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L'Udc: "Famiglie e volontari al centro della sanità"

Sanità al centro delle politiche territoriali per l'Udc. Il segretario provinciale Andrea Pasini ha presentato la ricetta del suo partito per rilanciare i servizi sanitari

Sanità al centro delle politiche territoriali per l'Udc. Il segretario provinciale Andrea Pasini ha presentato venerdì mattina la ricetta del suo partito per rilanciare la pianificazione dei servizi sanitari. Il piano locale della sanità si chiama Pal e l'Udc chiede di inserire ed enfatizzare in tale piano alcune linee strategiche.

Parte da un presupposto Pasini: “Mortalità e la morbilità sono riconducibili a fattori di rischio (stili di vita non sani, fumo, inquinamento, infortuni sui luoghi di lavoro ecc.), che solo in parte sono aggredibili, attraverso la produzione di servizi e prodotti sanitari e che risultano, al contrario, più facilmente contrastabili attraverso interventi non sanitari in senso stretto. Partendo da questo assunto proponiamo l'aumento della prevenzione e promozione della salute per indurre comportamenti corretti e salutogeni.

Quindi la proposta dell'Udc è di “ridurre la domanda di sanità a favore del welfare sanitario e welfare community; ridurre i costi farmaceutici con il maggiore utilizzo di farmaci generici”. Altre proposte che l'Udc ritiene prioritarie si segnala la “riduzione degli accessi incongrui al Pronto Soccorso potenziando nuclei di cura primaria e case della salute, la demedecalizzazione della vita attraverso la riduzione di farmaci nella popolazione; la riduzione delle malattie sociali (in primis depressione, ansia, dca, obesità, alcol ..); la riduzione delle malattie iatrogene; la riduzioni delle “malattie” e “morte evitabili”; l'interconnessione delle politiche pubbliche per la salute;
l'avvio di processi di salutogenesi che pongano al centro la persona con le proprie specificità ed in interconnessione con gli ambienti di vita e lavoro.

E sul PAL (piano attuativo locale) 2011-13, continua Pasini: “Nella consapevolezza che il PAL presentato si riferisce solo alla dimensione “sanitaria” della salute e non alla sua dimensione complessiva riteniamo che, comunque, dovrebbe dare più spazio alla ricerca, alle evidenze scientifiche come precondizione di una maggiore efficacia terapeutica, alla valutazione nei diversi livelli: la valutazione dell’impatto sanitario (VIS) delle politiche pubbliche, in particolare per i settori dei trasporti, dell’urbanistica, dell’ambiente, del lavoro e dell’educazione

Quindi la richiesta di una maggior apertura al privato. “La forma più evidente di coinvolgimento delle risorse della comunità nei processi di tutela della salute e di assistenza coincide con la disponibilità dell’associazionismo volontario nell’essere parte non saltuaria ed informale di tali processi accettando, all’offerta, di divenire co-protagonista attraverso percorsi partecipativi, di formalizzazione e di riconoscimento che strutturino forme collaborative stabili. Nel conteso del “Welfare Community” occorre avviare provvedimenti che portino il mondo dell’associazionismo ad accettare di essere parte più organica della “offerta” assistenziale, entrando come componenti stabili (sulla base di una programmazione partecipata e condivisa) nelle reti territoriali dei servizi e delle attività sanitarie, socio sanitarie e sociali. E' fondamentale ripensare il ruolo della famiglia e delle donne in particolare nel processo di cura (non è in ospedale ma in famiglia che avviene maggiormente il processo di cura e dove forse si completa la guarigione)”.

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