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Richiedenti asilo, Morrone: "In poco più di tre anni aumentati di otto volte"

Si tratta di "un labirinto di numeri, in continua evoluzione, che difficilmente si riesce a monitorare in maniera costante e aggiornata"

La direzione generale della salute e del welfare dell’Emilia Romagna ha reso noto, a seguito all’azione ispettiva del consigliere della Lega Nord Massimiliano Pompignoli, i numeri del sistema regionale di accoglienza migranti e minori non accompagnati. “Sono numeri che testimoniano una crescita costante negli arrivi e nella distribuzione, a livello regionale, dei cosiddetti richiedenti asilo - afferma Jacopo Morrone, segretario del Carroccio romagnolo -. Al 28 settembre le presenze dei richiedenti asilo in Romagna nei Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) erano 3.444. Dati a cui vanno sommati i 285 ‘migranti’ accolti con i progetti Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), in questo caso aggiornati al 4 aprile scorso e distribuiti nelle provincie di Forlì Cesena, Rimini e Ravenna".

Si tratta di "un labirinto di numeri, in continua evoluzione, che difficilmente si riesce a monitorare in maniera costante e aggiornata. Basti pensare che la situazione si evolve di giorno in giorno, di pari passo con il flusso ininterrotto di sbarchi e con il modello di distribuzione diffusa adottato a livello regionale - spiega Morrone -. Certo è che per quanto riguarda la Romagna, dal report della direzione regionale della salute e del welfare, spicca all’occhio di chiunque l’evoluzione iperbolica di queste cifre una crescita pressoché costante nel corso degli anni e assolutamente non contestabile. Nell’arco di poco più tre anni, infatti, le sole presenze nei Cas della Romagna sono aumentate di otto volte. Al 21 luglio 2014 erano 422 in totale (135 per la provincia di Ravenna, 161 Forlì Cesena, 126 Rimini) mentre ‘oggi’ (28 settembre) sono 3.444".

"Ma il sistema a matriosca dell’accoglienza non prevede solo i Cas - prosegue l'esponente del Carroccio -. Anche nelle tre provincie romagnole è attivo fin dal 2002, anno della sua istituzione per legge, il progetto Sprar. Si tratta, a differenza dei as, di uno strumento volontario - al quale un Comune può o meno aderire -  di accoglienza integrata costituito da una rete di Enti Locali con il supporto di cooperative e realtà del terzo settore. In questo caso, secondo i dati della Regione, al 4 aprile 2017 erano 285 i posti letto Sprar complessivi su scala romagnola2.

""Ciliegina sulla torta” - ironizza Morrone, riportando i dati del Sim aggiornati al 31 luglio scorso (sistema informativo del Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali dedicato al censimento dei minori stranieri non accompagnati sull’intero territorio nazionale) - sono 279 i minori stranieri non accompagnati, su un totale di 1.088 distribuiti su tutto il territorio regionale, presenti in Romagna. In questa particolare classifica di presenze e ripartizioni su scala provinciale, quella di Ravvena, con i suoi 152 minori, oltre a doppiare le ‘colleghe’ di Rimini e Forlì Cesena, a livello regionale è seconda solo a quella di Bologna".

"Certo un triste ‘primato’ per il comprensorio ravennate", continua il segretario del Carroccio, che evidenzia come “di questi 152, più della metà, ovvero 73 li accolga il Comune di Ravenna. Segue Faenza con 47 minori e Lugo con 31. Nella provincia di Rimini la situazione invece è molto netta: il capoluogo felliniano ne accoglie 61 su 66, mentre nel comprensorio di Forlì Cesena, su un numero complessivo di presenze pari a 61 minori, più della metà (41) stazionano a Forlì".

"“Se sommate (Cas, Sprar e minori) le presenze dei richiedenti asilo in Romagna, minori e non, sono 4.008. Numeri che fanno riflettere chiunque e che mettono paura. Inutile nascondersi dietro una foglia di fico - conclude Morrone -. Basta leggere le cronache locali per rendersi conto che molta di questa gente, una volta insediatasi nei centri di accoglienza, delinque, spaccia, ruba o chiede l’elemosina. È la cartina di tornasole per comprendere il risvolto più scomodo del fenomeno dell’accoglienza chi ancora si ostina a negarlo, non fa altro che arrecare un danno alla nostra società civile".

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