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Verso le elezioni

Marco Di Maio saluta il parlamento: "Un orgoglio aver contribuito a portare Draghi. Continuerò ad essere impegnato"

L'INTERVISTA - Marco Di Maio venne eletto per la prima volta nel febbraio del 2013 tra le fila del Partito Democratico, diventando membro della Commissione Finanze e di quella degli Affari Costituzionali

Marco Di Maio, dopo oltre 9 anni di attività da deputato, non rappresenterà più la Romagna in Parlamento poichè non sarà candidato alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. Venne eletto nel febbraio del 2013 tra le fila del Partito Democratico, diventando membro della Commissione Finanze e di quella degli Affari Costituzionali. Dopo esser stato eletto sempre col Pd nel collegio uninominale di Forlì-Faenza nel 2018, l'anno successivo ha sposato il progetto dell'ex premier Matteo Renzi, entrando in Italia Viva. Vestirà l'incarico da parlamentare fino al 12 ottobre, nel frattempo avrà un ruolo nella campagna elettorale in vista della chiamata al voto. "La mia è una scelta assunta con grande consapevolezza, tranquillità e, sembrerà strano a qualcuno, ma non a chi mi conosce, fatta col sorriso - sono le parole che hanno accompagnato l'annuncio della non ricandidatura -. Non ho alcuna polemica o recriminazione da fare, ma solo gratitudine da esprimere". 

Di Maio, ha qualche rammarico per non aver portato a termine progetti che aveva in mente per la prossima legislatura?
Ho il rammarico, ma non è certo mia responsabilità o della mia parte politica, che l’azione di Mario Draghi non abbia potuto andare avanti fino alla fine. Averlo mandato a casa è stato un delitto contro gli interessi del Paese, compiuto da Conte, Salvini e Berlusconi. Mi lasci dire un'altra cosa.

Prego...
Aver concorso all'operazione politica che ha permesso di mandare a casa Giuseppe Conte per portare al Governo il presidente Draghi, tra le tante cose che ho fatto, è sicuramente tra quelle di cui sono più orgoglioso. 

E a livello locale?
Se devo pensare a un motivo di vanto a livello locale, invece, certamente il ruolo determinante avuto nella riapertura dell’aeroporto.

Nella newsletter spiega che le è stato chiesto "un impegno in prima persona nella gestione della campagna elettorale a livello nazionale". Un ruolo che pare cucito su misura alla luce delle sue doti comunicative e relazioni sui social. Quale sarà il suo impegno in questa campagna elettorale?
Avrò un ruolo nel coordinamento nazionale della campagna elettorale e nella cura dei rapporti politici. 

Il principale avversario sarà la coalizione di centrodestra o l'astensionismo?
Il nostro avversario (e mai nemico) sono due coalizioni piene di contraddizioni che le renderanno incapaci di governare. A destra Meloni che dice il contrario di ciò che pensano e che hanno fatto Salvini e Berlusconi; a sinistra stanno insieme quelli che hanno votato la fiducia a Draghi con chi non ha mai votato la fiducia a Draghi. Chi vuole i rigassificatori (quello di Ravenna ci riguarda da vicino) e chi manifesta contro i rigassificatori. E peraltro dichiarano platealmente di avere idee opposte e che si divideranno il giorno dopo il voto. Non è serio.

Divisioni interne, ideologie e promesse mai mantenute. I giovani si stanno sempre più allontanando dai contenuti della politica. Come convincerli dell'importanza del voto del 25 settembre?
Occupandosi delle loro ansie, preoccupazioni e aspettative, usando parole di verità e concretezza. Non le solite promesse, ma una testimonianza concreta. Ai giovani non interessa la dote di 10mila euro a 18 anni, ma la possibilità di costruirsi un futuro, trovare un lavoro all'altezza delle capacità acquisite e pagato in maniera dignitosa. 

Cosa bisogna fare per coinvolgerli in questa campagna politica? Va cambiato anche il modo di comunicare, utilizzando un linguaggio differente?
Bisogna usare il loro linguaggio e stare dove sono loro. Sui social e nella vita reale. I giovani, poi, vanno resi protagonisti e responsabilizzati, non usati semplicemente come copertina di un libro che però recita sempre gli stessi versi.

