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Sanità, Ragni (Fratelli d'Italia): "Ancora tempi lunghi per prenotazioni visite e servizi agli anziani"

A sollevare il problema è Fabrizio Ragni, vicecoordinatore provinciale di Forlì-Cesena di Fratelli d'Italia

"L'epidemia da Covid 19 sta creando problemi difficilmente risolvibili, a breve termine, per una delle categorie sociali più deboli: gli anziani. In ambito Ausl Romagna il sistema di prenotazioni di visite ambulatoriali e specialistiche procede a rilento. Siamo di fronte ad allungamento dei tempi nell'erogazione del servizio che mette con le spalle al muro centinaia di persone. Con il servizio pubblico si devono sopportare tempi e liste d'attesa lunghissimi, mentre a pagamento la prenotazione è soddisfatta in breve tempo". A sollevare il problema è Fabrizio Ragni, vicecoordinatore provinciale di Forlì-Cesena di Fratelli d'Italia.

"Soltanto per citare un caso, a me riferito personalmente, per una richiesta di valutazione geriatrica si deve attendere almeno due mesi: da metà aprile a metà giugno. Parliamo di persone a rischio demenza senile e dunque non autosufficienti e non gestibili in ambito familiare - prosegue Ragni -. Nel culmine dell'emergenza, l'estate scorsa, l'Ausl Romagna aveva sospeso  240mila prestazioni specialistiche ambulatoriali ed esami diagnostici ritenute “non urgenti”. E' stato garantito che si sarebbe rimesso in moto il meccanismo, ma purtroppo dobbiamo registrare lungaggini ed il riproporsi di problematiche endemiche. E mi limito a portare a conoscenza dell'opinione pubblica alcuni casi che mi sono stati illustrati da semplici cittadini".

"Per le prenotazioni c'è una difficoltà oggettiva per gli anziani a utilizzare gli strumenti alternativi (il Cuptel e il fascicolo sanitario elettronico) alle modalità in presenza, come recarsi fisicamente ai Cup o agli sportelli aziendali - continua -. Il Coronavirus ha messo a nudo le criticità di una gestione sanitaria in capo alla Regione ed ai singoli manager Usl, e sul modello attuale di gestione degli anziani nel sistema misto socio-sanitario si dovrebbe aprire una profonda riflessione. La sanità pubblica, a nostro avviso, dovrebbe sostenere e garantire servizi utili erogati fino ad oggi da organizzazioni non profit o cooperativistiche come i Centri diurni. Luogo fondamentale per alleggerire le famiglie con parenti non non autosufficienti o affetti da demenza. Così come si dovrebbero incrementare i fondi statali per la non autosufficienza, ancora esigui se rapportati a quelli erogati dagli altri Paesi Europei".

"Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio paradosso dell’effetto collaterale delle misure anti-Covid sulla popolazione degli anziani, quella più esposta al virus. Oltre al problema dell'assistenza ai soggetti non autosufficienti c'è la questione della riduzione e delle limitazioni degli accessi a Centri diurni, Rsa, hospice e strutture riabilitative e residenziali che hanno determinato una minore interazione tra gli individui e un impoverimento delle relazioni socio-affettive che, in una popolazione fragile e in larga misura cognitivamente instabile come quella della Terza età, può favorire, e sta di fatto favorendo, un ulteriore decadimento psico-emotivo, determinando poi un relativo e conseguente peggioramento delle patologie di tipo organico - conclude -. Come da noi chiesto da anni, una maggiore erogazione di fondi, servizi e personale specializzato".  

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