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Agricoltura, in Prefettura il Tavolo di contrasto al caporalato

Ha coordinato i lavori il prefetto Fulvio Rocco de Marinis, affiancato da Raffaele Sirico.

“Da tempo, come sindacato abbiamo puntato la nostra attenzione verso il problema del lavoro nero e del caporalato in agricoltura. Porteremo dunque il nostro fattivo contributo di partecipazione e le nostre proposte all'interno del costituito Tavolo di coordinamento istituito dalla Prefettura di Forlì-Cesena, con l'obiettivo che l' azione di contrasto di questi fenomeni si intensifichi e possano essere prese in carico le denunce rivolte agli organi preposti alla vigilanza sul lavoro, anche alla luce del nuovo Ddl contro il caporalato approvato dal parlamento e delle novità operative che introduce”. E' quanto afferma Emanuela Del Piccolo, segretario dell'Ugl di Forlì-Cesena e Rimini, che giovedì mattina ha partecipato alla prima riunione del Tavolo permanente di coordinamento istituito dalla Prefettura di Forlì-Cesena contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, alla presenza degli altri sindacati, delle associazioni agricole di rappresentanza e dell'Ispettorato del Lavoro. Ha coordinato i lavori il prefetto Fulvio Rocco de Marinis, affiancato da Raffaele Sirico.

"Il sindacato Ugl a livello locale e nazionale è in prima linea da anni con iniziative di denuncia e solidarietà verso i lavoratori agricoli che subiscono le angherie del caporalato e del lavoro nero , in difesa delle persone più vulnerabili e che per portare a casa uno stipendio da fame mettono a rischio anche la vita, in condizioni di vita e di lavoro disagiate - continua Del Piccolo -. Un triste fenomeno che provoca dolore e illegalità non soltanto al Sud, ma anche in altre parti d'Italia a forte vocazione agricola, come la stessa Romagna, dove la manodopera straniera a costo quasi zero (4-5 euro l'ora è la paga da fame) offre sacche di illegalità sempre più insostenibili.

“Da tempo, offriamo assistenza e consulenza sindacale ai soggetti più deboli di questa filiera del lavoro - prosegue la sindacalista dell'Ugl -. Raccogliamo le denunce di illegalità anche se ravvisiamo come gli stessi lavoratori “schiavizzati” rinuncino ad esporsi nel timore di subire ritorsioni o perdere la pur precaria occasione di lavoro. Anche a Forlì Cesena esiste il problema del lavoro agricolo in nero e del caporalato (nella vallata del Savio, nelle vallate del Rabbi e del Montone, soprattutto), una triste piaga sociale che vedi in alcuni territori impiegati lavoratori stranieri spesso clandestini e non registrati, dove la qualità, le condizioni e la legalità del lavoro sono fattori quasi inesistenti, quindi invisibili al sistema Inps e Inail e quindi allo Stato e alle Regioni, e danno delle aziende del settore avicunicolo e zootecnico che lavorano rispettando la legge”.

"Le denunce non arrivano soltanto dalla manodopera straniera. Molti italiani, per colpa della crisi, sono stati costretti a ritornare a lavorare nei campi e in alcuni casi in condizioni di moderna “schiavitù” e sotto il comando di caporali stranieri, spesso rumeni - chiosa -. Il lavoro nero lede i diritti dei lavoratori e determina situazioni di concorrenza sleale, a discapito dei soggetti economici che operano nella legalità. Ed il fenomeno del caporalato in agricoltura nei mesi scorsi era stato addirittura negato, sfidando il ridicolo e il buon senso delle cose, da un' organizzazione di categoria , pur presente oggi al Tavolo prefettizio . Noi ribadiamo il concetto: il fenomeno esiste ed è molto più diffuso di quanto si pensi, in Romagna come in Emilia, da Nord a Sud. Si tratta soltanto di coinvolgere in questa battaglia contro lo sfruttamento dei lavoratori (non soltanto immigrati ma anche italiani) tutti i livelli istituzionali locali e nazionali , compreso il governo, intensificando i controlli e applicare le leggi che già ci sono, in attesa che anche a livello locale i lavori dei questo coordinamento portino a soluzioni concrete di contrasto”

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