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Liberazione, quel 25 aprile a Milano nei ricordi di un anziano forlivese

Della Valle descrive a tutto tondo il 25 aprile milanese, dai proclami di liberazione della città all'incontro di Benito Mussolini col cardinal Idelfonso Schuster

La data del 25 aprile costituisce per convenzione l’Anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi-fascismo. Senza voler entrare nel merito della proposta di alcuni storici e politici, che vorrebbero allargare il significato della festa da Liberazione o Anniversario della Resistenza, alla Riconciliazione fra le forze belligeranti (alcuni autori, fra cui Giampaolo Pansa, parlano di una vera e propria guerra civile fra partigiani comunisti e fascisti repubblichini, divampata l’indomani dell’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio), un forlivese, Giuseppe Della Valle, ingegnere 88enne rientrato da alcuni anni a Forlì da Milano, dove ha trascorso l’intera vita lavorativa, ha predisposto un’accurata ed innovativa ricostruzione delle vicende occorse a Milano in quel giorno così importante per la storia italiana.

“Il 25 aprile 1945 – si legge su Wikipedia - è il giorno in cui, alle 8 del mattino via radio, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando alle forze partigiane attive nel Nord Italia di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate (...)”. Della Valle descrive a tutto tondo il 25 aprile milanese, dai proclami di liberazione della città all’incontro di Benito Mussolini col cardinal Idelfonso Schuster: Il 25 aprile 1945, alle 8 del mattino, il CLNAI proclama via radio l’insurrezione patriottica in tutti i territori ancora occupati dai nazi-fascisti. Era un mercoledì e la metropoli lombarda era sotto una pioggerella fitta e fastidiosa. In attesa degli anglo-americani, la città era presidiata dal Corpo Volontari della Libertà del generale Raffaele Cadorna, con i marò “repubblichini” della Decima Flottiglia Mas agli ordini di Jiulio Valerio Borghese, acquartierati in armi in piazza Fiume in attesa della smobilitazione. “Alle 8 del mattino – ricorda il testimone - salto in bicicletta e vado a lavorare. Mia madre prende il tram 7-28 per recarsi in ufficio assieme a studenti e pendolari (eravamo sfollati a 12 km da Milano). Per tutto il giorno abbiamo lavorato e siamo tornati normalmente a casa la sera”. Il CLNAI aveva annunciato l’avvio dell’insurrezione per le 14: “Per ragioni anagrafiche - dichiara con una certa ironia Della Valle, classe 1928 - quel giorno a Milano io c’ero e posso testimoniare che non è successo nulla”. 

Il 25 aprile è anche il giorno in cui Benito Mussolini incontra l’arcivescovo di Milano cardinal Idelfonso Schuster e i referenti del CLNAI, nel tentativo di lasciare la città senza spargimenti di sangue. Della Valle ricostruisce i fatti grazie alla descrizione di un cugino, monsignor Giuseppe Salvini, in servizio presso la Curia e testimone dell’incontro, nonché dai racconti di una zia che abitava in arcivescovado, di fronte all’appartamento del cardinale. “Quel mattino, Gian Riccardo Cella, industriale amico di Mussolini ed acquirente del Popolo d'Italia, va dal Duce e lo mette al corrente della possibilità di un incontro. Mussolini accetta”. Ore 11: don Luigi Corbella parroco di Sant’Ambrogio e uomo di collegamento tra Curia e autorità civili, va in Prefettura ed annuncia che alle 14 inizierà l’insurrezione al Prefetto Mario Bassi. Quest’ultimo, in modo che lo vengano a sapere quelli dl CLN, risponde che le forze militari presenti in città reagiranno duramente. Dopo un pò don Corbella fa sapere che l'insurrezione è stata rinviata. “In effetti – precisa Della Valle - non la si poteva fare in quanto a Milano non vi erano nè partigiani, né armi per la popolazione”.