Lei è stato eletto alla Camera nel 2013. Aveva 30. Come è cambiato da allora il nostro Paese?
E' stato un decennio attraversato da crisi economiche e pandemia, molto complicato. Cambiato in meglio nel tasso di innovazione tecnologica e digitale e nella consapevolezza diffusa dell'importanza della sostenibilità ambientale. In peggio nella qualità delle relazioni umane: siamo sempre connessi, ma paradossalmente anche sempre più isolati. 

Cosa serve all'Italia del futuro?
Serve che affrontiamo con forza i drammi del presente: già ora l’impennata dei costi energetici sta mettendo in enorme difficoltà migliaia di imprese piccole e grandi. Molte chiuderanno i bilanci in rosso per questo. L’inflazione si sta mangiando il potere di acquisto delle famiglie. Bisogna agire su questo e serve un governo autorevole per farlo. Se devo pensare alle cose più importanti, ne cito una per me urgente e di prospettiva: una radicale riforma del nostro sistema educativo, anche dal punto di vista della didattica e non solo dell'organizzazione e dell'edilizia scolastica. La didattica nel nostro Paese va completamente rivista e modernizzata. Ci sono esperimenti interessanti, ma siamo ancora allo stato embrionale. 

Cosa ne pensa delle candidature dei suoi ex compagni di partito del Pd locale?
Non ci sono candidati di Forlì del Pd prossime elezioni. Due persone a cui voglio bene, Daniele Valbonesi e Valentina Ancarani, sono state presentate come candidati. Ma sono stati raggirati perchè gli hanno comunicato di essere al 5° posto nei collegi proporzionali di Camera e Senato. Tuttavia la legge (che conosco piuttosto bene avendo lavorato per 8 anni in Commissione Affari costituzionali) è chiarissima: i listini proporzionali possono essere formati da un minimo di 2 a un massimo di 4 candidati. Daniele e Valentina non meritavano questa umiliazione e credo che chi l'ha provocata dovrebbe assumersene la responsabilità. Se è stato un errore di interpretazione è gravissimo e denota un'incapacità imbarazzante; se è stato un atto voluto, è altrettanto grave perchè sintomo malafede. In entrambi i casi una dimostrazione di totale inadeguatezza.

Perchè votare la coalizione formata da Italia Viva e Azione?
Perchè è l'unica che ha mostrato coerenza nel sostegno al Governo Draghi e chiarezza nelle idee programmatiche, oltre che nelle posizioni assunte in questi mesi. E' formata da persone in gamba e ha un programma chiarissimo e non interpretabile che parla di educazione, lavoro, imprese, protezione sociale, sostenibilità, cultura: lo fa con pragmatismo e concretezza, senza la gabbie ideologiche del passato. Un voto dato a ItaliaViva e Azione è un voto per continuare sul solco tracciato da Mario Draghi.

Torniamo al suo annuncio. Facendo riferimento alle parole pubblicate sulla newsletter, spiega che "percorrerò altre strade, sarò attivo in altre forme, ma la passione politica e il legame viscerale che negli anni ho costruito con la mia terra non possono distogliermi da un impegno diretto in questa battaglia, come in altre". E allo stesso tempo ha aggiunto "non me ne vado. Ci sono e ci sarò". La vedremo quindi impegnato in un altro ruolo istituzionale, magari come assessore regionale, o apre ad una futura candidatura a sindaco di Forlì?
Intanto tornerò in campo con gli impegni sportivi: i miei amici di Padel e non solo mi rimproverano di essere da troppo tempo lontano dai campi. Scherzi a parte, fino al 12 ottobre, ultimo giorno di questa legislatura, sarò impegnato nelle mie funzioni di deputato della Repubblica italiana. Quel che accadrà dopo lo vedremo, certamente continuerò ad essere attivo nella vita pubblica e civica. Non mi spaventa un futuro senza incarichi politico-istituzionali: ho sempre fatto politica con la libertà che deriva dalla certezza di poter vivere di altro (come dimostra la scelta che ho fatto per queste elezioni). Questo è decisivo per chi riveste incarichi pubblici: la libertà di scegliere e l’indipendenza per un politico sono tra i fattori più importanti per valutarne l'affidabilità.

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