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"Trasformare l'Agorà nel salotto bello e solidale di Castrocaro"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

"I punti del nostro programma li abbiamo declinati e dichiarati nei precedenti incontri pubblici. Si potrebbero sintetizzare nel recupero architettonico e funzionale degli edifici ormai dismessi, nel ripopolamento del Comune, puntando su studenti e lavoratori, sulla ripartenza economica e turistica; il tutto condito da una buona dose di coraggio. Il coraggio, appunto, caratteristica necessaria a qualsiasi amministratore che voglia imprimere un'impronta tangibile al proprio agire. Il coraggio di fare scelte che impattino su se stessi come sulla propria comunità. Un programma sicuramente ampio ed avveniristico, il cui concepimento è stato forse permesso dal fatto di non aver partiti alle spalle che impongano direttrici di marcia. Su di uno in particolare mi piacerebbe soffermarmi, un progetto che mi son sentito di ispirare e caldeggiare: il recupero e trasformazione sul modello "Cohousing scandinavo" del Residence di via Samori, consuetudinariamente chiamato Agorà. La coabitazione solidale è uno stile di abitazione collaborativo che cerca di superare l’emarginazione contemporanea dell’individuo nel quartiere, in cui nessuno conosce bene il suo vicino e dove non si trova nessun senso di comunità. I cohousing sono composti da abitazioni private corredate da spazi e servizi comuni, progettati e realizzati, fin dalla concezione del progetto, dai loro futuri abitanti.

Può interessare e coinvolgere condomini di tutte le fasce d'età. Solitamente le caratteristiche della comunità cohousing sono: un equilibrio tra il privato e il sociale, un ambiente sicuro e accogliente per i bambini, uno stile di vita pratica e spontanea, una comunità inter-generazionale, un disegno e una costruzione ambientale che dà priorità al pedone e all’uso dello spazio aperto. La prima esperienza di cohousing nacque nel 1972 nei pressi di Copenaghen in Danimarca, da allora vi è stata una progressiva diffusione nei paesi scandinavi, negli Stati Uniti e nei paesi a cultura anglosassone.

Le comunità di cohousing combinano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi (micronidi, laboratori per il fai da te, auto in comune, palestre, stanze per gli ospiti, orti e giardini) con benefici dal punto di vista sia sociale che ambientale. Questi tipo di coabitazione  si sta affermando anche come strategia di sostenibilità: se da un lato la progettazione partecipata e la condivisione di spazi, attrezzature e risorse agevola la socializzazione e la mutualità tra gli individui, dall’altro questa pratica, unitamente ad altri “approcci” quali ad esempio la costituzione di gruppi d’acquisto solidale, il car-sharing o la localizzazione di diversi servizi, favoriscono il risparmio energetico e diminuiscono l’impatto ambientale della comunità.

Solitamente le caratteristiche della comunità cohousing sono: un equilibrio tra il privato e il sociale, un ambiente sicuro e accogliente per i bambini, uno stile di vita pratica e spontanea, una comunità inter-generazionale, un disegno e una costruzione ambientale che dà priorità al pedone e all’uso dello spazio aperto. Questo modello abitativo permette di vivere in un ambiente sano e sicuro, con altissime forme di socialità e collaborazione. Un ambiente particolarmente idoneo alla crescita dei bambini e alla cura degli anziani. Nel rispetto della privacy di ciascuno, in Cohousing si possono condividere moltissimi spazi e servizi, risparmiando risorse e ripartendone i costi. Questo è il valore aggiunto della coabitazione,, che creando una estesa rete sociale-solidale, semplifica la vita quotidiana nella condivisione. Trasformare quella zona nel salotto bello e solidale di Castrocaro".

 Riccardo Merendi, candidato consigliere per "Noi di Castrocaro-Turchi Sindaco"

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