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Livia Tellus si allarga all'Unione: il consiglio dice sì, ma non all'unanimità

Al contrario di molti degli altri Comuni coinvolti, la condivisione a livello di Unione forlivese della holding Livia Tellus che gestisce le partecipate del Comune di Forli', divide il Consiglio comunale del capoluogo romagnolo

Al contrario di molti degli altri Comuni coinvolti, la condivisione a livello di Unione forlivese della holding Livia Tellus che gestisce le partecipate del Comune di Forli', divide il Consiglio comunale del capoluogo romagnolo. Il voto e' favorevole, 22 si', cinque no e due astenuti, ma il Movimento 5 stelle, e non solo, vota contro, mentre Forza Italia si spacca. Il consigliere Lauro Biondi, in controtendenza con i colleghi, agita da subito lo spettro del referendum per bloccare un'"operazione di potere". Il resto del gruppo presenta invece una mozione, approvata con 22 voti favorevoli, due contrari, tra cui Biondi, e due astenuti, per un monitoraggio continuo dell'operato della holding.

"Rientra nel disegno politico condiviso degli amministratori di questo territorio", spiega il sindaco Davide Drei, in cui l'Unione dei 15 Comuni della Romagna forlivese diventa "un nuovo perimetro amministrativo, una sfida per dare ambiti ottimali alla realizzazione dei servizi per il futuro". E se Forli' cede "parte della propria autonomia", diventa "capofila di un territorio". Si fa insomma "un ulteriore salto di qualita' nelle relazioni", andando all'aumento del capitale sociale di Livia Tellus con l'ingresso degli altri 14 Comuni cui si conferiscono quote azionarie, legate in particolare a tre societa': Unica reti, Romagna acque e Start Romagna. Si disegna cosi', prosegue il primo cittadino, "un ulteriore tassello di geografia istituzionale del territorio, con la condivisione di un modello societario che saro' gestito da sindaci anche di colore diverso". Attraverso l'operazione, prosegue, "si condividono le azioni di piu' Comuni, avendo un'unica voce e maggiore peso nelle tre societa'". Il che significa "attrarre piu' investimenti nel territorio".

Si mettono insieme anche societa' strumentali e di servizio, come Forli' Mobilita' integrale, Forli' Citta' solare, Forlifarma. Con "spazi di azioni interessanti", rimarca Drei. Anche se la delibera per il funzionamento in comune delle societa' slitta al prossimo consiglio. Insomma "prescindere dai singoli Comuni e' una formidabile occasione di sviluppo". Senza dimenticare, conclude il sindaco, che "siamo apripista di un modello nuovo sulla raccolta rifiuti per riportare in capo alle amministrazioni locali scelte strategiche di politica ambientale". E la condivisione della Holding e' la "base per partire".

E' la decisione "piu' illegale e ingiusta che il Comune potesse prendere. Un'operazione di potere", tuona Lauro Biondi di Forza Italia, chiedendo un "sussulto d'orgoglio agli uomini liberi della maggioranza" per votare contro "una soluzione greca, non europea. Sarebbe troppo banale- aggiunge- parlare ora di referendum, ma non disdegneremo nessuna iniziativa". Piu' cauto il collega Fabrizio Ragni: "Votare a favore non e' un problema, ma diamoci delle tappe. Siamo in ritardo". Tra i due i toni si scaldano su chi rappresenti la posizione di Forza Italia, con Biondi a urlare "mi cacci via?". Stupito da questa presa di posizione l'ex pentastellato, Daniele Avolio, che attacca a testa bassa: "Non vedo ne' partecipazione, ne' democrazia, ma quasi una dittatura. E' un mostro giuridico". Contrario il Movimento 5 Stelle con Simone Benini che sottolinea come la struttura della holding "priva i cittadini di incidere sulla cosa pubblica". Cosi" come Fabio Corvini del Gruppo misto e Davide Minutillo di Fratelli d'Italia che vede "molte ombre e poche luci, il Pd vuole semplicemente estendere il potere la' dove lo ha perso".

Optano invece per l'astensione sia la Lega Nord, con Daniele Mezzacapo che elenca i possibili e "molteplici benefici economici", a partire dalla "maggiore capacita' contrattuale" con Hera, "difficili" pero' da raggiungere; sia Noi forlivesi, con Paola Casara a chiedere, ed ottenere, modalita' e tempi certi, il primo semestre 2016, per la costituzione della societa' inhouse per i rifiuti. Si tratta di un'operazione di "grande importanza"controbatte il capogruppo del Partito democratico, Maria Maltoni, illustrando le due mozioni, la prima sul presidio a certi temi che rimarra' in capo al consiglio comunale, la seconda di indirizzo politico sui rifiuti. Entrambe approvate, la prima con 20 voti favorevoli e sette astenuti, la seconda con 18 voti favorevoli e sei astenuti.

I pentastellati non condividono l' approccio "finanziaro e centralistico" alla gestione della cosa pubblica, che dovrebbe garantire invece beni e servizi per le comunità, nessuna esclusa, anche quelle periferiche. “Il fatto che questa società che andate a creare, operi per tutti i comuni, ci mette a disagio, perché già non la vogliamo per il Comune di Forlì, figuriamoci allargarla, e quindi perderne totalmente il controllo, agli altri Comuni limitrofi, che saranno inevitabilmente soggiogati a questa entità, più che un colosso … un “mostro” che vorreste far nascere con la pretesa di far parlare gli altri Comuni con “una sola voce", mentre è storia di tutti i giorni la divergenza di vedute sulle varie politiche di governance e l'annosa guerra dei campanili”: spiega il consigliere comunale del Movimento 5 stelle Simone Benini che puntualizza anche la posizione del gruppo sul progetto della società in house per la gestione dei rifiuti. “La società in house si poteva creare anche senza gestirla tramite una holding, esistono i consorzi intercomunali, per esempio. Se a questo progetto si fosse giunti attraverso un percorso condiviso, si sarebbe dovuto chiedere un parere alla cittadinanza, comune per comune, così da rendere la scelta della giunta Drei veramente democratica.  “Davvero gli altri 14 comuni, aderendo alla nuova società LTH, rinunciando al 3,5% dei dividendi azionari (noi a Forlì lo facciamo già da 4 anni, da quando c’è LTG), pensano di aver fatto un buon uso della “cosa pubblica”? Come la pensano i loro cittadini? Ma soprattutto, i loro cittadini, sono stati informati?”: chiede ancora Benini. “Un po come la storia delle Unioni e la mancata realizzazione delle Fusioni”, spiega Simone Benini. “Questo succede perché al governo dei Comuni, le scelte strategiche vengono varate dal Pd, che ovunque suggerisce la strada delle Unioni, altrimenti, noi 5 Stelle, avremmo percorso la strada delle Fusioni che rimane l'unica forma di alleggerimento della pubblica amministrazione senza variare, anzi, migliorando (avendo a disposizione più risorse grazie agli incentivi e alle deroghe al patto di stabilità), i servizi ai cittadini e garantendo una maggiore rappresentatività politica e una maggiore aderenza alle istanze locali, avendo quindi chi amministra la possibilità di risolvere i problemi e in una parola garantire il buon governo”: conclude.

(Fonte Dire)


 

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