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Referendum costituzionale, alle urne il 4 dicembre: "E' un voto popolare, non politico"

"Quello del 4 dicembre non è un voto politico ma deve rimanere un voto popolare sul gradimento o meno delle modifiche costituzionali", commenta Bruno Molea

Il Consiglio dei ministri ha approvato la data del referendum costituzionale, dopo il voto alla Camera sulle mozioni e la spaccatura interna ai dem. Il giorno prescelto, proposto dal premier Matteo Renzi e su cui il governo ha dato il suo via libera, è domenica 4 dicembre. "Quello del 4 dicembre non è un voto politico ma deve rimanere un voto popolare sul gradimento o meno delle modifiche costituzionali", commenta il vicepresidente della Commissione Cultura della Camera e segretario della commissione di Vigilanza Bruno Molea (gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia), che spiega all'Adnkronos i tempi del percorso che porterà la Vigilanza a dettare le nuove regole cui la Rai dovrà attenersi in materia di par condicio per il referendum costituzionale del 4 dicembre.      

"Mercoledì, dopo l'audizione dei vertici Rai, si terrà l'Ufficio di Presidenza per calendarizzare il regolamento sulla par condicio -  anticipa il parlamentare all'Adnkronos - per il quale sono stati nominati due relatori: Francesco Verducci (Pd) e Jonny Crosio (Lega Nord). In  settimana il Presidente della Repubblica dovrebbe indire il referendum e a quel punto scatterà il tempo". Tornando, invece, al merito Molea osserva: "Non posso che sostenere il sì e augurarmi che si faccia chiarezza evitando di strumentalizzare il referendum a fini politici. Spero che si possa avere un voto di  espressione sul referendum e non politico su questo governo. Io sono impegnato affinché la gente capisca perché votare sì".

"Si velocizzano le procedure parlamentari rendendo il Parlamento più snello e più  presente, ponendo fine così al dibattito infinito che rallenta la promulgazione delle leggi. Un Parlamento veloce - osserva - sa stare  al passo coi tempi e può quindi dare risposte ai cittadini in tempo reale". Fra gli altri c'è poi un altro motivo per cui votare sì secondo Molea: "Il contenimento della spesa. I 100 senatori che restano non percepiranno, infatti, alcuna indennità (soldi, ndr) ma  godranno della immunità parlamentare".

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