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Ricerca idrocarburi, via libera della Regione alle trivellazioni: "Arriva il terremoto?"

Via libera al progetto della società australiana Po Valley Operations Pty Limited, che riguarda la ricerca di idrocarburi anche nella nostra provincia, in un'area di circa cento chilometri quadrati che tocca i cinque comuni di Forlì, Forlimpopoli, Meldola, Bertinoro e Cesena

La Regione Emilia-Romagna, con una delibera di giunta del 10 giugno 2013, ha concesso  il via libera al progetto della società australiana Po Valley Operations Pty Limited, “che riguarda la ricerca di idrocarburi anche nella nostra provincia, in un’area di circa cento chilometri quadrati che tocca i cinque comuni di Forlì, Forlimpopoli, Meldola, Bertinoro e Cesena.Secondo un censimento del maggio scorso, in Emilia-Romagna sono già attive 37 concessioni per l’estrazione di idrocarburi, 36 permessi di ricerca e 5 concessioni di stoccaggio, più altre richieste per estrazione e ricerca tra cui proprio quella della Po Valley”. E' Raffaella Pirini, capogruppo di DestinAzione Forlì a lanciare l'allarme.

“Complessivamente, quasi la metà del territorio regionale è interessata da progetti attivi o da richieste di autorizzazione,  ma, oltretutto, la Po Valley Operations Pty Limited detiene una decina di aree di licenza in tutto il Nord Italia. Il permesso di ricerca di estrazione e stoccaggio di gas e idrocarburi “Torre del Moro”, così è stato ribattezzato, ha incassato l’ok dalla Regione per la Valutazione di Impatto Ambientale, pressochè in sordina, senza che nelle procedure autorizzative sia stata garantita una vera partecipazione dei cittadini.  - continua Pirini -  Sulla carta  la popolazione dei territori coinvolti avrebbe avuto la possibilità di presentare osservazioni quando sono stati depositati i documenti fra le quattro mura di Regione, Provincia e Comuni interessati, ma all’atto pratico nessuna osservazione è stata presentata, anche perchè pochi sono venuti a conoscenza della richiesta, visto il silenzio di tomba su questa pratica, e in ogni caso si trattava di documenti tecnici, comprensibili sostanzialmente solo dagli addetti ai lavori. Ciò significa che in realtà le prime vere comunicazioni alla popolazione verranno fornite solo nell’imminenza dell’inizio del lavori, quando ormai le decisioni sono già state prese. Per tutte queste ragioni abbiamo presentato domanda di accesso agli atti per studiare nel dettaglio i contorni del progetto e informare  noi stessi l’opinione pubblica, in alternativa agli amministratori che inspiegabilmente non hanno dato risalto a questa cosa”, annuncia Pirini.

“Senza entrare nel merito del progetto, che riguarda il territorio di Forlì-Cesena, che comunque non riteniamo sia ricco di “oro nero” come il Texas  – aggiunge – richiamo l’attenzione degli amministratori e degli opinion leader sul fatto che, secondo studi ormai acclarati, a livello generale la ricerca ed estrazione di idrocarburi, a terra come in mare, potrebbe comportare il rischio di danni per il territorio notevoli e irreversibili. Basti pensare al rischio subsidenza che interessa quasi tutta la pianura regionale, cioè l’abbassamento del terreno in conseguenza dell’estrazione di fluidi (acqua e gas) dal sottosuolo. Un  danno che si risana con investimenti onerosi per nulla ripagati  dalle royalties, cioè i diritti di estrazione che le compagnie devono corrispondere agli enti locali che ospitano pozzi sul proprio territorio”.

Nel percorso del progetto della Po Valley Operations Pty Limited, nell’attività di rilievo sisimico del terreno e nel sottosuolo e nella prospezione geofisica ed esplorativa, è definita nero su bianco un’attività strumentale che prevede: metodologia  in “vibroseis" (piastre vibranti montate su veicoli che producono oscillazioni meccaniche controllate), uso di esplosivo e l’utilizzo di una massa d’acciaio di tre tonnellate che che viene fatta cadere da un’altezza di circa tre metri per fornire i dati geologici e sismici necessari a individuare eventuali giacimenti, riferisce Pirini. “Inoltre  durante le operazioni di perforazione e ripristino saranno prodotti rifiuti di vario tipo che dovranno essere stoccati in strutture adeguatamente impermeabilizzate: vorremmo sapere nel dettaglio quali saranno le aree interessate da queste attività e quali i siti di stoccaggio. E infine vorremmo anche conoscere nel dettaglio quali procedure dovrà seguire la società e in applicazione di quali tabelle risarcitorie in caso di danni a immobili privati o infrastrutture pubbliche o  terreni coltivati, aree boscate, a flora, fauna ed ecosistema, visto che questa eventualità è proprio (ma genericamente) definita in uno dei capitoli finali della delibera della giunta regionale”, insiste  

La capogruppo della Lista Civica DestinAzione Forlì infine ricorda che, “caso forlivese a parte, sull’intera questione dell’attività estrattiva in Emilia-Romagna molte istituzioni si stanno interrogando sull’eventuale correlazione tra il fracking idraulico (un metodo di trivellazione per estrarre gas dal sottosuolo) e il sisma in Emilia del 2012. In merito a ciò indagano ben due  Procure, quelle di Modena e di Ferrara, ed è stata attivata anche presso la Protezione Civile una Commissione internazionale che dovrà indagare sulle possibili relazioni tra l’attività di esplorazione per gli idrocarburi e l’aumento di attività sismica nell’area colpita dal terremoto dell’Emilia. A poco più di un anno dal sisma, e a pochi mesi dall’apertura di fascicoli della magistratura, riteniamo davvero curiosa la solerzia della Regione a concedere una positività alla valutazione di impatto ambientale relativa al permesso di ricerca di idrocarburi prima ancora di attendere le risultanze giuridiche e scientifiche sull’intera spinosa questione”, conclude Raffaella Pirini.

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