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Giorno del Ricordo a Forlì e a Cesena, le fiaccolate di Fratelli d'Italia per le vittime delle Foibe

Presenti, tra gli altri, il coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia Forlì-Cesena, Roberto Petri, i vicecoordinatori provinciali Alice Buonguerrieri, Renato Cappelli e Fabrizio Ragni

Il coordinamento provinciale di Fratelli d'Italia Forlì-Cesena, in occasione del Giorno del ricordo, ha organizzato due manifestazioni in memoria delle vittime delle foibe, e degli esuli italiani allontanati con violenza dalle loro terre di Istria, Fiume e Dalmazia, ritenendo doveroso: “ricordare uno dei capitoli più tristi della storia Italiana. Superare 50 anni di doloroso silenzio. E mantenere viva la memoria dei tanti nostri connazionali trucidati dai comunisti del maresciallo Tito e dei tanti altri costretti a scappare dalle proprie terre, solo perché italiani.”

La prima manifestazione si è svolta a Cesena, alle 18, presso il Giardino di San Mauro in Valle dedicato alle "Vittime delle Foibe", ove è stata deposta una corona d'alloro ed è stata letta una preghiera per i martiri e gli esuli italiani.

L'altra si è svolta a Forlì, alle 19,15 nell'area verde in via Martiri delle Foibe, ove è stata effettuata una fiaccolata e deposta una seconda corona floreale.

Presenti , tra gli altri, il coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia Forlì-Cesena, Roberto Petri, i vicecoordinatori provinciali Alice Buonguerrieri, Renato Cappelli e Fabrizio Ragni.

A Forlì sono intervenuti i consiglieri comunali Manuela Bassi (capogruppo), Marco Catalano e Damiano Bartolini. E, in rappresentanza di Rinascimento, il movimento politico fondato da Vittorio Sgarbi, il tenore forlivese Maurizio Tassani che ha intonato l'Inno di Mameli ed ha declamato una sua poesia in memoria degli esuli e dei martiri infoibati.

Il coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia, Roberto Petri, ha rievocato le vicende tragiche che sul finire della seconda guerra mondiale e fino al 1947 videro la morte migliaia di italiani e oltre 300mila nostri connazionali abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia “costretti a scappare dalle loro terre di nascita ad opera dei partigiani jugoslavi di Tito, vero responsabile politico di quel massacro. Un eccidio scolpito a caratteri di sangue nella storia nazionale, troppo a lungo occultato, rinnegato e taciuto. Nell’ipocrisia della sinistra che per anni, se non con vera mistificazione negando l'evidenza, ha preferito il colpevole silenzio”.

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