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Minutillo condannato per la diffamazione di Mezzacapo: "Mi verrebbe da dire 'Me ne frego'"

La diatriba ha anche un risvolto di natura politica, dal momento che i due contendenti sono a capo di due partiti alleati

La diatriba legale va avanti ormai da anni, e oltre a coinvolgere due avvocati del Foro di Forlì, ha anche un risvolto di natura politica, dal momento che i due contendenti sono a capo di due partiti alleati. Si tratta di Francesco Minutillo, esponente di Fratelli d'Italia e di Daniele Mezzacapo, capogruppo della Lega in Comune e candidato vicesindaco in pectore della coalizione di centro-destra. 

I fatti risalgono al 2014 quando in un arroventato scambio su Facebook tra i due avvocati, su argomenti calcistici, Mezzacapo venne definito da Minutillo “mezzo avvocato, mezzo uomo”. Per il giudice Marco De Leva tale espressione rappresenta una diffamazione a mezzo stampa, con la condanna di Minutillo a otto mesi (pena sospesa) e 500 euro di risarcimento. Nel corso dell'udienza ha fatto capolino, per testimoniare, anche il Sottosegretario del ministero della Giustizia Jacopo Morrone. Minutillo ha già annunciato che ricorrerà in appello.

Ma non manca di rinfocolare la polemica: “Di fronte alla sentenza il commento che mi verrebbe spontaneo sarebbe uno solo: “Me ne frego!”. Al di là delle battute, tuttavia, credo sia opportuno chiarire che si tratta di un processo relativo a fatti di cinque anni fa e che è dunque destinato alla prescrizione”. Minutillo non molla la presa, neppure di fronte ad uno schema pre-elettorale che vorrebbe i due alleati andare d'accordo, almeno sotto elezioni: per Minutillo, infatti, non è “diffamatorio dare ironicamente del mezzo avvocato a chi all’epoca era effettivamente un praticante, senza neppure considerare la vena satirica che vi era dietro quel commento, che giocava sull’assonanza del cognome di Mezzacapo”.

Ed ancora: “Credo comunque che sia evidente a tutti la sproporzione della condanna ad otto mesi di reclusione non solo per un semplice motteggio ma anche rispetto alla richiesta del PM che chiedeva una pena di mille euro di multa. Al momento, comunque, prendo atto come Mezzacapo si ritrovi, dopo tanti anni, con un pugno di mosche: aveva chiesto diecimila euro di risarcimento e (forse) si ritroverà un domani con 500 euro e senza il rimborso delle spese legali. Gli avevo proposto di chiudere con intelligenza questa vicenda da bar, invitandolo, insieme al suo difensore, il collega ed amico Pompignoli, a suggellare la pace in un buon ristorante di pesce della riviera. Mi sarebbe costato certamente molto di più”.

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