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In Romagna circa 4 mila cacciatori in meno: "Metteremo mano alla legge regionale"

Esprime preoccupazione il consigliere regionale della Lega Nord, Massimiliano Pompignoli, sulla disaffezione venatoria che sta colpendo anche le tre provincie romagnole.

“Drammatico crollo di appassionati e praticanti. Camicia di forza all’arte venatoria che rischia l’estinzione. In
Romagna circa 4 mila cacciatori in meno rispetto alla stagione 2008/2009. Obiettivo: mettere mano alla legge regionale e regole meno restringenti”, esprime preoccupazione il consigliere regionale della Lega Nord, Massimiliano Pompignoli, sulla disaffezione venatoria che sta colpendo anche le tre provincie romagnole

“E’ la stessa Regione ad issare bandiera bianca e ad arrendersi di fronte all'evidenza. I numeri non mentono e nella delibera di Giunta che detta le linee guida del calendario venatorio 2015/2016 si dà atto della «…costante diminuzione dei cacciatori residenti in Emilia Romagna, nonché degli iscritti agli ambiti territoriali…» -  sottolinea Pompignoli -. Nella stagione 2008/2009 erano 7.406 i cacciatori residenti nella sola provincia di Forlì-Cesena. Oggi sono 5.904. Quelli iscritti all'ambito territoriale di riferimento (ATC) erano 9.970 per poi toccare il fondo nella stagione 2014/2015 ed arrestarsi a quota 7.844. Non danno sollievo i dati di Ravenna e Rimini. La situazione più grave la vive Ravenna che nella stagione 2008/2009 contava 7.345 cacciatori residenti nel comprensorio provinciale a fronte dei 5.546 attualmente ‘censiti’. Quelli iscritti all’ATC provinciale erano 10.143 nel 2008/2009. Oggi sono 2.455 in meno. La situazione non cambia
nel riminese con 654 cacciatori residenti in meno nello stesso range temporale e una lieve flessione anche in quelli iscritti all'ambito territoriale provinciale”.

“Va detto, a scanso di equivoci, che un appassionato può iscriversi anche a diversi ATC con il rischio che i dati aggregati forniti dalla Regione siano parziali e che un cacciatore censito nell’ATC della provincia di Ravenna lo sia anche in quella di Forlì-Cesena facendo ‘traballare’ i numeri - aggiunge il
consigliere leghista -  Il crollo è dettato da molteplici fattori tra i quali il prezzo vertiginoso della licenza, circa 500 euro, al quale si aggiunge quello per l’iscrizione a ciascun ATC (ben 6 nella sola provincia di Forlì Cesena che richiedono una spesa esagerata per ognuno di essi nel rispetto dei confini cartografici) e la staticità dei vincoli normativi in materia di specie cacciabili e limiti temporali. Insomma un labirinto di restrizioni e cavilli burocratici che rischiano di far morire una delle più antiche tradizioni romagnole per portare introiti alle regioni confinanti (Toscana e Veneto in testa) che vantano più flessibilità nella stesura dei
calendari venatori.”

Infine, conclude Pompignoli, “metteremo mano alle anacronistiche leggi regionali vigenti in materia per andare incontro alle istanze dei nostri cacciatori pur nel rispetto dell’equilibrio faunistico locale”.

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