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Degrado, Rifondazione: "Non vogliamo una Forlì vietata ai poveri"

Sempre più spesso emerge che la politica italiana sta nei palazzi e non nella strada in mezzo alle persone che dovrebbe servire, anzi si cerca di mettere più distanza possibile

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Sempre più spesso emerge che la politica italiana sta nei palazzi e non nella strada in mezzo alle persone che dovrebbe servire, anzi si cerca di mettere più distanza possibile, succede anche nella nostra città , lo dimostrano le operazioni anti degrado delle ultime settimane paventate a destra e sinistra.

Da sempre chi non produce reddito viene considerato allo stremo di un peso,  usati  come capro espiatorio senza curarsi di loro, lo stereotipo povero uguale delinquente è falso e lo sa bene chi è accanto a queste persone ogni giorno, i tanti che vedono in faccia la realtà della strada come Caritas e l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXII che sono dovute intervenire per cercare di frenare una polemica nata solo per meri fini politici e non per reali interessi verso la cittadinanza.

Hanno chiesto di non confondere degrado sociale con criminalità, ma la risposta di alcuni partiti d nei migliore dei casi è quella di gettare benzina sull' incendio, in quanto utile mezzo espiatorio per raccogliere voti mentre altri si defilano nel silenzio.
Ci uniamo all' appello di un confronto comune volto alla ricerca di un piano e condividiamo il timore che la ricerca di una Forlì pulita rischi di generare una Forlì vietata ai poveri .

Inutili polemizzare che in mezzo alla strada si trova solo stranieri presto ci finiranno anche nostri concittadini perchè è bene tenerlo a mente sopratutto agli amministratori locali la situazione di molte aziende che hanno chiuso o che sono a rischio chiusura nel nostro territorio, di molte famiglie che arrivano a fatica a fine mese, a chi ha un mutuo, un politico lungimirante dovrebbe già cominciare a pensar qualcosa e non credere alla favola che la crisi sta per finire.
 

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