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Elezioni 2019, Zelli: "La prima urgenza di Forlì? Capire dove vuole andare la città"

Qual è la prima urgenza di Forlì? “Definire la prospettiva della città, con un'attenzione a chi è in difficoltà. Capire cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare con Forlì, inserita in un'ottica romagnola"

Economia, sviluppo del territorio, area vasta Romagna, cultura, turismo, servizi, sanità: Gabriele Zelli, potenziale candidato del Pd per Forlì, sembra avere le idee chiare e le inanella una ad una. E se gli si fa notare che quello è un programma politico a tutto tondo e che di conseguenza parla da candidato a sindaco, lui smorza: “Sono solo ragionamenti di chi vuole dare un contributo, per la candidatura è da valutare. Le idee devono essere sempre al centro”. Quanto tempo ci metterà a sciogliere una riserva che ancora mantiene? “Ci sono ancora persone che devo incontrare, che hanno dato una loro disponibilità, voglio sentire tutti prima di decidere. Sento che è una grande responsabilità e questo mi toglie il sonno la notte”.

Gabriele Zelli, 65 anni, dirigente alla Legacoop, a Forlì lo conoscono tutti. E' stato per la prima volta assessore nel 1985, per dieci anni, con i sindaci Zanniboni e Sedioli, occupandosi di cultura, sport, urbanistica e varie altre deleghe. Poi, con Franco Rusticali sindaco, è stato per 9 anni presidente del Consiglio comunale. Poi di nuovo assessore nella giunta Masini, sempre all'urbanistica. Dal 2012 al 2017 è quindi stato sindaco di Dovadola. Quasi 35 anni di politica, non si definisce ovviamente “giovane” o “nuovo”, ma “esperto”.

Zelli, qual è la prima urgenza di Forlì?
“Definire la prospettiva della città, con un'attenzione a chi è in difficoltà. Capire cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare con Forlì, inserita in un'ottica romagnola. Se non si capisce che si agisce in un contesto non si va da nessuna parte. Le questioni non vanno affrontate singolarmente, ma mettendo assieme un programma strategico. Per esempio le infrastrutture: capire che la necessità di un collegamento veloce tra Forlì e Ravenna o Forlì e Cesena, non sono solo problemi di Forlì, Ravenna o Cesena. In ugual misura è per esempio un problema anche di Forlì la difficoltà di accesso a Rimini. Lo stesso discorso per le infrastrutture ferroviarie e per quelle telematiche, queste ultime devono procedere di pari passi in pianura e in collina”.

Se dici infrastrutture, dici aeroporto...
“In Romagna c'è già molto, non siamo a zero, ma c'è anche molto spazio di miglioramento. A Forlì dobbiamo già iniziare a ragionare se deve essere un aeroporto di traffico di persone, o anche di merci. Con le persone, il territorio si deve caratterizzare con investimenti sul turismo, nei borghi, a Forlì, Cesena, Ravenna, ma anche spingendosi fino al Parco Nazionale e ai luoghi della spiritualità come La Verna e Camaldoli, ed ovviamente servire la riviera di Ravenna, Cervia, Cesenatico. Quando sento dire che il Marconi di Bologna è l'aeroporto naturale di Ravenna, allora dico che non si è capito che è cambiato il mondo: la gente prende l'aereo per vedere una partita e vuole andare e tornare in giornata, o per la cultura – dalle mostre di Forlì o di Ravenna – si muove per soggiorni brevi e in mezzora vuole essere dall'aeroporto in hotel, dato che ci mette appena due ore a venire da Londra. Diamoci già da fare per le migliaia di persone che dal mondo verranno per Dante 2021, per visitare i luoghi che vanno da Firenze a Ravenna, e Forlì c'è in mezzo”.

Altri temi centrali?
“Agricoltura: anche qui dobbiamo capire dove andiamo. Ce ne siamo accorti che a Carpinello stanno spuntando molti frutteti di albicocchi con l'insediamento di una industria specializzata in quel territorio? Che a San Martino in Strada ci sono i noci per lo stesso motivo? Che le imprese agro-alimentari del territorio stanno puntando sulla qualità? Università: qui c'è una mia relazione del 1989 (e la mostra, ndr) in cui analizzavo i contenitori per le sedi universitarie, iniziammo ad acquisire i padiglioni del vecchio ospedale nel 1986. E' per quello che oggi lì c'è un campus. La sfida oggi è un maggior raccordo con le imprese del territorio, le quali chiedono competenze per essere competitive nel futuro, un esempio su tutti la nautica”.

La sicurezza no?
“Si vuole rendere la città più sicura? Non è un problema solo del centro, ma di tutte le frazioni – come le chiamiamo a Forlì – e qui la sorveglianza di vicinato in raccordo con le forze dell'ordine è importante, il 'non girarsi dall'altra parte', come a Forlì siamo abituati a fare. Le nostre frazioni sono state dotate nel tempo di servizi: scuole, infrastruttura, impianti sportivi. Essendo così diffusi, ora che iniziano ad avere 30-40 anni si sta ponendo un problema di grandi dimensioni di manutenzione. Anche su questo vanno coinvolti i cittadini”.

Insomma, tirando le somme, Zelli sembra voler dire 'So dove mettere le mani'. O sbaglio?
“So 'da che parte scolano i fossi' come dico in questi casi. Mi trovai anni fa in un'assemblea a Branzolino in cui facemmo tutta una bella presentazione sui grandi cambiamenti di Forlì, l'arrivo dell'università etc. Poi alla fine un anziano mi chiese del problema che il fosso di fronte a casa sua non scolava bene. Lo sapevamo, la questione era già al vaglio degli uffici in Comune. Gli dissi che in sei mesi avremmo risolto la questione, ma in verità la risolvemmo in 15 giorni. La politica deve essere vicina ai problemi della gente. Le scelte amministrative devono andare subito al sodo, con concretezza”.

