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Nuovo carcere, il caso approda sul tavolo del ministro della giustizia: "Accelerare i lavori"

Il parlamentare forlivese di Scelta Civica, Bruno Molea ha portato all'attenzione del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando la questione del carcere di Forlì, che già nel 2009 l'allora Ministro Alfano assicurò sarebbe stato aperto nel dicembre 2012

"E' necessario prendere misure urgenti per la ripresa e la conseguente accelerazione dei lavori per il nuovo penitenziario di Forlì nella zona del Quattro, in quanto sono stati eseguiti lavori solo sul primo dei due lotti in cui è divisa l'opera, quello con la sede degli uffici. Non c'è invece il muro esterno e il corpo vero della struttura è ancora da realizzare: le palazzine dei detenuti, l'edificio del personale, i servizi". Con queste parole il parlamentare forlivese,  Bruno Molea ha portato all'attenzione del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando la questione del carcere di Forlì, che già nel 2009 l'allora Ministro Alfano assicurò sarebbe stato aperto nel dicembre 2012.

Non solo: “Appena cinque mesi fa, su richiesta del Comune, dal ministero hanno garantito la fine dei lavori nel 2015, al massimo all’inizio del 2016. Ora si parla già del 2017”. Sulla questione il vicepresidente del gruppo Scelta Civica alla Camera, Bruno Molea, ha presentato nelle scorse ore un’interpellanza urgente al ministro competente.

"Quella del carcere di Forlì – prosegue Molea – sembra una storia infinita perché già la vecchia casa circondariale di via della Rocca versa in uno stato fatiscente, indegno di un Paese civile; nel 2009 una parte fu investita da un crollo che portò alla chiusura della sezione a custodia attenuata, tuttora ancora indisponibile; la struttura ospita circa 150 carcerati (contro una ridotta capienza ricettiva), mentre la polizia penitenziaria risulta essere pari a 90 agenti non totalmente operativi, a causa di limitazioni di vario genere, nei diversi ruoli. Tre anni fa furono i detenuti (che lamentano lunghi tempi di attesa per le risposte dei magistrati di sorveglianza, anche in relazione alle richieste di misure alternative e ai permessi) a scrivere una lettera al Presidente Napolitano, minacciando lo sciopero della fame, a causa delle pesantissime condizioni di vita in cui versavano. E da allora quasi nulla sembra sia cambiato".

"C'è infine un altro punto che risulta oscuro, quello dei costi a carico dello Stato: inizialmente si era parlato di un progetto di 59 milioni, ma l'allungamento dei tempi è destinato a far lievitare le cifre. Dunque anche per questo chiediamo al governo un chiarimento", ha concluso Molea. Ora si aspetta la risposta del Governo su quello che, oramai da anni, è un altro dei nodi irrisolti del territorio.

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