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Terzo settore, via libera definitivo: "Una legge importante anche per la Romagna"

Lo afferma Marco Di Maio, deputato romagnolo, a seguito dell'approvazione definitiva della legge sul Terzo settore, avvenuta mercoledì alla Camera dei deputati

"Non tutte le leggi sono uguali: quella sul Terzo settore ha un valore tutto particolare perchè impatta direttamente e positiva sui singoli territori, in particolare sul nostro che sull'economia sociale e sul volontariato ha basato buona parte della propria crescita e di quel 'buon vivere' che è un tratto distintivo della Romagna". Lo afferma Marco Di Maio, deputato romagnolo, a seguito dell'approvazione definitiva della legge sul Terzo settore, avvenuta mercoledì alla Camera dei deputati. 

"E' una legge lungamente attesa - commenta - a cui anche la nostra terra ha contribuito grazie alle osservazioni emerse nei tanti incontri pubblici e di confronto con associazioni e operatori del settore che abbiamo promosso nel corso di questi due anni di lavoro. Ora incalzeremo il Governo affinchè emani al più presto i decreti delegati previsti dalla legge affinchè abbia piena attuazione, mantenendo vivo il confronto con gli operatori e i volontari anche sul contenuto dei decreti stessi". 

Con l'approvazione della legge "si definisce una volta per tutte cos'è il Terzo Settore e si mette ordine ad una legislazione che negli ultimi anni era divenuta frastagliata e in alcuni casi contraddittoria - spiega il deputato -; si chiarisce bene cos'è volontariato e cos'è impresa sociale, quali sono gli obblighi di uno e dell'altro; si apre la strada ad una serie di norme anche di natura fiscali atte a incentivare le donazioni, promuovendo trasparenza e chiarezza delle procedure; si mira a snellire il peso burocratico che troppo spesso è un fardello insostenibile per tanti operatori. E' una legge che dà risposta ad un comparto che conta su oltre 4,5 milioni di volontari e circa 800mila persone occupate, ovvero che percepiscono uno stipendio lavorando nel Terzo settore. Una autentica risorsa per il Paese e per le tante comunità in cui operano".

MOLEA - Commenta il deputato forlivese Bruno Molea, vice capogruppo alla Camera di Scelta Civica e presidente nazionale di Aics: "Con questo testo, finalmente si danno regole certe valorizzando comunque la pluralità delle esperienze nel mondo del volontariato e l'occupazione ad esso legata. Penso alla mia terra: in Romagna è più radicata che altrove l'esperienza del volontariato, dove specie quello sociale e sanitario sono diventati un'eccellenza, fino ad ergersi a sostegno fattivo dei servizi di assistenza alla persona. Esperienze come queste vanno tutelate e sostenute: questa legge è un passo storico verso la radicale certificazione del settore". 

I contenuti della legge sul Terzo settore in sintesi

COS’È IL TERZO SETTORE ‘Per Terzo settore – si legge nell’articolo 1 del ddl – si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita, di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi’. Il ddl esclude dal terzo settore ‘le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche’. Il ddl esclude da questa normativa le Fondazioni bancaria ma riconosce la natura sociale delle loro attività (che ‘concorrono al perseguimento delle finalità della presente legge’).

IMPRESE SOCIALI: OK FORME DI REMUNERAZIONE CAPITALE Per le imprese sociali previste ‘forme di remunerazione del capitale sociale che assicurino la prevalente destinazione degli utili al conseguimento dell’oggetto sociale, da assoggettare a condizioni e comunque nei limiti massimi previsti per le cooperative a mutualità prevalente, e previsione del divieto di ripartire eventuali avanzi di gestione per gli enti per i quali tale possibilità è esclusa per legge, anche qualora assumano la qualificazione di impresa sociale’. Previsti anche ‘specifici obblighi di trasparenza e di limiti in materia di remunerazione delle cariche sociali e di retribuzione dei titolari degli organismi dirigenti’, e ‘l’acquisizione di diritto della qualifica di impresa sociale da parte delle cooperative sociali e dei loro consorzi’. Potranno essere nominati ‘uno o più sindaci allo scopo di monitorare e vigilare sull’osservanza della legge e dello statuto da parte dell’impresa sociale’ e ‘sul rispetto dei princìpi di corretta amministrazione’.

LAVORATORI SVANTAGGIATI: BENEFICI GRADUATI Prevista, nell’ambito delle imprese sociali, la ‘ridefinizione delle categorie di lavoratori svantaggiati tenendo conto delle nuove forme di esclusione sociale, anche con riferimento ai princìpi di pari opportunità e non discriminazione di cui alla vigente normativa nazionale e dell’Unione europea, prevedendo una graduazione dei benefici finalizzata a favorire le categorie maggiormente svantaggiate’.