La politica ha perso il contatto col cittadino?
“La politica ha continui contatti coi cittadini e le loro istanze. Quello che è venuto a mancare è la risoluzione delle 'piccole questioni' che fanno però la qualità della vita. Così anche in sanità: l'eccellenza non è solo il primario, che ci vuole ovviamente, ma tutti quelli che lavorano con lui e che rendono la sanità di prossimità, dalle farmacie che offrono servizi come la misurazione della pressione o, per lanciare un'idea, le case di riposo che si potrebbero aprire agli anziani soli autonomi che vivono in casa: perché non pensare che possano usare la loro mensa o la loro lavanderia, con un pagamento ovviamente”. 

Dov'è stato il Pd e in generale dove sono i partiti, in questo dibattito sui progetti che è mancato?
“E' tutta la società civile che si deve fare carico dei problemi, non solo i partiti politici. Le risposte le si devono trovare assieme. In generale la situazione dei partiti rispecchia la situazione politica nazionale, dove manca elaborazione politica. Cosa ha fatto finora questo governo? Ha parlato solo di immigrazione, barcamenandosi nel resto dei temi a seconda degli andamenti sui social. Questo si rispecchia a livello locale in una mancanza di elaborazione di contenuti”.

Non è lo stesso Pd che l'ha messa da parte, ad un certo punto?
“Non mi sono mai sentito messo da parte perché non ho mai chiesto niente. L'unica cosa che ho chiesto è di essere messo in lista per poter avere la possibilità di ottenere dei voti, sono arrivato a 1.200 preferenze personali, uno dei dati più alti a livello regionale. Quando si prende i voti, l'investitura viene da chi ti ha votato e a loro devi andare alla fine a dire cosa hai fatto. E quando amministri, amministri tutti i cittadini e non in base all'appartenenza”.

Ha detto che non ha rinnovato la tessera del Pd.
“In questa fase non mi entusiasma un dibattito in cui ancora una volta si discute di persone e non di programmi. Zingaretti o Martina? E' un quesito che non mi sollecita molto”.

Candidare Zelli è un riavvolgimento del nastro ad un'epoca precedente alla rottura di Balzani?
“Assolutamente no, sto facendo 4-5 incontri al giorno, tutti richiestimi, e né il vecchio amministratore, né il giovane chiede di ritornare allo stato di un tempo. Chi mi sollecita una decisione individua in me una persona che si interessa più di altri al destino della città, e questo mi fa sentire una responsabilità che, dato che non sono capace a farmela scivolare addosso, mi fa dormire poco la notte. Poi ho 65 anni, non sono onnipotente e anche io dico che 'se scegli me, non stai investendo su un 50enne'. Credo nel 'bene civico': cittadini responsabili della cosa pubblica, partecipazione alle decisioni, ma non solo tramite commenti su Facebook”

A proposito, è iscritto a Facebook?
“No, ho sempre pensato di non avere il tempo per poter rispondere a commenti e sollecitazioni. Ma sono assolutamente per l'innovazione tecnologica, basti pensare che forse ho avuto il primo telefono cellulare di Forlì, me lo chiedevano perché durante il processo Ruffilli dovevo garantire continua reperibilità. Così come nel mio ufficio è stato installato il primo fax del Comune di Forlì”.

Con Gian Luca Zattini, candidato del centro-destra, ha in comune la non tenera età e il presentarsi come un uomo di esperienza amministrativa
“C'è un'inversione in un andamento prefigurato in certi ambienti nel nostro Paese. Si tende a capire che la passione, il “saper fare” non si comunicano solo con mezzi freddi, ma serve una relazione faccia a faccia. Sulla fondazione dell'Unione dei Comuni e Alea con Zattini ho condiviso un percorso quando ero sindaco di Dovadola. Se c'è affinità tra noi in questo percorso è la consapevolezza che gli amministratori pubblici devono dare soluzioni pragmatiche ai problemi”.

E le differenze invece?
“La mia attività è avvenuta non solo in piccoli Comuni, ma anche in Comuni di grande dimensioni, come Forlì. Se non ci fosse stata questa esperienza alle spalle, a Dovadola per esempio non si sarebbe salvata la casa di riposo, una partita giocata su più tavoli. La differenza con Zattini è la sua indicazione, che non condivido per niente, spiegata durante le presentazioni pubbliche, secondo cui 'il programma lo fanno i cittadini'. No, tu devi presentarti con le tue idee, certo da affinare con il confronto coi cittadini”.

In un sistema strutturalmente tripolare, non teme la saldatura tra Lega e Movimento 5 Stelle al ballottaggio?
“Sono consapevole delle problematiche, ritengo scontato il ballottaggio. Il mio impegno sarebbe comunque con una lista civica, certamente sostenuta da altre liste. L'importante è che i cittadini sappiano dove si vuole portare la città. Il mio contributo poi ci sarà comunque, come cittadino, come consigliere o come sindaco, ma prima e soprattutto come cittadino. La politica viene indicata come qualcosa di sporco, ma è la 'polis', il farsi carico dei problemi della collettività”.

Come è nata la sua candidatura? E' nata dal segretario del Pd Valentina Ancarani?
“E' nata da un movimento, un passaparola, una richiesta da persone che mi conoscono e che mi ha incuriosito molto fin dall'inizio”.

Quando scioglierà le riserve?
“Nei prossimi giorni, ho delle richieste di incontri che voglio ottemperare prima, voglio confrontarmi e far parlare tutti”.

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