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Franceschini al San Domenico, Gardini (FI): "Mistificazione delle reali condizioni del patrimonio culturale"

"Un esempio emblematico è lo stato vergognoso, disonorevole e indegno in cui versa il Palazzo del Merenda, Tempio laico della cultura, gioiello settecentesco sede della Biblioteca Civica, del Fondo Piancastelli"

Da pochi giorni è stata inaugurata la nuova mostra al San Domenico con il viatico del ministro Franceschini e di altre eminenti personaggi del mondo della cultura. “Durante la presentazione avvenuta presso il Teatro Diego Fabbri, hanno sottolineato a più riprese, nei loro discorsi, l’importanza della cultura come accrescimento personale nonché quale volano indispensabile e primario per il turismo della nostra regione e della nostra città” dice il consigliere comunale di Forza Italia, Eliana Gardini.

“Ragionamenti in parte condivisibili se non fosse che, per quello che riguarda in particolar modo la situazione del nostro Comune, tutto questo appare, a nostro giudizio, solamente l’ ennesimo proclama elettorale e l’ennesima mistificazione di quelle che sono le reali condizioni del patrimonio culturale Forlivese. Un esempio emblematico è lo stato vergognoso, disonorevole e indegno in cui versa il Palazzo del Merenda, Tempio laico della cultura, gioiello settecentesco sede della Biblioteca Civica, del Fondo Piancastelli, che al suo interno conserva tesori culturali di valore inestimabile, carteggi e memorie imprescindibili della nostra storia cittadina e nazionale. Sono passati esattamente sei anni da quel marzo del 2012 in cui si verificò quel fatale crollo del soffitto nella sala che racchiude il Fondo Piancastelli e da allora poco o nulla sono stati gli interventi. Inoltre quel poco che è stato fatto ha violentato inesorabilmente la struttura del Palazzo” sostiene Gardini.

“Sale chiuse, accessi limitati ad una piccola porzione dell’edificio, giardini interni nell’abbandono, scalone monumentale inaccessibile, senza parlare delle condizioni di precaria sicurezza e profondo disagio in cui lavorano i conservatori della Biblioteca. Quello che dovrebbe essere l’orgoglio della città di Forlì, da sempre frequentato da eminentissimi studiosi provenienti da ogni parte del mondo per la ricchezza e unicità del documenti in essa conservati, tenta faticosamente di sopravvivere nell’attesa di un fattivo intervento e, purtroppo, nell’oblio di gran parte dei Forlivesi. Sorte simile condividono altri palazzi e siti culturali della città, per citarne uno palazzo Gaddi, altro gioiello settecentesco dimenticato testimone di tante vicende forlivesi. Al suo interno era presente al piano nobile, in sale riccamente arredate, il museo del Risorgimento, con cimeli dei nostri illustri concittadini, ora accessibile solo su appuntamento e trasferito a piano terra un due squallide e maleodoranti stanzette”.

“Altro sito cardine della nostra memoria cittadina e nazionale è l’Archivio di Stato di cui pochi forlivesi conoscono l’esistenza e l’importanza, neppure degno di un cartello segnaletico che ne riveli l’esistenza ai passanti. Da anni l’Archivio è ospitato in un palazzetto, che nel tempo è diventato inadeguato ed attualmente, con il contratto di affitto scaduto da alcuni anni, a rischio di sfratto, essendo l’immobile di società privata. Oltre a preziosi manoscritti, pergamene risalenti alcuni al dodicesimo secolo e Registri di Stato Civile di epoca napoleonica e più oltre del periodo risalente all’Unità d’Italia, conserva il preziosissimo archivio della famiglia Paolucci de Calboli, Vi troviamo anche l’Archivio Storico del Comune di Forlì e l’Archivio dell’Anagrafe Catastale di tutti gli immobili censiti della città fin dalla sua istituzione” continua il consigliere comunale di Forza Italia.

“Potremmo dilungarci in una serie di altri esempi più o meno noti che avrebbero dignità di essere recuperati al beneficio della memoria e per il godimento della bellezza di cui sono latori. Oggi che Forlì vuole candidarsi come Città della Cultura per il 2021 , occorre che questa Amministrazione non lasci il suo grande Patrimonio nello stato di abbandono in cui versa. Solo mettendo la “Cultura” di Forlì in mani politiche realmente competenti, i Tesori sopracitati ed ogni altro sito di importanza storica e culturale, potrebbero ritornare a far parte di quel Patrimonio che è il vanto di ogni città. Forlì non deve essere solo il San Domenico, la cui rinascita la si deve alla grande opera di salvataggio e promozione operata dalla Fondazione della Cassa dei Risparmi. Una città che aspira ad un titolo cosi importante deve imparare a valorizzare e recuperare in autonomia il proprio patrimonio culturale, seppur con interventi di importanti istituzioni benefiche del mondo economico. Forlì deve poter vantare un percorso culturale creando una rete di siti museali e conservativi di ampia varietà tale da attirare, anche e soprattutto, un pubblico più consapevole e cosciente del patrimonio unico, eccellente ed impagabile che la nostra città detiene”.

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