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Lavori estivi sulla Cervese, "Non va chiusa: sia mantenuto il senso alternato"

A intervenire sulla questione del rifacimento della Strada Provinciale 2, che collega Forlì con Cervia, è Anna Rita Balzani, candidata a sindaco per la coalizione di centrodestra

“Chiudere completamente la Cervese, tra Bagnolo e Pievequinta, in piena estate, vuol dire condannare a morte le attività economiche della strada e gettare un nuovo macigno sul traffico cittadino, dopo lo stop durato già più di un mese a gennaio per lavori alla Tangenziale”. A intervenire sulla questione del rifacimento della Strada Provinciale 2, che collega Forlì con Cervia, è Anna Rita Balzani, candidata a sindaco per la coalizione di centrodestra.

“Veniamo da anni e anni di promesse di allargamento e di messa in sicurezza della strada e di pianificazioni rimaste solo sulla carta. Finalmente arriva un progetto per la lingua d’asfalto che maggiormente ha fatto tribolare i forlivesi ma con due grosse sorprese: non è prevista la pista ciclabile, una delle opere richieste da tanti anni dai residenti e dai comitati di quartiere dell’intero tracciato, e il cantiere partirà in giugno per terminare ad agosto”.

Un calvario che dovrebbe durare addirittura tre mesi per rifare un tracciato lungo in tutto 3,2 chilometri, diviso in due cantieri da 1,4 e 1,8 km, scontentando anche gli stessi residenti che da anni invocano un intervento per la sicurezza. “Perché nell’appalto, aperto dalla Provincia su finanziamenti dell’Anas, non sono stati previsti lavori anche nei giorni festivi e in orario notturno, per velocizzare i tempi? Perché non è stata progettata anche la pista ciclabile di cui si parla da anni? I residenti e i commercianti sono preoccupati e chiedono almeno che la Cervese sia aperta a senso alternato mentre il cantiere è all’opera, per consentire il transito e la sopravvivenza delle attività commerciali già in difficoltà”.

“In questi giorni sono già apparsi nell’area i macchinari della ditta che farà i lavori - fa sapere Anna Rita Balzani - ma nessuno fino ad ora si è fermato a considerare l’enorme danno che un intervento portato avanti con queste modalità possa arrecare all’economia di tutta la zona. Perdere l’incasso dei prossimi mesi, infatti, per molte attività equivale ad abbassare per sempre la serranda, quando sono proprio questi presidi sul territorio che vanno tutelati di fronte alla desertificazione dei piccoli centri”.

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