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Storici contenitori della cultura chiusi, che fare? Le priorità dei candidati per biblioteca, Rocca e altri edifici

Uno spazio aperto sulle proposte e sui programmi: con lo spazio "I candidati rispondono", ForlìToday dà la possibilità ad ogni candidato di illustrare i propri progetti per la città

Uno spazio aperto sulle proposte e sui programmi: con lo spazio "I candidati rispondono", ForlìToday dà la possibilità ad ogni candidato di illustrare i propri progetti per la città. Una domanda uguale per tutti i candidati sindaci, per capire le loro idee, priorità e le differenze di vedute. Ecco le loro risposte (pubblicate in ordine cronologico di arrivo).

DOMANDA: In un recente appello Italia Nostra rivendica un "diritto alla città storica" . Quali priorità e approcci per gli edifici storici chiusi o abbandonati?

Daniele Vergini (M5S)

Concordiamo in gran parte con quanto esposto da Italia Nostra e il nostro programma Cultura contiene molte proposte sulla tutela dei numerosi “patrimoni dimenticati” della nostra città. E’ assolutamente prioritario stendere un piano straordinario per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, attivando anche collaborazioni didattiche con licei artistici, conservatori, scuole di musica e teatro, ecc col fine di attuare una progettazione culturale integrata e partecipata. In un’ottica moderna di “civic crowdfunding”, vogliamo dare la possibilità a ogni cittadino di “adottare un monumento”, per farlo creeremo un portale online gestito dal Comune, sul quale ogni bene artistico o architettonico avrà una propria scheda tecnica che ne illustri la storia e la lista dei finanziatori (anche con microdonazioni) che avranno contribuito ad eventuali progetti di restauro, recupero o manutenzione.

Il luogo principale della cultura forlivese che merita di essere trattato con priorità è senza dubbio Palazzo Merenda, per il quale intendiamo reperire i fondi per la ristrutturazione, messa in sicurezza e riapertura di tutti gli spazi attualmente chiusi. Intendiamo poi recuperare e valorizzazione la Rocca di Ravaldino ricostruendo una corte rinascimentale del '500 incentrata sulla figura storica di Caterina Sforza, è veramente inconcepibile che la nostra città sia una delle poche in Romagna a non aver mai valorizzato la propria rocca (si veda ad esempio Cesena, Imola, Castrocaro, Riolo Terme), ricordiamo che la Rocca di Ravaldino può essere recuperata fin da subito se ve ne sarà la volontà politica, perchè è separata dal carcere (situato invece all’interno della ex “cittadella”, area che sarà possibile utilizzare solo una volta che questo sarà trasferito altrove). Fra i luoghi da recuperare c’è sicuramente il complesso dell’ex Eridania che potrebbe invece diventare il “contenitore culturale” di tutte quelle realtà museali attualmente inagibili, e l’adiacente area verde potrebbe essere destinata a parco urbano con annesso orto botanico intitolato alla memoria di Pietro Zangheri; trattandosi di un complesso di proprietà privata si può ipotizzare per il Comune un ruolo di facilitatore per sollecitare investimenti e destinazioni d’uso adeguate alle esigenze della città, oppure in alternativa un progetto di partenariato pubblico-privato. Ma i “luoghi del cuore” da recuperare sono anche tanti altri, li abbiamo elencati nel nostro programma, e non vanno dimenticati i numerosi palazzi d'epoca di proprietà privata, nei quali si potrebbero tenere iniziative patrocinate e coordinate con il Comune.

Giorgio Calderoni (centro-sinistra)

Le priorità sono oggettivamente e indubbiamente due: 1)) la chiusura del secondo chiostro del San Domenico (c.d. quarto stralcio. di impegno finanziario non eccessivo), posta dalla Soprintendenza quale pre-condizione per qualsiasi intervento sull’area esterna e prospicente al complesso; 2) la riqualificazione e rifunzionalizzazione di Palazzo del Merenda, attuale sede della biblioteca comunale e della collezione Piancastelli, al fine di consentirne la piena fruibilità alla cittadinanza e in particolare agli studenti degli istituti secondari cittadini e del vicino campus universitario: una città come Forlì non può non avere una biblioteca e un luogo culturale di incontro che siano tali.
Quanto agli altri interventi ipotizzati o in corso di attuazione per iniziativa dell’Amministrazione in carica:
a) va verificata la possibile compresenza in Palazzo Albertini, accanto all’Urban Center di Forlì, ubicato al piano terra, di collezioni permanenti di forme d’arte originali, frutto dell’ingegno dei nostri concittadini che volentieri le donerebbero alla città: penso, ad esempio, a collezioni di libri pop up (libri tridimensionali) e macchine alchemiche, che ben si presterebbero ad essere “vivificate” con laboratori per le scuole, animati direttamente dagli artisti; b) vi sono poi luoghi come il Foro Boario, Campostrino o la Fabbrica delle Candele in corso di ristrutturazione o da ammodernare e che potrebbero ospitare le attività teatrali, musicali, artistiche di carattere più sperimentale e che già sono al centro di rassegne e festival cittadini di qualità e che riscuotono apprezzamento a livello nazionale e internazionale. Anche per questo la città di Forlì appare naturalmente vocata ad ospitare periodicamente giovani artisti, secondo la formula delle c.d. “residenze d’artista”.


