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Ticket sanitari, Strada (Pd): positiva la risposta della Regione

Il Governo, nel tentativo di arginare la spesa pubblica, ha deciso recentemente di privare le Regioni delle risorse necessarie per finanziare il non pagamento dei Ticket sulle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini (circa 381 milioni di euro per il 2011)

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Il Governo, nel tentativo di arginare la spesa pubblica, ha deciso recentemente di privare le Regioni delle risorse necessarie per finanziare il non pagamento dei Ticket sulle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini (circa 381 milioni di euro per il 2011).
Tale scelta è stata fortemente osteggiata dal Partito Democratico e dalla Regione Emilia-Romagna, che vedono nell’introduzione di quella che nei fatti è una “tassa sulla salute” un limite all’esercizio di un diritto universale da parte delle persone con maggiori difficoltà socio economiche, e, assieme ad altre forze politiche e sociali, avevano avanzato la proposta di recuperare le risorse necessarie attraverso l'aumento della tassazione sul tabacco.
Dal momento che la proposta non è stata accolta dal Governo, la nostra Regione ha optato per una soluzione di equità e giustizia sociale, chiamando i propri cittadini al pagamento dei ticket sulla base delle loro reali capacità economiche. La scelta, pienamente condivisibile, conferma come la Regione Emilia-Romagna continui a credere fortemente in un modello sanitario pubblico, capace di garantire a tutti le stesse opportunità di salute, indipendentemente dalle proprie disponibilità finanziarie, distinguendosi decisamente in questo dalle scelte organizzative assunte da altre Regioni, come la Lombardia.


Tale modello, che appunto privilegia i principi di equità e giustizia sociale, porta con sè alcune difficoltà, tra le quali una delle più significative è sicuramente quella del "governo della domanda", oggi gestito prevalentemente con il sistema delle liste di attesa stabilite sulla base delle condizioni di emergenza per la salute dei cittadini.


Una scelta difficile, che espone a critiche sui tempi delle cure, a volte troppo lunghi, e rispetto ai quali costantemente si cerca di porre rimedio con l'introduzione di maggiori risorse (a tal proposito si ricorda che, con la recente variazione di Bilancio, la Regione Emilia-Romagna ha destinato ben 60 milioni di euro aggiuntivi al sistema sanitario regionale, in buona parte proprio per il contenimento delle liste di attesa) e attraverso la promozione di una sempre maggiore appropriatezza nelle prescrizioni e nelle cure da parte dei professionisti del settore.


L’idea del centro destra, recentemente confermata dal ministro Fazio, che la domanda di salute possa essere governata attraverso il pagamento delle prestazioni sanitarie è propria di chi predilige un sistema sanitario privato a pagamento, con la convinzione che oggi molti vadano dal medico o dal farmacista perché “tanto non costa nulla”. In questo modo però, al fine di ricercare una maggiore appropriatezza di accesso ai servizi sanitari, le condizioni socio-economiche possono divenire una barriera all’esercizio del diritto fondamentale alla salute, costituzionalmente garantito.

 

L’appropriatezza delle cure non può essere delegata alle capacità economiche dei cittadini, ma deve essere responsabilità dei validi professionisti operanti nel sistema sanitario nazionale, gli unici che possono essere preposti ad una lettura, tecnicamente e scientificamente corretta, dei bisogni di salute di noi cittadini.


Questo periodo di profonda crisi della finanza pubblica impone la necessità di ricercare nuovi equilibri tra qualità e sostenibilità delle prestazioni sanitarie, nel farlo occorre però avere la forza e la volontà di non rinunciare a quei valori di equità e giustizia che sono fondamentali per mantenere la coesione sociale necessaria per superare tutti assieme il difficile momento che stiamo vivendo. L’attuale governo sceglie altre strade, vessatorie e ingiuste.
 

 

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