alla Fiat ma anche a grandi gruppi come Electrolux ecc. di ricattare i lavoratori facendoli lavorare in condizioni  simili a quelle di mezzo secolo fa. I lavoratori non possono e non devono cedere ai ricatti dei padroni. Le lotte del territorio, tanto delle grandi quanto delle aziende piccole artigianali, sono importanti per la sopravvivenza di tutta la comunità e devono essere unitarie. Dobbiamo fare un fronte di lotta comune in difesa dei nostri posti di lavoro e Rifondazione Comunista sarà a fianco dei lavoratori nell’organizzazione di ogni singola vertenza.

Uniti si vince ed i lavoratori che, per tante ragioni, in questi anni hanno smesso di lottare, devono capire che solo se siamo coesi possiamo riuscire a mantenere i nostri posti di lavoro e le nostre famiglie. Sbattiamo in faccia, a tutti coloro che ci credono esausti e disimpegnati, la nostra forza e la nostra volontà di cambiare questa società così ingiusta ed iniqua. Uniti ce la faremo.

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