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La proposta del Pd: "Rendere illegali produzione e vendita dei souvenir fascisti"

E’ ciò che prevede la proposta di legge sottoscritta dal deputato Pdriminese Tiziano Arlotti insieme ai colleghi romagnoli Marco Di Maio ed Enzo Lattuca, con cui si propongono modifiche alla legge Scelba del 1952

"E’ il momento di rendere esplicitamente illegale la produzione e vendita di oggetti, gadget e souvenir fascisti". E’ ciò che prevede la proposta di legge sottoscritta dal deputato Pdriminese Tiziano Arlotti insieme ai colleghi romagnoli Marco Di Maio ed Enzo Lattuca, con cui si propongono modifiche alla legge Scelba del 1952 per punire la produzione, distribuzione, diffusione e vendita di beni mobili raffiguranti immagini o simbologie del disciolto partito fascista.

Il deputato forlivese che la questione "non ha alcun legame con le indecorose manifestazioni nostalgiche che periodicamente si svolgono Predappio. La questione è duplice: da un lato servono le leggi e soprattutto che vengano applicate e fatte rispettare; dall'altro lato -ed la parte più difficile- serve compiere un salto culturale che, senza fare alcuno sconto al fascismo come a tutti i regimi totalitari, ci consenta di leggere in chiave storica e sociale come si è arrivati a quei fenomeni. Altrimenti quel "mai più" tante volte pronunciato, rimane buono solo per i convegni e le manifestazioni".

“Il fenomeno della vendita di oggetti riportanti simbologie o immagini del disciolto regime fascista ha raggiunto proporzioni e livelli ormai inaccettabili – attacca Arlotti  -: vi sono esercizi commerciali, cresciuti numericamente nel corso del tempo, spesso dotati di regolare licenza commerciale, nei quali vengono quotidianamente e impunemente venduti accendini, magliette, bottiglie di vino e altri innumerevoli oggetti che si richiamano attraverso immagini e simbologie al disciolto partito fascista. Il volume di affari che ruota intorno a tali prodotti ha raggiunto proporzioni sempre più consistenti”.

Per Arlotti "occorre porre rimedio quanto prima a questa grave lacuna normativa ed arginare questo deprecabile fenomeno, rendendo esplicitamente illegale ciò che fino ad adesso non è stato considerato tale. La proposta di legge ha l’obiettivo di integrare la legge 645 del 20 giugno 1952, la cosiddetta Legge Scelba, che attua la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista".

La proposta dei deputati romagnoli consiste nell'introdurre un nuovo comma all’articolo 4, che stabilisca che chiunque produce, distribuisce, diffonde o vende direttamente o attraverso qualsiasi modalità, anche telematica, beni mobili raffiguranti immagini o simbologie che si richiamano all’ideologia fascista o nazi-fascista commette reato di apologia di fascismo, ed è assoggettato alla stessa pena prevista dal comma 1 per questo reato, ossia la reclusione da sei mesi a due anni e alla multa da 206 a 516 euro. Non è possibile continuare a derubricare ad una questione di “folklore” ciò che in altri Paesi è considerato un oltraggio".

LA LEGA - "Criminalità, degrado e sicurezza vengono messe in secondo piano", ha commentato il segretario romagnolo della Lega Nord Jacopo Morrone, riprendendo le parole di Matteo Salvini in seguito alla proposta del Pd. "Stupisce infatti che per il Pd siano queste le priorità da portare avanti in parlamento e sul territorio - prosegue l'esponente del Carroccio -. Non il degrado e lo stato di insicurezza in cui versano Forlì o Cesena, non l’escalation di furti, reati al patrimonio e aggressioni che si registrano anche dentro gli ospedali, non l’incubo delle infiltrazioni mafiose o le centinaia di immigrati clandestini che siamo costretti a mantenere con le nostre tasse. Tutto questo evidentemente scivola in secondo piano per Di Maio e Lattuca che forse credono sia più urgente bannare la vendita di gadget fascisti piuttosto che attivarsi per sanare la grave situazione di insicurezza in cui versano molti Comuni romagnoli e soccorre i nostri cittadini che da mesi non ce la fanno più". "Al di là dell’ideologia e dell’adesione o meno a principi e simboli che hanno caratterizzato un periodo storico di questo paese - conclude Morrone - credo che farebbero meglio a rimboccarsi le maniche e pensassero alla sfilza di problemi che attanagliano il nostro territorio, e che di certo sono più urgenti di un negozio che vende bandiere o magliette con immagini fasciste".
 

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