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"Separare l'Emilia dalla Romagna": la Lega spinge per il referendum

Nella proposta del Carroccio al voto sarebbero chiamati gli elettori delle province di Forlì Cesena, Ravenna e Rimini nonché nei Comuni del circondario imolese in provincia di Bologna

"L'autonomia è una cosa seria e come tale va trattata". E' il messaggio che la Lega Nord ribadisce dall'Emilia Romagna, presentando le proprie proposte alla vigilia di un'assemblea regionale incentrata sul tema. Nella proposta del Carroccio al voto sarebbero chiamati gli elettori delle province di Forlì Cesena, Ravenna e Rimini nonché nei Comuni del circondario imolese in provincia di Bologna.

"Dobbiamo capire che dopo il 22 ottobre, con i referendum in Lombardia e Veneto - sprona il segretario della Lega Nord della Romagna, Jacopo Morrone - ci saranno, per usare una metafora calcistica, due campionati. Le regioni che hanno votato giocheranno in serie A nella trattativa con lo Stato centrale, mentre quelle che non ne hanno avuto il coraggio resteranno in coda. Bonaccini, la cui risoluzione sull'autonomia, per la sua vaghezza che ad esempio non tocca nemmeno il tema del residuo fiscale, è carta straccia, cosa vuole fare in Emilia Romagna? Noi, di certo, dopo i risultati dei referendum di ottobre lanceremo la raccolta di ottantamila firme affinché anche qui si possa indire una consultazione".

"Il nostro obiettivo è semplice e molto chiaro: diamo la parola ai cittadini e con la forza del voto popolare andiamo a Roma a rivendicare maggiori competenze e più risorse . conclude Morrone -. Vogliamo chiamare la gente a esprimersi sull'autonomia e lo vogliamo anche in merito a una specifica autonomia della Romagna: il nostro punto fermo resta la necessità di un mandato popolare". "Visto che c'è questo dibattito annoso se la Romagna debba essere una regione o una provincia - ha detto il deputato Gianluca Pini - con il Pd che vuole fare una provincia decidendolo in casa, noi vogliamo che siano i cittadini ad esprimersi con un voto con la massima democrazia possibile. Penso che il segnale e la lezione di democrazia, per quanto bastonata, che è arrivata dalla Catalogna sia il miglior viatico per cambiare le scelte strategiche anche in questi territori".
    

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