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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Denatalità, Popolo della Famiglia: "Dal Governo Meloni mancano le misure shock necessarie"

"Al netto del comprensibile entusiasmo autocelebrativo di una forza politica ampiamente maggioritaria nel Paese, bisogna riconoscere che solo un anno fa parlare di questi temi in ambito istituzionale era assolutamente impensabile"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Il convegno su Famiglia e Natalità organizzato dal gruppo consiliare di Fratelli d'Italia al Salone Comunale di Forlì, ha il merito di avere messo al centro due temi nevralgici su cui si gioca letteralmente il futuro della nostra nazione. Al netto del comprensibile entusiasmo autocelebrativo di una forza politica ampiamente maggioritaria nel Paese, bisogna riconoscere che solo un anno fa parlare di questi temi in ambito istituzionale era assolutamente impensabile, soprattutto con la libertà e la franchezza usate dai relatori e dal Ministro Roccella, che non hanno avuto alcuna esitazione nel denunciare la barbara pratica dell'utero in affitto. 

Come Popolo della Famiglia, che questa chiarezza l'ha sempre dimostrata, siamo assolutamente allineati ai ragionamenti fatti e ne condividiamo l'urgenza. Le parole sentite sulla famiglia e sulla denatalità sono perfettamente sovrapponibili a quello che noi diciamo da anni, e questo ci conforta sul fatto che abbiamo sempre avuta chiara la priorità del Paese su cui ora anche la politica converge convintamente: i dati  ci dicono infatti che ogni anno battiamo il record negativo della denatalità, sprofondando sempre più in un inverno demografico che avrà conseguenze economiche e sociali devastanti. I primi passi compiuti dal governo Meloni, presentati con enfasi dalla parlamentare Buonguerrieri e dal Ministro Roccella, sono senz'altro un buon inizio ma non rappresentano la misura shock che occorre per invertire la rotta. 


Continuare sulla strada dell'assegno unico, pur maggiorato, per ogni figlio, è fallimentare; quello che nella scorsa legislatura si immaginava come un incentivo formidabile alle nascite, e che invece alla prova dei numeri dei nuovi nati ha dimostrato tutta la sua inconsistenza, non cambierà le cose anche con l'aumento del 50%, perché rimane sostanzialmente un'elemosina a fronte dei costi che una famiglia deve affrontare fino alla maggiore età dei figli. Pochi spiccioli in più non sposteranno di una virgola le cifre drammatiche della denatalità, perché i figli insieme con la gioia della loro presenza portano in dote anche dei costi sempre più difficili da affrontare per le famiglie, strette tra fiscalità ostile, disattenzione della cultura e della società che faticano a riconoscerne il ruolo fondamentale, mancanza di servizi adeguati e di misure strutturali. Né si può pensare di legare la ripresa della natalità all'aumento dell'occupazione femminile, se poi mancano le premesse fondamentali della rete di servizi per l'infanzia, della possibilità di ottenere il part time, della sicurezza di non subire pressioni dal datore di lavoro in caso di richiesta di prolungamento del congedo di maternità. Tornare operative dopo tre o quattro mesi dal parto, magari con altri figli piccoli da gestire in famiglia, non è sempre facile, e questo spiega il grande numero di abbandoni del lavoro dopo la maternità.


Come giustamente ha detto il ministro Roccella, le donne devono essere libere di scegliere e la vera libertà non si guadagna con qualche modesto contributo, ma con una vera e propria alternativa.
Tante donne madri desiderano riprendere appena possibile il lavoro, ma questa opzione preferibile per la maggioranza non necessariamente lo deve essere per tutte le altre. Il lavoro si deve conciliare con la maternità, non deve essere una necessità imposta dal bisogno. Accanto agli strumenti idonei per fare rientrare le mamme al lavoro dopo la nascita di un figlio senza alcun pregiudizio economico, se è vero che la maternità ha anche un valore sociale e che i figli sono un vantaggio e una risorsa indispensabile per la comunità intera, come affermato dal Ministro Roccella, deve essere previsto anche un reddito vero e proprio per chi decide di farsi carico dei figli a tempo pieno, scegliendo di fare la mamma. Vedendosi riconosciuto lo stato di lavoratrice al pari di chi preferisce l'impiego fuori casa, ogni donna sarebbe veramente libera di scegliere. La proposta del reddito di maternità avanzata dal Popolo della Famiglia, che anche il premier Meloni inserì a suo tempo nel proprio programma elettorale, potrebbe arricchire l'insieme degli interventi del Governo a promozione della maternità. 


Da parte del Ministro Roccella non abbiamo sentito parlare di una riforma fiscale che premi chi ha più figli né di come attuare la prima parte della legge 194 sulla prevenzione dell'aborto, né abbiamo udito parole di condanna sull'ultima decisione dell'AIFA che ha reso gratuite per tutte le donne la pillola anticoncezionale caricandone l'onere di ben 140 milioni di euro sulle spalle dei contribuenti. Ci auguriamo che non manchi il coraggio necessario per affrontare anche questi temi, sottolineati invece con grande efficacia dai primi relatori, gli avvocati Cristina Terenzi e Andrea Taddeo, intervenuti per portare l'esperienza della Consulta comunale delle famiglie e del Centro di aiuto alla Vita di Forlì. Al Sindaco Zattini, attaccato dalle solite associazioni che in questi casi riprendono vita e alle quali il Comune volle tendere la mano quando incautamente diede il patrocinio al ritrovo delle cosiddette famiglie arcobaleno al parco Urbano, esprimiamo infine la nostra solidarietà. In quella occasione lo avvertimmo che tanta accondiscendenza non sarebbe stata ripagata dalla stessa moneta, oggi gli eventi ci hanno dato ragione. 

Popolo della Famiglia - Forlì

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