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Storica sconfitta del Pd a Forlì, Renzi: "Non siamo stati bravi, è finito il tempo della rendita"

La storica sconfitta del Pd a Forlì, dopo 50 anni di governo di centro-sinistra? “Evidentemente qualche problema c'è stato”: è il commento che arriva da Matteo Renzi

La storica sconfitta del Pd a Forlì, dopo 50 anni di governo di centro-sinistra? “Evidentemente qualche problema c'è stato”: è il commento che arriva da Matteo Renzi, ex premier e leader del Partito Democratico in occasione dell'incontro pubblico di giovedì sera a Castrocaro. E aggiunge che “Non c'è una lettura razionale di dati locali”, spiegando che è avvenuto in passato in altre parti d'Italia. 

Renzi era ospite del Padiglione delle Feste a Castrocaro, gremito per l'appuntamento nell'ambito degli "Incontri al Tramonto", il quarto di “Aspettando il Festival di Castrocaro”. Giovedì sera Renzi si è raccontato allo scrittore Giovanni Terzi. Molti i leader del Pd locale nelle prime fila del pubblico. C'era attesa per l'incontro, ma tanti spettatori non hanno potuto assistere al dialogo tra Renzi e Terzi perchè ogni spazio è andato sold out.

Un tema è stato quello della sconfitta dei dem in una roccaforte di sinistra come Forlì. Gian Luca Zattini è primo cittadino, espressione di un'alleanza tra Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Pri. Una sconfitta storica? “In questi casi stiamo sempre a parlare di 'sconfitte storiche'. E' successo a Bologna con Guazzaloca, a Prato, è successo in tante altre città. Oggi è successo a Forlì”. Questa l'analisi di Renzi: “Se a Forlì nel 2018 vinci il collegio con Marco Di Maio e nel 2019 perdi il Comune è evidentemente che qualche problema c'è. Siamo stati bravi nella campagna del 2018 e i meno bravi nella campagna del 2019. Poi ci sono realtà opposte a quella di Forlì, come a Pesaro dove abbiamo perso con un nome molto più famoso di Marco Di Maio nel 2018 e guadagnato il Comune nel 2019. Il punto centrale è che è difficile sostenere che quando si vince è bravo il candidato e quando si perde è colpa di Renzi”.

VIDEO - Renzi: "Io premier facevo arrabbiare la gente perchè decido"

Un'alternanza che per Renzi è fisiologica: “E' finito il tempo della rendita, si può perdere a Forlì, a Firenze e in ogni altra città. Nel 2014 quando noi abbiamo preso il 41%, poi abbiamo perso comuni storici come Perugia. Nel 2015 governavamo 17 regione, l'anno abbiamo perso Roma e Torino”. Per cui, secondo Renzi, “non c'è una lettura razionale di dati locali”. 

L'incontro è stato principalmente un palcoscenico per la politica nazionale. Non sono mancati gli affondi di Renzi nei confronti dei tre principali protagonisti dell'attuale alleanza giallo-verde al governo: Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi di  Maio. Sul premier attacca: “Conte non dice niente, la sua è la leadership di chi non disturba nessuno, tanto che al salone del Mobile a Milano lo scambiano per un turista. Quando decidi dividi, mi diceva Obama, io preferisco essere un leader che fa arrabbiare la gente ma fa qualcosa perché decide, piuttosto che fare come Conte che cerca solo di allungare la sua permanenza a Palazzo Chigi”. 

E Salvini e Di Maio? “Sono due che non hanno studiato, preferiscono comunicare concetti superficiali e immediati basati sull'emozione e la paura, ma poi non si vanno a studiare un decreto o un bando. Pensiamo a Salvini che ha detto 'Dateci voti e saremo decisivi in Europa'. Ha avuto il 34% in Italia ed è l'unico che non ha toccato palla. Salvini poi ha fatto lacerazione sociale con una continua aggressione mediatica nei confronti di persone di un colore di pelle diverse. Una volta il ministro dell'Interno calmava, aveva un profilo molto istituzionale, oggi invece attacca e rinfocola”.

E sul capo politico dei 5 Stelle va altrettanto duro: Di Maio invece dice 'Siccome il mondo del futuro è pieno di incertezze e inquietudini', ed è vero, e lui drisponde dicendo 'Do il reddito di cittadinanza, così non ti impegni'. Ha mandato un messaggio diseducativo a 60 milioni di italiani. Dà il messaggio 'Non ti preoccupare di far fatica, tanto Babbo-Stato e Mamma-Politica troveranno il modo di fartela sfangare, invece l'innovazione tecnologica deve costringerci a immaginare un futuro. L'assistenzialismo fa male all'Italia, i traguardi si guadagnano spaccandosi la schiena, non grazie ai soldi dello Stato. Ai giovani va detto 'Dovete studiare, fare fatica, non ci sono solo diritti ma anche doveri. Non è vero come dice Di Maio che uno vale uno e poi non studia più nessuno”.

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