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Dissesto idrogeologico: "Triste primato in provincia. In alcuni comuni oltre il 50% del territorio a rischio frane"

Il consigliere regionale della Lega Pompignoli: “Necessario aumentare i fondi a difesa del suolo e dei nostri comuni”

In Italia, la regione con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni è l’Emilia Romagna (con quasi 3 milioni di abitanti a rischio). A dirlo, è il rapporto 2021 “Dissesto idrogeologico in Italia” presentato nei giorni scorsi da Ispra che fornisce il quadro di riferimento nazionale sulla pericolosità associata a frane e alluvioni nell’intero territorio nazionale. “A livello locale, secondo l’indagine condotta da Ispra e riscontrabile sul portale IdroGeo, la provincia emiliano romagnola con la percentuale maggiore di superficie potenzialmente soggetta a frane è quella di Forlì Cesena - afferma il consigliere regionale, Massimiliano Pompignoli -. Il 30,886% dei suoi territori sono classificati in fascia di pericolosità ‘elevata’ o ‘molto elevata’",

“Entrando nel dettaglio - prosegue -. abbiamo Comuni nel forlivese e nel cesenate con situazioni particolarmente gravi dal punto di vista del rischio frane. Meldola, ad esempio, convive con il 21,886% del proprio territorio classificato in fascia di rischio molto elevata (P4) e un restante 31,249% in fascia elevata (P3). Complessivamente, in questo Comune il 53,136% del territorio secondo Ispra è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane. La situazione non migliora a Santa Sofia, Civitella, Predappio e Rocca San Casciano. Nel primo Comune, complessivamente, il 32,066% del territorio è a serio rischio dissesto (20,744% in fascia P4 e 11,323% in fascia P3). A Civitella, invece, il 14,67% del territorio rientra nella fascia più ad alto rischio (P4) mentre il 33,61% è a rischio elevato (P3). Nell'insieme, il 48,28% della superficie cittadina riporta alti indicatori di rischio. Predappio ha il 41,399% del proprio territorio in fasce a maggiore pericolosità per rischio frane (16,145% in fascia molto elevata P4 e 25,254 % in fascia elevata P3). Rocca San Casciano, infine, ha il 23,86% del proprio territorio in fascia molto elevata e il 15,57% in fascia elevata”.

“Nei piccoli comuni montani del cesenate - aggiunge Pompignoli - riscontriamo le stesse fragilità, con indicatori di rischio molto elevati. Tra le situazioni peggiori ci sono quella di Sogliano al Rubicone e Mercato Saraceno. Nel primo caso il 55,836% del territorio cittadino è a serio ed elevato rischio frane (38,761% P4 e 17,075% P3). Nel secondo caso, complessivamente, il 50,466% del territorio è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane. A Bagno di Romagna, il 32,567% della superficie è classificata in fascia di rischio molto elevata (P4) e un restante 16,283% in fascia elevata (P3). A Roncofreddo, il 49,61% del territorio ha elevati indici di pericolosità.”

“Contro il rischio di calamità naturali - conclude Pompignoli - occorre agire per tempo, approntando soluzioni concrete e tempestive e ragionando in un'ottica di progettualità integrata tra i vari enti regionali, i Comuni e le Provincie, onde evitare di limitarsi alla periodica e drammatica conta dei danni. Soprattutto, per scongiurare il peggio, è necessario che la giunta Bonaccini aumenti gli stanziamenti previsti in bilancio per la difesa del suolo, in una misura che sia parametrata e proporzionata al rischio e dialogando in maniera costante con le amministrazioni locali che si trovano in prima linea ad affrontare il prezzo di questa diffusa emergenza".

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