Ore 16.30: Mussolini scende dal suo ufficio e attraverso un varco sul fondo del giardino che da in via Mozart, sale sulla Isotta Fraschini di Cella e ordina di andare da Schuster. “La vettura del Capo della RSI, seguita da una camionetta strapiena di tedeschi, entra nel cortile dell'Arcivescovado alle 17. I componenenti del CLNAI, che dovevano presenziare al colloquio, non ci sono. Shuster intrattiene nel suo studio Mussolini, cercando di confortarlo nella situazione in cui si trova e aspettando l'arrivo degli altri convocati. Paragona la sua situazione a quella di Napoleone a Sant’Elena, parla della vita di San Benedetto e gli regala un libro che lui ha scritto. Mussolini beve un bicchierino di rosolio. Entra il segretario di Curia don Giuseppe Bicchierai, annunciando che quelli del CNL sono arrivati”.

Il colloquio inizia alle 18. Nella sala delle udienze, attorno ad un tavolo siedono Benito Mussolini, il cardinal Shuster, il tenente tedesco delle SS Fritz Birzer, messo da Adolf Hitler a sorvegliare gli spostamenti di Mussolini, i segretari di Curia don Eccelsio Terraneo e don Giuseppe Bicchierai, don Luigi Corbella, il sottosegretario alla Presidenza Consiglio RSI Franco Maria Barracu, Paolo Zerbino ministero interno, Gerhard Wolff console tedesco a Firenze, il Prefetto Mario Bassi, Raffaele Cadorna comandante Corpo Volontari Libertà (CVL), Achille Marazza rappresentante Democrazia Cristiana (DC), Riccardo Lombardi rappresentante Partito d'Azione (PdA), il ministro delle Forze Armate RSI generale Rodolfo Graziani, Giuseppe Concarini Glisetti, commissario ai trasporti ma in collegamento con gli alleati, e infine l’industriale Gian Riccardo Cella. A Mussolini viene offerto il trattamento degli apprtenenti alle formazioni fasciste secondo le convezioni dell'Aia, ovvero la resa senza condizioni. Mussolini non reagisce più di tanto. Il generale Graziani, che aveva appreso di trattative separate dei tedeschi con gli Alleati tramite la Curia, inveisce contro di loro e lo dice a Mussolini. Il Duce, sorpreso, si alza di scatto e invita i suoi a troncare il colloquio”. Shuster, non capacitandosi di come la notizia fosse trapelata, si alza e fa entrare don Bicchierai che conferma le trattative con il generale Karl Wolff, precisando che la firma era prevista nel pomeriggio. Mussolini e i suoi lasciano la seduta.

Ritorneranno in Prefettura per poi, verso le 20, partire per Como. Mentre Mussolini scende le scale incrocia Sandro Pertini, che non lo nota perché attento a non inciampare. “Le ‘scale dei cavalli’ – spiega Della Valle - avevano gradini larghi 45 cm ed alzata di soli 12 cm”. Il futuro presidente della Repubblica italiana entra nel salone, pistola alla mano e minaccia tutti, compreso il cardinal Schuster, perché avevano lasciato andar via Mussolini anziché arrestarlo. Alle 20,30 arrivano Wolff e Walther Rhauff, comandante regionale della Gestapo, accompagnati da un funzionario dell'ambasciata: fanno sapere che il loro atto di resa è ormai superato in quanto rientra in quello in via di definizione a Caserta. L’ex Duce del fascismo era però già partito per Como alle 20, dove incontrerà la morte il 28 aprile in località Giulino di Mezzegra, assieme a Claretta Petacci, fucilati da un plotone di partigiani comunisti comandati da Walter Audisio, detto Valerio. “Il cardinal Shuster – conclude Della Valle, riscrivendo in parte la storia relativa alle ultime ore del Duce - aveva predisposto un alloggio nell’eventualità che Mussolini avesse deciso di rimanere nell'extraterritorialità della sede arcivescovile, fino all'arrivo degli Alleati. Magari sarebbe stato giutiziato al termine di un Processo di Norimberga tutto italiano, ma Mussolini si sarebbe potuto salvare”.
 

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