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"E' così difficile dichiarare in uno Statuto Comunale l'acqua un bene comune?"

"Sel chiede al Comune capoluogo e ai consiglieri di maggioranza che siedono in Consiglio Comunale di essere capofila di questa importante modifica"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

A due anni di distanza dalla splendida vittoria che ha visto 27 milioni di cittadine e cittadini dichiararsi per l’acqua bene comune molto poco è stato fatto per invertire la logica della privatizzazione di un bene pubblico, unico , non riproducibile. Neppure l’importante sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato gli articoli 3 e 4 della manovra di Ferragosto del 2011 di Berlusconi – fatta purtroppo propria da Monti - , ha invertito le scelte della cattiva politica di ignorare la volontà popolare e la Carta Costituzionale, nonostante il continuo e pressante impegno dei tanti Comitati per l’acqua pubblica presenti nel Paese.

In questo contesto c’è da chiedersi quanto si debba attendere affinché le amministrazioni locali, soci pubblici di Romagna Acque, avviino con coerenza e vero spirito di applicazione dell’esito referendario il percorso per riportare la gestione dell’acqua ad un soggetto completamente pubblico che detiene, peraltro, il possesso di tutte le fonti del nostro territorio romagnolo. C'è da chiedersi per quale ragione all’interno dei progetti di area vasta che interessano il territorio delle tre province della Romagna quello dell’acqua non è all’ordine del giorno .

La gestione dell’acqua e, non meno, quella dei rifiuti non può e non deve essere fonte di profitto, perciò, nel secondo  “anniversario” della dichiarazione dell’ “acqua bene comune”  proclamato dall’esito referendario, Sinistra Ecologia Libertà ricorda ai Sindaci e agli amministratori locali di centrosinistra, in modo particolare ai rappresentanti del Pd, che il tempo delle non scelte non è più prorogabile e che per segnare la differenza e l’alternativa è imprescindibile  avviare un confronto per attuare nei tempi più brevi possibili il ritorno della gestione dell’acqua a soggetti pubblici.

SEL non intende allentare l’impegno e continuerà ad incalzare i Sindaci e gli amministratori locali  per ricordare loro che  tantissime cittadine e cittadini aspettano ancora una esplicita espressione di coerenza del risultato del referendum con  l'inserimento negli Statuti Comunali  della “non rilevanza economica del servizio idrico integrato  garantito dalla gestione pubblica e quindi  non asservito alle regole di mercato e alla concorrenza”. Sel chiede al Comune capoluogo e ai consiglieri di maggioranza che siedono in  Consiglio Comunale  di  essere capofila di questa importante modifica. Possibile che sia così facile approvare in Costituzione il pareggio di bilancio e tanto difficile dichiarare in uno  Statuto Comunale l'acqua un bene comune?

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