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Fusione Hera Acegas: " I Comuni non sono stati coinvolti"

Nel mese di luglio i consigli di amministrazione di Hera e AcegasAps Holding hanno approvato l'accordo quadro che porterà alla cessione di Acegas ad Hera e quindi alla successiva fusione

“Nel mese di luglio i consigli di amministrazione di Hera e AcegasAps Holding hanno approvato l’accordo quadro che porterà alla cessione di Acegas ad Hera e quindi alla successiva fusione. Questo porterà alla nascita di una super-multiutility, un soggetto con un enorme giro di affari nel campo della gestione dei rifiuti, dell’acqua, del gas e dell’energia elettrica- afferma Tommaso Montebello, coordinatore provinciale Italia dei Valori - Ora i comuni sono chiamati a ratificare, attraverso il voto in  consiglio comunale, questa decisione già presa in altra sede”.

“Tutto è già stato deciso e scritto senza neppure consultare preventivamente i Comuni che, pure, rappresenterebbero la quota di maggioranza assoluta. Ci sembra molto grave, inoltre, che questa operazione disattenda l’esito del referendum sull’acqua, togliendo di fatto il controllo della gestione ai consigli comunali, che vedono assottigliarsi sempre più il loro potere decisionale in materia. - continua Montebello - Tutto questo con il silenzio dei sindaci, che sperano di dare ossigeno alle casse comunali con un maggiore incasso proveniente dai dividendi del nuovo colosso. La nuova super-multiutility, con questa operazione, può anche mirare all’eliminazione di futuri possibili concorrenti nelle gare di affidamento dei servizi, gare divenute ormai imprescindibili,  in una situazione dove oltretutto si viene a determinare la peggiore commistione tra pubblico e privato, dove il controllato nomina il controllore”.

“E’ chiaro che questa operazione, dal punto di vista delle società che si apprestano alla fusione, è conveniente; e lo è anche per i comuni che possono incassare di più. Non dimentichiamo tuttavia che, dietro questo apparente beneficio, nel lungo termine il cittadino viene chiamato a spendere di più in bolletta, mentre tutte le decisioni relative all’impiego di questi introiti passano sulla sua testa e su quella dei consigli comunali. Non possiamo dunque tacere che riteniamo inaccettabile tutto questo, come già evidenziato solo otto mesi fa in occasione dell’approvazione del patto di sindacato. Eravamo e siamo tuttora convinti che sulle scelte strategiche sia necessario il pieno coinvolgimento dei consigli comunali. - conclude Montebello -  Ecco perchè non ci sentiamo di ratificare questa scelta che ci viene praticamente imposta. Crediamo che il risultato referendario vada rispettato e che non sia accettabile svendere i beni comuni: e l’acqua è il bene per eccellenza, vitale quanto l’aria. Lo dobbiamo ai cittadini”.
 
 

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