I NUOVI CENTRI DI SERVIZIO PER IL VOLONTARIATO Prevista anche la revisione del sistema dei Centri di servizio per il volontariato. Questi acquisiranno personalità giuridica e potranno essere istituiti e gestiti dagli enti del terzo settore con eccezione ‘di quelli costituiti nelle forme di cui al libro V del codice civile (come le società cooperative; Ndr)’. Previsto il loro accreditamento e il loro finanziamento stabile, attraverso un programma triennale, con le risorse regionali già previste dalla legge attuale. Sarà previsto inoltre ‘il libero ingresso nella base sociale e criteri democratici per il funzionamento dell’organo assembleare, con l’attribuzione della maggioranza assoluta dei voti nell’assemblea alle organizzazioni di volontariato’. In attuazione della delega ci saranno inoltre ‘forme di incompatibilità per i soggetti titolari di ruoli di direzione o di rappresentanza esterna'; e il divieto di ‘procedere a erogazioni dirette in denaro ovvero a cessioni a titolo gratuito di beni mobili o immobili a beneficio degli enti del Terzo settore’. La stessa delega prevede anche il riordino della disciplina in materia di attività di volontariato, di promozione sociale e di mutuo soccorso. Tra i criteri la valorizzazione dei principi di gratuità, democraticità e partecipazione, riconoscendo e favorendo, all’interno del terzo settore, la specificità delle organizzazioni di volontariato e di quelle operanti nella protezione civile. Previsti infine ‘criteri e limiti relativi al rimborso spese delle attività dei volontari, preservandone il carattere di gratuità e di estraneità alla prestazione lavorativa’.

NASCE IL CONSIGLIO NAZIONALE DEL TERZO SETTORE La delega prevede infine il superamento del sistema degli Osservatori nazionali per il volontariato e per l’associazionismo di promozione sociale, attraverso l’istituzione del Consiglio nazionale del Terzo settore, quale organismo ‘di consultazione degli enti del Terzo settore a livello nazionale, la cui composizione valorizzi il ruolo delle reti associative di secondo livello’.

FONDO AD HOC: 17,3 MLN IN 2016 E 20MLN DA 2017 Nasce un Fondo per il finanziamento delle attività di interesse generale promosse dagli enti del terzo settore. Il Fondo sarà finanziato da 17,3 milioni per il 2016 ma e da 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2017. Il Fondo, solo per il 2016, sarà articolato in una sezione rotativa (10 milioni) e di una non rotativa (7,3 milioni). Per i fondi 2016 le coperture vengono trovate in parte dal Fondo del Mef per la crescita sostenibile e in parte dalle risorse dell’8Xmille 2015 destinate allo Stato. Riguardo ai 20 milioni annui a decorrere dal 2017 le copertura vengono trovate dai fondi stanziati dalla legge di Stabilità 2015 proprio per la riforma del terzo settore.

LA FONDAZIONE ITALIA SOCIALE Nasce la Fondazione Italia Sociale, con lo scopo di sostenere le attività del terzo settore, in particolare attraverso il crowdfunding. La Fondazione, che avrà una dotazione iniziale di un milione di euro, opera ‘nel rispetto del principio di prevalenza dell’impiego di risorse provenienti da soggetti privati, svolge una funzione sussidiaria e non sostitutiva dell’intervento pubblico’. La Fondazione finanzierà esclusivamente attività di enti del terzo settore, ‘caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con un elevato impatto sociale e occupazionale e rivolti, in particolare, ai territori e ai soggetti piu’ svantaggiati’. Lo statuto della Fondazione provvederà alla individuazione degli organi, della loro composizione e dei compiti. Dovrà poi contenere: strumenti e modalità che consentano alla Fondazione di finanziare le proprie attività attraverso la mobilitazione di risorse finanziarie pubbliche e private, anche mediante il ricorso a iniziative donative per fini sociali e campagne di crowdfunding; strumenti e modalità di investimento, diretto o in partenariato con terzi, anche con riferimento alla diffusione di modelli di welfare integrativi rispetto a quelli già assicurati dall’intervento pubblico e allo sviluppo del microcredito e di altri strumenti di finanza sociale; la nomina, nell’organo di governo della Fondazione, di un componente designato dal Consiglio nazionale del Terzo settore. Lo statuto sarà emanato attraverso un dpR, su proposta del presidente del Consiglio, che dovrà passare al vaglio delle commissioni parlamentari competenti. La Fondazione dovrà poi dotarsi ‘di strumenti e modalità di verifica dell’effettivo impatto sociale ed occupazione conseguito’. La stessa dovrà presentare una relazione annuale in Parlamento sulla attività svolta.

NASCE SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE Viene istituito il servizio civile universale, aperto a giovani italiani e stranieri regolarmente soggiornanti, tra 18 e 28 anni, per un periodo compreso fra 8 mesi e un anno, per la ‘difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica’. Tra le altre cose viene previsto anche il riordino e la revisione della Consulta nazionale per il Servizio civile, ‘quale organismo di consultazione, riferimento e confronto per l’amministrazione, sulla base del principio di rappresentatività di tutti gli enti accreditati, anche con riferimento alla territorialità e alla rilevanza per ciascun settore di intervento’.

