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Raccolta differenziata in aumento, Ravaioli (Pd): "Il sistema forlivese è la giusta via"

Per il consigliere regionale, "rasferire i rifiuti senza ridurli significa perpetrare un sistema di raccolta differenziata con percentuali inferiori al 30% in molte Regioni italiane: un costo che il Paese non si può più permettere"

"I risultati ottenuti dal Comune di Forlì riguardo alla riduzione dei rifiuti prodotti, passati tra il 2005 e il 2014 da 58 mila tonnellate a 35 mila tonnellate, e alla raccolta differenziata, che nel 2014 è stata pari al 61.5%, con un tasso del 67% medio su base annua nelle zone del porta a porta, indicano che la strada intrapresa è quella giusta e perfettamente in linea con la direttive europee, che, in scala gerarchica, indicano, quali priorità, gli interventi volti alla prevenzione e al recupero di materia". E' quanto Valentina Ravaioli, consigliere regionale dell’Emilia-Romagna e vicepresidente della Commissione Cultura,  Scuola, Formazione, Lavoro e Sport.

"Il sistema forlivese, coniugando responsabilità civica a forme di premialità, che si sono tradotte in sconti sulla tariffa a fronte della  percentuale di differenziata raggiunta, sta conseguendo obiettivi determinanti per la definizione di un modello di sviluppo sostenibile, che tenga conto non solo del fattore finanziario, ma anche di quello ambientale e di quello socio-sanitario, secondo criteri che dovranno essere caratterizzanti anche nella futura legge regionale e nel conseguente piano regionale di gestione dei rifiuti - afferma Ravaioli -. Gli sforzi che i nostri territori stanno mettendo in campo, nel tentativo di arrivare a minimizzare la quantità di rifiuti non riciclabili, anche nell’ottica di sostenere un processo di crescita economica e occupazionale grazie alla filiera del recupero, non possono essere messi a repentaglio dai rischi, gravissimi, connessi all’applicazione dell’art.35 dello Sblocca Italia".

"Tale applicazione, infatti, potrebbe determinare un aumento della portata dell’inceneritore forlivese di via Grigioni, che, riconosciuto impianto a recupero di energia (R1), passerebbe dal bruciare 120 mila tonnellate l’anno di rifiuti solidi urbani a 180 mila tonnellate di rifiuti, compresi quelli speciali, provenienti da tutta Italia - chiosa l'esponente del Pd -. A fronte della già manifestata indisponibilità dei Comuni dell’Emilia-Romagna a ricevere flussi di rifiuti sovra regionali, se non limitatamente a situazioni di emergenza o a fasi transitorie che precedano l’attivazione di innovativi sistemi di recupero e smaltimento, occorrerà il massimo impegno per fare in modo che, in rete con le amministrazioni locali e regionali, si possano prendere in considerazione eventuali azioni normative da assumere per scongiurare questo pericolo".

Per il consigliere regionale, "rasferire i rifiuti senza ridurli significa perpetrare un sistema di raccolta differenziata con percentuali inferiori al 30% in molte Regioni italiane: un costo che il Paese non si può più permettere. Non si tratta di mancanza di solidarietà, ma della lucida consapevolezza che lo spostamento di rifiuti da una parte all’altra dell’Italia non rappresenta una soluzione, se non si mettono in atto processi che determinino un cambiamento culturale profondo capace di spingerci ad anteporre il bene comune al profitto e agli interessi particolari".

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