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Interviste ai candidati, Zattini: "Dopo 50 anni cambiare è funzionale al bene comune"

Vediamo più da vicino i candidati, chi sono, cosa hanno fatto nella loro vita e come la pensano. E' il turno di Gian Luca Zattini, candidato del centro-destra

Domenica 26 maggio i forlivesi sono chiamati a eleggere il futuro sindaco della città. In cinque si contendono la poltrona di primo cittadino. Il voto, inevitabilmente, non è solo dato ad un programma o ad una simpatia politica, ma spesso e volentieri - specialmente in una elezione locale - è un voto alla persona, alle sue convinzioni e al suo impegno per la città. Vediamo più da vicino i candidati, chi sono, cosa hanno fatto nella loro vita e come la pensano. E' il turno di Gian Luca Zattini, candidato del centro-destra, sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Popolo della Famiglia, Pri e dalla sua lista civica "Forlì Cambia".

Chi è Gian Luca Zattini 
"E' un 64enne, nato a Forlì, residente a Meldola, laureato in Medicina, da 41 anni sposato, con un figlio ed una nipote che è la grande gioia della mia vita. L'esperienza più importante che ho vissuto è quella di essere sindaco per dieci anni a Meldola"

Che differenza c'è in una campagna elettorale rispetto a dieci anni fa?
"I meccanismi sono sempre gli stessi: il contatto con la gente e l'entrare nei segreti della città, volerne conoscere l'anima. Noi da mesi ci siamo dati la regola di essere fra la gente. Tutti i giorni ho visitato centinaia di piccole e grandi realtà, invitato in quasi tutti i consessi. Il riscontro non è buono, è ottimo. C'è una grande voglia di ascoltare, di essere ascoltati, c'è una grande voglia di cambiamento. I cittadini in massima parte mi hanno rappresentato una delusione che dura da tanto tempo verso l'amministrazione forlivese. Si sono convinti che un cambio sia necessario".

Intervista a Gian Luca Zattini

Lei a tambur battente spinge sul cambiamento, utilizza spesso termini quali 'alternanza', 'rivoluzione'.
“Rappresento quella sana alternanza che, come dico dal primo giorno, è il sale della democrazia. Un'esperienza che dura per 50-60 anni, come ho visto anche a Meldola, non è più funzionale al benessere di una comunità. Il cambiamento porta immediatamente entusiasmo,  porta prospettive e visioni nuove e interrompe dei meccanismi non funzionali al bene comune. Ovviamente, come spesso ripeto, non è tutto da buttare, l'errore che non vogliamo fare è buttare via il bambino con l'acqua sporca: ci sono tante cose che funzionano e ripartiremo da lì. Mi rivolgo soprattutto a quelli che ritengono che Forlì possa dare di più. Se un elettore è contento di come vanno le cose, la continuità è rappresentata da Calderoni ed è la persona giusta per le sue idee, noi siamo per cambiare e dare entusiasmo nuovo e far tornare Forlì il 'Cittadone'".

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Gian Luca Zattini: "Dopo 50 anni cambiare è funzionale al bene comune"
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Chi si propone come 'cambiamento, crea molte aspettative. Poi diventa vietato fallire. 
“L'unica cosa che non vorrei è essere ricordato come una persona incapace, che ha scaldato una sedia. Mi sento un obbligo di fare qualcosa di buono e se mi impegno in questa grande sfida è perché ho le idee chiare per far rinascere la città. A molti è rimasta impressa la definizione di 'Bella addormentata', questo è Forlì: una città con potenzialità enormi, ma che vive da troppo tempo un periodo di difficoltà soprattutto nella componente politica”.

Il ballottaggio pare ampiamente scontato, no?
“Spero di vincere al primo turno. Il ballottaggio è il piano B”.

Se ci fosse il ballottaggio, vede della affinità con altre formazioni politiche?
“Si può discutere, ma in questa malaugurata ipotesi mi rivolgerò ai cittadini, chiederò a loro, su quella che è la nostra piattaforma, un consenso per il cambiamento della città, per interrompere un'esperienza che a detta degli altri è stata negativa, tanto che non hanno ricandidato il loro sindaco e in più sedi hanno parlato di discontinuità e di miglioramenti necessari. Non sono io che definisco il passato perlomeno problematico, lo fanno loro. Quello che non può passare è che chi è stato causa del problema sia quello che si proponga di curarlo". 

Lei è sostenuto da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, partiti che stanno facendo campagna elettorale sui loro temi forti e qualificanti. Questo non la confina in un perimetro troppo definito, come dicono i suoi avversari?
“Il mondo politico forse dimentica che io in questi dieci anni da sindaco ho avuto questa stessa compagine politica. Questi partiti mi hanno appoggiato, ho avuto come vicesindaco un importante esponente della Lega, ma il concetto che ho sempre espresso a tutti i livelli è che il sindaco lo fa una persona per volta ed è lui il garante di una proposta politica e amministrativa. Non nego che faccio fatica a declinare la politica sui temi nazionali, io sono un amministratore che vuole amministrare al meglio la città, col concetto basilare che dovrebbe avere chiunque: il sindaco deve essere una figura unificante, finite le elezioni si spoglia del suo ruolo di parte e diventa un collante per una comunità. Questo ho già dimostrato di volere e di saper fare. Non mi trascineranno sicuramente nell'etichetta di  un sindaco estremista".

