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Giovedì, 7 Dicembre 2023
Territorio

Dibattito su Cesena co-capoluogo, Zattini (Ascom): "Uno sgarbo istituzionale che penalizza Forlì"

Il direttore di Ascom-Confcommercio torna sul tema sollevato nuovamente in consiglio comunale a Cesena

"Diciamo nuovamente 'no' al progetto che dovrebbe portare Cesena a diventare co-capoluogo". Alberto Zattini, direttore di Ascom-Confcommercio Forlì, ribadisce la posizione dell'associazione di categoria dopo che del tema si è discusso di recente in consiglio comunale a Cesena, dove Pd e Cesena 2024 hanno presentato un ordine del giorno per dare 'copertura' politica al progetto. A proporre l'istituzione di Cesena co-capoluogo è stato, nei mesi scorsi, anche il sindaco di Cesena e presidente della Provincia, Enzo Lattuca (Pd). La proposta portata all'ordine del giorno mira a parificare la città malatestiana a Forlì.

"Il dibattito non è mai stato affrontato con politica e istituzioni forlivesi - prosegue -, e già questo ci è sembrato uno sgarbo istituzionale non da poco. Aggiungiamo che realtà quali Confindustria e Confcooperative non hanno sostenuto il progetto, a differenza di altre realtà,  espressioni di fatto del cesenate. Il territorio forlivese, insomma, non gradisce l'iniziativa partita da Lattuca col sostegno del Pd cesenate. Noi torniamo a ribadire la necessità di lavorare sulla Romagna, provincia o regione in base alle sensibilità anche delle singole associazioni e istituzioni , sparito da qualsiasi dibattito pubblico, salvo poi riapparire magicamente durante la campagna elettorale".

Zattini sottolinea poi "il possibile impoverimento del territorio forlivese se l'operazione Cesena co-capoluogo dovesse andare a buon fine. I consiglieri comunali cesenati dicono che ci saranno vantaggi per loro. Qualcuno può chiarire se ci saranno penalizzazioni per Forlì e il suo comprensorio? Chiediamo questo da mesi, ricevendo come risposta un silenzio assordante. Silenzio che si verifica sempre quando si parla di questioni spinose. Così corriamo il rischio di trovarci davanti al fatto compiuto".

La discussione in Consiglio comunale a Cesena

"Non siamo più il paesone di campagna, ci meritiamo questo status", l'arringa del Pd. "E' tutta propaganda politica", la dura replica della Lega. Dibattito piuttosto vivace in consiglio comunale sul tema dell'attribuzione dello status di co-capoluogo a Cesena. Il Pd e Cesena 2024 hanno portato in aula l'ordine del giorno sulla proposta che mira a parificare la città malatestiana alla 'sorella maggiore' Forlì. Secondo Filippo Rossini, consigliere dem sarebbe "un passo fondamentale per lo sviluppo della città perché scaturirebbero tante opportunità per cittadini e imprese. Ad esempio possibilità nuove di finanziamento, voglio sottolineare che Cesena è il secondo comune non capoluogo più popoloso d'Italia". Il primo è Giugliano, in provincia di Napoli.

Secondo il consigliere Claudio Capponcini del M5s "Enzo Lattuca ha perso la necessaria imparzialità e dovrebbe dimettersi da presidente della Provincia se vuole portare avanti la sua battaglia. Non si capisce però perché tutti i suoi predecessori del Pc e del Pd non hanno mai battuto ciglio quando ad esempio Cesena perdeva la sede del tribunale. In ogni caso il percorso avrebbe dovuto essere concordato con Forlì dove è invece emersa una certa insofferenza. Per questo il nostro voto è contrario".

Capponcini ha sottolineato: "Biserna (ex Vice-sindaco Forlì) dichiara: 'Enzo Lattuca non è più affidabile come presidente della Provincia di tutti, Lattuca non garantisce più la necessaria imparzialità che il ruolo richiede'. Non è un bell’inizio anche perché senza l'assenso di Forlì non si può fare molta strada visto che sarebbero oggetto di revisione i confini amministrativi con Forlì e di Forlì". Molto critica la Lega che parla di “nuova ondata di propaganda politico-elettorale del Pd. L’istanza, portata avanti in Parlamento da esponenti del Pd, potrebbe risultare interessante se l’obiettivo comportasse vantaggi concreti al territorio cesenate. Ma il fine risponde solo a esigenze del Pd e al timore che il centrodestra che già amministra Forlì prenda sempre più spazio. Un obiettivo tutto politico, neppure tanto nascosto, che incredibilmente viene portato avanti dallo stesso amministratore, Enzo Lattuca, che è non solo presidente della Provincia, ruolo che dovrebbe svolgere, almeno formalmente, in modo super partes, ma anche sindaco della città che vorrebbe diventare co-capoluogo”.

“Sia chiaro - il pensiero della Lega - che la denominazione di co-capoluogo non è indispensabile per Cesena per ritagliarsi un ruolo più importante dal punto di vista economico e sociale, per cittadini e imprese. Finanziamenti e investimenti arrivano in un territorio perché è attrattivo per la velocità e la snellezza della burocrazia, per le opportunità e la trasparenza garantite da chi amministra. I giovamenti, quindi, sarebbero ben pochi per non dire nessuno se non la dicitura di co-capoluogo che non porta nulla a Cesena più di quello su cui oggi può contare. Non le porterà certamente una sede sdoppiata del Consiglio provinciale, né una sede di tribunale e degli uffici giudiziari tagliati dalle politiche dei tagli a prescindere innescati dal Governo Monti. Ma poi se già il comprensorio di Cesena è sede, come si legge nell’appello proposto da Lattuca, di 17 delle 25 aziende con il più alto fatturato della provincia e di alcune delle più importanti imprese agroalimentari significa che essere co-capoluogo o no non importa nulla dal punto di vista economico. Basta che la classe imprenditoriale sia attiva e molto capace”.

Filippo Rossini del Pd ha ripreso la parola sottolineando che la proposta di Cesena co-capoluogo "ha trovato consensi ampi. Non c'è nessun testo normativo che dice che Forlì è il capoluogo, ma questo avviene solo sulla base di una prassi ministeriale. Lo status di capoluogo darebbe maggiori possibilità a Cesena, e questo viene riconosciuto un po' da tutti o quasi, ad esempio da Cgil, Cisl, Legacoop, Uil, Confcommercio, Cna ecc". "Questa battaglia è il sogno della città perché non siamo più il paesone di campagna", ha sentenziato con veemenza Rossini.

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