RAZIONALIZZAZIONE REGIMI FISCALI E 5X1000 I futuri decreti delegati in materia fiscale dovranno prevedere, in generale una ‘razionalizzazione dei regimi fiscali e contabili semplificati in favore degli enti del Terzo settore’. Più nel dettaglio, tra le altre cose: un regime tributario di vantaggio che tenga conto delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale dell’ente; completamento della riforma strutturale dell’istituto della destinazione del cinque per mille con una razionalizzazione e revisione dei criteri di accreditamento dei soggetti beneficiari e dei requisiti per l’accesso al beneficio; obblighi di pubblicità delle risorse ricevuto con il cinque per mille. Prevista anche la razionalizzazione e la semplificazione del regime di deducibilità dal reddito complessivo e di detraibilità dell’Irpef delle erogazioni liberali, in denaro e in natura, disposte in favore degli enti del terzo settore, ‘al fine di promuovere, anche attraverso iniziative di raccolta di fondi, i comportamenti donativi delle persone e degli enti’.

EQUITY CROWFUNDING PER IMPRESE SOCIALI Per le imprese sociali, in materia fiscale, vengono previste ‘misure agevolative volte a favorire gli investimenti di capitale’ e la ‘possibilità di accedere a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali telematici, in analogia a quanto previsto per le start-up innovative’ (il cosiddetto equity crowdfunding).

VIGILANZA AL MINISTERO DEL LAVORO Le funzioni di vigilanza, monitoraggio e controllo pubblico sugli enti del terzo settore, comprese le imprese sociali, sono affidate al ministero del Lavoro. Il ministero dovrà predisporre delle linee guida in materia di bilancio sociale e di sistemi di valutazione di impatto sociale delle attività svolte dagli enti del terzo settore. Entro il 30 giugno di ogni anno il ministro del Lavoro dovrà svolgere alle Camere una relazione sulle attività di vigilanza, monitoraggio e controllo. Sarà un un decreto del ministro del Lavoro, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore dell’ultimo dei decreti attuativi, a definire i termini e le modalità per il concreto esercizio della vigilanza, del monitoraggio e del controllo di cui al presente articolo.

NASCE CODICE TERZO SETTORE E REGISTRO UNICO Il governo dovrà riordinare ed effettuare una revisione organica della disciplina attraverso la redazione di un codice per la raccolta e il coordinamento delle varie norme. È in questo articolo del ddl che si trova la riorganizzazione del ‘sistema di registrazione degli enti e di tutti gli atti di gestione rilevanti, secondo criteri di semplificazione, e tenuto conto delle finalità e delle caratteristiche di specifici elenchi nazionali di settore, attraverso la previsione di un registro unico del Terzo settore’. Fra i criteri anche quello secondo cui il governo dovrà ‘individuare le attività di interesse generale che caratterizzano gli enti del Terzo settore, il cui svolgimento, in coerenza con le previsioni statutarie e attraverso modalità che prevedano le più ampie condizioni di accesso da parte dei soggetti beneficiari, costituisce requisito per l’accesso alle agevolazioni previste dalla normativa’. E ancora: prevedere il divieto di distribuzione, anche in forma indiretta, degli utili o degli avanzi di gestione e del patrimonio dell’ente; disciplinare gli obblighi di controllo interno, di rendicontazione, di trasparenza e d’informazione nei confronti degli associati, dei lavoratori e dei terzi prevedendo un relativo regime sanzionatorio. I futuri decreto delegati dovranno poi ‘garantire, negli appalti pubblici, condizioni economiche non inferiori a quelle previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro adottati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative’. Presente anche un riconoscimento delle reti associative di secondo livello e la previsione, per quanto riguarda gli stipendi delle vaie cariche degli enti del terzo settore, di un principio di proporzionalità tra i diversi trattamenti economici, di limiti e di obblighi di trasparenza.

REVISIONE DEL CODICE CIVILE E SEMPLIFICAZONI Il governo dovrà, tra le altre cose, ‘rivedere e semplificare il procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica, definire le informazioni obbligatorie da inserire negli statuti e negli atti costitutivi, nonché prevedere obblighi di trasparenza e di informazione, anche verso i terzi, attraverso forme di pubblicità dei bilanci e degli altri atti fondamentali dell’ente’. Dovrà inoltre essere disciplinato ‘il regime di responsabilità limitata degli enti riconosciuti come persone giuridiche e la responsabilità degli amministratori, tenendo conto del rapporto tra il patrimonio netto e il complessivo indebitamento degli enti medesimi’. Dovrà anche essere assicurato ‘il rispetto dei diritti degli associati, con particolare riguardo ai diritti di informazione, partecipazione e impugnazione degli atti deliberativi, e il rispetto delle prerogative dell’assemblea, prevedendo limiti alla raccolta delle deleghe’. Il governo dovrà poi ‘prevedere che alle associazioni e alle fondazioni che esercitano stabilmente e prevalentemente attività d’impresa si applichino le norme previste dai titoli V e VI del libro quinto del codice civile, in quanto compatibili’, sulle società, le imprese cooperative e le mutue assicuratrici. Prevista anche la disciplina del ‘procedimento per ottenere la trasformazione diretta e la fusione tra associazioni e fondazioni’.

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