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Sapro, Alessandrini (PD) accusa il Comune: "Cinismo e arroganza"

Il consigliere regionale del Partito Democratico, Tiziano Alessandrini, si lascia andare ad un duro atto di accusa nei confronti del Comune di Forlì per l'atteggiamento tenuto sul fallimento della società pubblica

Estate rovente per il caso Sapro. Dopo la notizia dei 25 avvisi di garanzia notificati ad altrettante persone (qui i nomi) direttamente o indirettamente collegate al fallimento dell'ex società pubblica dedicata allo sviluppo degli insediamenti industriali, è il consigliere regionale Tiziano Alessandrini (Partito Democratico) a innescare una nuova polemica.

Lo fa attraverso il suo sito internet e la sua newsletter, con un commento alle recente esternazioni di alcuni amministratori del Comune di Forlì che hanno paventato l'ipotesi di costituire il Comune come parte civile nel futuro processo per il fallimento della società.

LA POSIZIONE DI ALESSANDRINI - "Non credo che qualcuno possa pensare che persone come Elvio Galassi, Leonardo Belli e altri che sono transitati nel Consiglio di Amministrazione - scrive Alessandrini sul suo sito - abbiano tratto vantaggi personali di alcun genere, se non appunto rappresentare l’Ente azionista che li aveva designati. Mi scuso per gli altri che non cito, ma 25 sono veramente tanti".

IL 'SUO' PRECEDENTE - "Mi permetto di fare questa banale osservazione - prosegue Alessandrini - perché nella mia vita, mentre ricoprivo un altro incarico, anch’io sono incappato nel sospetto della Magistratura di avere addirittura ordito una truffa ai danni della allora CEE in una vicenda riguardante i corsi di formazione professionale".
"Bene, dopo cinque anni di calvario processuale - prosegue Alessandrini - sono stato assolto con formula piena dal Tribunale, su richiesta del Pubblico Ministero, per non aver commesso il fatto. Confesso che mi sarebbe dispiaciuto moltissimo dover subire anche l’umiliazione che qualcuno si fosse costituito parte civile contro di me".

"CINISMO E ARROGANZA" - Su questo il Comune di Forlì sembra aver assunto un orientamento preciso, che per Alessandrini ha un sapore molto chiaro: tanto da arrivare a vedere negli amministratori comunali di Forlì che intendono costituirsi parte civile "il cinismo e l’arroganza del potere e mi chiedo se siano così sicuri che sarebbero riusciti a fare meglio. Da come è stata gestita la vicenda Sapro, a partire dall’estate 2009, ne dubito molto".

GLI ERRORI COMMESSI - Il consigliere regionale del PD esamina poi le azioni compiute dalla giunta Balzani nelle fasi finali di Sapro: "Infatti l’enorme errore dei principali azionisti, a cui bisognerebbe chiedere conto, è stato quello di avere lasciato fallire la società - accusa Alessandrini -, con tutte le conseguenze negative che ne sono scaturite: per gli acquirenti delle aree negli ultimi anni di vita della società, per le imprese e per i tecnici che hanno realizzato i lavori e non hanno potuto riscuotere le loro spettanze, per i fornitori in generale".

Alessandrini traccia un giudizio pesante quanto afferma che "è stato un danno per la città e per l’intera provincia, frutto della mancanza di volontà di esperire veramente strade alternative, calcolo politico e demagogico per assecondare l’opinione pubblica meno informata e desiderio fine a se stesso di discontinuità con le precedenti amministrazioni".

LA DIFESA DEGLI AMMINISTRATORI DI SAPRO - "Anch’io in passato - ammette Alessandrini -, sempre quando ricoprivo un altro incarico, ho avuto occasione di criticare i comportamenti di Sapro: prezzi alti delle aree urbanizzate, aree troppo grandi per le piccole imprese e poca volontà di frazionarle, incarichi professionali troppo concentrati su pochi nomi di professionisti, contrarietà circa l’ampliamento della missione societaria al trattamento anche di terreni per aree residenziali, ecc.".

Però Alessandrini fa notare che "non si può scaricare la responsabilità di questo nuovo indirizzo sulla governance della società. Ciò ha richiesto un cambiamento dello Statuto, approvato evidentemente dall’assemblea degli azionisti, che così ha espresso una precisa volontà politica. Certo non si è trattato della volontà di commettere illeciti; tutt’altro. E’ stato un errore politico? Può darsi, anzi certamente. Non era il caso di snaturare il core business principale della società. Ma un conto è dirlo oggi, con il senno del poi, un conto era dirlo ieri. Non credo che gli attuali amministratori, nelle condizioni di quelli precedenti avrebbero fatto meglio, visto come si procede su altre strutture".

Una polemica che, probabilmente, è destinata a non fermarsi qui.
 

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