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Islam e violenza sulle donne, Cintorino (Lega): "Basta con l'approccio 'buonista-giustificazionista'"

Lo afferma Andrea Cintorino, candidata nel Collegio uninominale per la Camera di Forlì e Faenza

"Certo non sono solo gli stranieri a compiere violenze sulle donne, ma non si comprende per quale motivo dobbiamo consentire che agli italiani sopraffattori si aggiungano un gran numero di uomini, molti provenienti da paesi islamici, per i quali la sottomissione della donna, e anche la violenza contro di lei, è un dato normale, consentito dalla religione che è anche cultura, tradizione e legge”. Lo afferma Andrea Cintorino, candidata nel Collegio uninominale per la Camera di Forlì e Faenza.

“E’ di questi giorni - aggiunge - l’ennesimo caso di violenze e maltrattamenti perpetrati a Forlì ai danni di una ragazza sudamericana da parte del convivente, un marocchino ventiduenne tra l’altro, come si legge sui media, con reati legati all’immigrazione clandestina. Secondo Souad Sbai, la politica e giornalista di origini marocchine che ha fondato un’associazione che si occupa di violenza contro le donne, in particolare del mondo musulmano in Italia, è ‘allarmante’ il numero di violenze fisiche e psicologiche, fino a sfociare in casi di omicidio, commessi da compagni, mariti e padri islamici. Poche, tuttavia, denunciano".

"Paura, sottomissione, segregazione, mancata conoscenza, all’origine del silenzio. Sbai, ma anche tantissimi altri autori, confermano che il Corano considera la donna un essere inferiore - chiosa l'esponente del Carroccio -. E nella mentalità di molti musulmani se la donna è occidentale e cristiana vale ancora meno. Il problema è strutturale: le differenze tra la concezione occidentale della donna da buona parte di quella islamica sono grandi e innegabili, dallo status sociale, alle libertà, dai limiti d’azione ai diritti. Guai alla donna islamica che crea scandalo e che diventi un soggetto troppo pubblico. Velarsi diventa quindi, per la maggior parte delle donne islamiche, un ordine morale, se non religioso, che imparano fin da piccole".

"Solo le militanti dell’islam radicale giustificano e legittimano il velo come una ‘scelta’, in realtà si tratta di una loro precisa scelta ‘politica’ per asserire pubblicamente la loro diversità - aggiunge Cintorino -. Un quotidiano nazionale, un anno fa, denunciò che alle donne di religione musulmana sarebbe vietato andare in bicicletta per preservare il loro ‘pudore’: un esempio banale e circoscritto che tuttavia la dice lunga sull’opinione che hanno molti uomini musulmani delle donne occidentali. Senza voler generalizzare, sono le numerose testimonianze emerse negli anni, anche di donne italiane sposate o compagne di uomini musulmani, che ce lo confermano. E’ quindi ora di finirla con l’approccio ‘buonista/giustificazionista’: il cosiddetto dialogo con il mondo islamico non deve giustificare alcuna tacita concessione nei confronti di una religione/legge che nega diritti, uguaglianza e dignità alle donne. Se perdessimo di vista questo principio sarebbe un suicidio per i diritti conquistati in tanti anni di battaglie".

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