Veronica San Vicente (Alternativa per Forlì)

La cultura deve essere fruibile a tutti e deve costituire uno strumento di crescita individuale e cittadina. A Forlì negli ultimi anni ci si è concentrati su grandi eventi, lasciando in disparte la cultura diffusa, presente in città grazie ad innumerevoli associazioni che svolgono un’azione costante sul territorio e permanente. La cultura cittadina deve quindi ripartire da queste associazioni, dalle esigenze dei cittadini e dall’università per sviluppare progetti di lungo termine che permettano di abitare i luoghi in disuso. Solo con dei processi di condivisione e collaborazione si può evitare di cadere nella trappola di costruire dei contenitori vuoti. Quindi, prima di definiscono i contenuti e poi i contenitori. Infine, per dare un respiro internazionale alla cultura cittadina saranno messi a disposizione delle associazioni dei fondi per accedere alla progettazione europea. 

Marco Ravaioli (Forlì SiCura)

Quello dei contenitori culturali, della loro riqualificazione e fruibilità è un tema che va inserito in una strategia complessiva di politica culturale della città, che includa quella turistica e di valorizzazione del centro storico, in chiave di integrazione fisica e funzionale.  L'esperienza virtuosa del San Domenico, più che solo da replicare, deve infatti essere integrata da interventi coerenti e con obiettivi chiari, progetti in cui oltre al dove siano identificati contenuti credibili, sostenibili e radicati nel territorio.  Oltre all'elaborazione di specifici interventi, che già hanno caratterizzato il mio lavoro da Assessore, ForlìSiCura propone una governance chiara e metodologie per una visione innovativa e una gestione trasparente di questi processi. Il concetto di bene culturale è oggi ampio e sfaccettato e va collegato ad una chiara mappatura delle risorse del territorio, tangibili e intangibili, ad una trasparente selezione di priorità di obiettivi e ad una loro valorizzazione in una visione di lungo termine e sostenibile. Metodologie partecipative e co-progettazione dei servizi aiutano a identificare  e sviluppare nuove modalità di utilizzo, fruizione e comunicazione di questi beni, che facciano della città storica un diritto reale e basato sulla qualità delle esperienze e alternativo al modello mordi e fuggi. 

Come mostrano le buone pratiche in questo settore, i contenitori culturali sono veicoli di trasmissione di conoscenza, ma anche di nuova creazione e vanno sapientemente collegati alle energie e attività più prolifiche di un territorio. La riqualificazione va collegata a progetti credibili in linea con le vocazioni del luogo, a cui contribuiscano tutti i soggetti interessati, incluso il mondo della ricerca e i cittadini e turisti stessi e che possano anche attrarre finanziamenti a livello europeo grazie alla loro innovatività e al grado di sperimentazione.  E' infatti importante per la sostenibilità degli interventi che siano fatti in linea con le più attuali tendenze nello studio dello sviluppo dei pubblici e che siano radicati nel territorio, rispondendo a esigenze reali e di un percorso di appropriazione da parte della collettività. A titolo di esempio si possono vedere le strategie per Matera Capitale della Cultura o per il patrimonio di Genova, oltre a casi a livello europeo.

Gian Luca Zattini (centro destra)

La mancata fruibilità del ricchissimo patrimonio storico e culturale di Forlì è un problema creato da chi ha governato la città per oltre mezzo secolo e chi crea così a lungo tanti problemi non è certamente più in grado di risolverli. Occorre cambiare mentalità; oggi possono essere affrontati solo con una visione organica, ma è anche necessaria una conoscenza delle “carte” e dei relativi accordi finora sottaciuti che potrebbero rallentare o condizionare la soluzione. Gli stessi forlivesi devono essere messi in grado di conoscere la propria storia e le proprie ricchezze, occorre attrarre investimenti a favore di edifici e complessi storici, sia pubblici che privati, occorre adoperarsi per far diventare Forlì un centro di produzione culturale e attirare un flusso turistico importante e di qualità, infine diverse aree della città possono essere rigenerate recuperando la bellezza  e le peculiarità storiche che le caratterizzano.

Le priorità strategiche sono elaborare dei percorsi all'interno della città per offrire una continuità di visita di luoghi tra loro distanti e d’integrazione con i monumenti e le bellezze cittadine spesso trascurate, da inserire in un portale online multilingue e da proporre con adeguati strumenti informativi, compresi gli “info point” nelle edicole, la distribuzione di depliant, programmi delle manifestazioni, mappe della città e segnalazione dei luoghi di interesse; individuare la collocazione più opportuna dell'enorme patrimonio archeologico, storico, culturale e artistico in buona parte ancora non fruibile; programmare gli interventi di recupero e riqualificazione dei contenitori secondo valutazioni strategiche. In tale prospettiva la demolizione della “Barcaccia” e il completamento degli interventi già progettati sul San Domenico consentiranno un ampliamento degli spazi espositivi diventando ancor più un volano per il turismo e l'economia della città.

Il San Domenico è già oggi il principale punto di partenza dei percorsi di visita agli altri luoghi d'interesse storico culturale e artistico. Tra questi è urgente ripristinare l'accessibilità alla Rocca di Ravaldino, luogo evocativo della figura di Caterina Sforza conosciuta in Italia e all'estero, e quindi anche contesto ideale per una suggestiva ambientazione di eventi (come avviene in tanti castelli anche vicini a Forlì), promuovendo in prospettiva un bando di idee internazionale per progettare sia il restauro sia la gestione degli spazi. Altra emergenza riguarda il Palazzo Merenda per confermare l'attuale destinazione a biblioteca e sviluppare progetti e sinergie con l’Università. Infine non può sfuggire nell'interesse della città il recupero dell'ex Monastero di via della Ripa, salvaguardandone le caratteristiche architettoniche ma considerando anche le potenzialità rigeneranti di una zona del centro storico di elevato valore ambientale e da tempo trascurata. 

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