Jacopo Morrone è stato il playmaker della sua candidatura, ha accettato il rischio politico di fare un passo indietro e avanzare la candidatura di un non leghista nel momento di massimo successo elettorale della Lega. Come valuta questa mossa?
“E' una scelta intelligente, di chi propone un'amministrazione basata su principi del buon senso e partendo da idee che preciso sono anche le mie idee, perché quando si parla di sicurezza, sviluppo economico, attenzione al cittadino non è che si bestemmia. Quando ci siamo seduti intorno ad un tavolo abbiamo discusso dei temi più importanti, io ci metto l'esperienza e la capacità di amministrare ma su temi condivisi. L'aspetto fondamentale sarà realizzare una grande squadra, non fatta di bandierine ma di competenze, persone per bene, non solo persone di qualità ma percepite anche come persone di qualità. Abbiamo la necessità di entrare immediatamente nel cuore della gente". 

Come sarà la sua eventuale giunta?
“Ho già annunciato ai partiti che avrò la mia autonomia, tenendo conto di una coalizione ma con un unico obbligo già chiarito: non voglio bandierine di partito, ma competenze. Se sono confacenti al mio percorso va bene, altrimenti prenderò le mie decisioni".

Mi definisca gli altri candidati
“Sono tutte persone più che degne, con cui ho ottimi rapporti. Ognuno rappresenta delle idee, Calderoni rappresenta la continuità con un'esperienza amministrativa, gli altri candidati sono espressione di realtà particolari. Dal giorno dopo le elezioni dovremo essere tutti vocati all'interesse pubblico nei ruoli che i cittadini ci daranno".

Le prime tre cose che farebbe da sindaco
“Mi metto subito a radiografare il bilancio e il quadro economico del Comune, per trovare le risorse necessarie. L'altro impegno è quello di mettere mano al centro storico che sta avendo un declino che pare inarrestabile. Intendo chiamare tutti i portatori di interesse a discutere senza preclusione di alcun tipo, perché abbiamo di fronte una realtà drammatica che va trattata per la sua gravità. Quindi parlare quindi di vialbilità, di mezzi pubblici per i quali tutti ci chiedono a gran voce che torni un punto di sosta in centro. Il terzo punto chiesto da tutti: la burocrazia. Il Comune diventi partner di chi ha problemi, chi vuole fare deve avere nel Comune un partner, mai un avversario. Tutto quello che non è illegale è lecito, bisogna semplificare tutto, cambiare i regolamenti e tutto ciò che ostacola gli imprenditori".

Cosa l'ha colpita maggiormente nei suoi giri tra le realtà della città?
“Il dinamismo e la voglia di fare che c'è nel mondo produttivo, abbiamo una ricchezza enorme di piccole, medie e grandi imprese. L'altro aspetto che mi ha colpito favorevolmente è la ricchezza del terzo settore, di chi opera nell'aiuto e nel volontariato. Chiunque si troverà ad amministrare deve rispettare queste ricchezze, noi lo vogliamo fare con un rapporto dialogico, in cui si invertano i ruoli: il Comune che non stila progetti, ma li condivide con chi vive sul campo i temi”.

A proposito di terzo settore e welfare Lei, come altri candidati - per esempio Daniele Vergini dei 5 Stelle -, ha mandato segnali tranquillizzanti, ribadendo che 'non si smonta niente'. Avvertite un timore in questi ambienti?
“Quello del welfare è un mondo a volte fuorviato da messaggi che fanno temere che si metta in discussione  l'aiuto alle persone. Vengo dal mondo cattolico, ho un fratello prete, mia madre se rinascesse mi darebbe tanti calci nel sedere se pensasse che il mio impegno politico non sia dalla parte di chi ha bisogno. Ovviamente il tutto ha delle regole. Lascio la mia carica a Meldola con una Caritas e le associazioni del volontariato che mi hanno riconosciuto la dote di grande ascolto. Su questo non devo dimostrare niente. Mi hanno accusato di essere vicino a chi ha idee di non rispetto della Costituzione e della Resistenza. Basti andare a Meldola a vedere il rispetto che ho avuto con tutti coloro che rappresentano questi temi”.

Col senno del poi, si è pentito di essersi affacciato a quel balcone del Comune?
“Quell'episodio è stato cavalcato in modo vergognoso. C'erano migliaia di persone che all'ultimo momento per una pioggia scosciante si sono viste sottrarre il relatore, spostato dalla piazza in una sala da soli 200 posti. Non avrei immaginato le implicazioni, ma era solo un momento per tranquillizzare le persone e dare loro un riconoscimento per l'attesa andata delusa. Chi cavalca quest'episodio ha veramente poco altro da dire. Se la mia colpa è quella del balcone, tutta la vita Zattini sindaco”.

Cosa fa come prima cosa la mattina? Come vive la campagna elettorale?
“Tutte le mattine, come sempre, parto con due preghierine, ma questo a prescindere dalla candidatura a sindaco.  Una campagna elettorale così lunga, dato che l'ho iniziata in grande anticipo, è stata impegnativa dal punto di vista fisico. Quello che mi è pesato più di tutto è non essere stato vicino come avrei voluto alla mia nipotina. Quando le ho detto che mi candidaavo, mia moglie lì per lì si è stupita, ma poi come sempre dopo 41 anni di matrimonio sa che siamo una squadra e che lei entra in squadra con me”.

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