Un mese fa l'alluvione, il Popolo della Famiglia: "È il momento di rimboccarsi le maniche e di guarire le ferite della città"
"Ad un mese dalla terribile calamità che ha colpito Forlì, come Popolo della Famiglia vogliamo offrire alcune considerazioni per contribuire alla necessaria elaborazione di quanto accaduto. L'alluvione del 16 maggio scorso non ha sconvolto soltanto la vita di interi quartieri, ma ha segnato, è il caso di dirlo, uno spartiacque tra un prima e un dopo, tra uno stato di cose, un modo di essere e di vivere fino a quel momento dati per scontati, e una nuova condizione esistenziale determinata da un totale e improvviso ribaltamento di prospettiva.
Innanzitutto, la fragilità della condizione umana di fronte ad eventi imponderabili, come la furia improvvisa della natura, si è palesata in tutta la sua evidenza ancor più che nel caso della pandemia, con reazioni però completamente differenti: la solidarietà umana spontanea e dal basso scattata immediatamente, ha chiuso finalmente il capitolo dell'assurda divisione tra buoni e cattivi che solo un anno fa distruggeva i rapporti tra le persone e le teneva a distanza le une dalle altre. Frasi come "ne usciremo migliori" o "ci si salva insieme", coniate quando in realtà dall'alto si alimentavano discordia e fratture tra i cittadini, si sono finalmente riempite di senso nell'abbraccio fraterno tra gli alluvionati e i loro conterranei accorsi ad aiutarli, o nella generosità di quanti hanno messo a disposizione le proprie risorse per alleviare la fatica e il disagio di chi aveva perso tutto.
La sorpresa più bella, però, è stata la lezione dei giovani della nostra città, che con la loro mobilitazione hanno fatto veramente la differenza, mostrando alla comunità la loro capacità di reazione e di altruismo. Nelle ore e nei giorni successivi al disastro, i cittadini alluvionati hanno visto arrivare in loro aiuto frotte di ragazzi mai conosciuti prima, armati di pala, stivali e sorriso, tante famiglie hanno trovato sollievo dall'energia instancabile dei giovani organizzatisi spontaneamente in squadre, gli sfollati hanno ritrovato l'ottimismo e la forza di sorridere contagiati dal loro entusiasmo. Non si può dare un prezzo allo straordinario contributo che i giovani hanno offerto in questa occasione, sicuramente l'entusiasmo e il darsi da fare senza risparmio sono una prerogativa delle ultime generazioni, ma il loro apporto non va archiviato in fretta bensì riconosciuto, premiato e valorizzato come risorsa indispensabile per la nostra città.
Pertanto, oltre ai doverosi ringraziamenti di cuore da parte delle autorità cittadine, ai giovani vanno date le motivazioni per continuare a farsi carico della comunità in cui crescono, studiano, muovono i primi passi nel mondo del lavoro o sognano di farsi una famiglia.
Abbiamo scoperto con piacere che i giovani della nostra città non sono rappresentati solo dai piagnoni del cambiamento climatico, né sono irrimediabilmente ripiegati su se stessi e sui social, disinteressati a quello che succede loro intorno, come a volte potrebbe sembrare. I giovani della nostra città si sono letteralmente immersi nel fango per cambiare in modo positivo la realtà che li circondava, ci hanno mostrato la loro immensa energia, il loro altruismo incondizionato, la loro resistenza alla fatica, la volontà di spendersi a costo di lasciare le proprie comodità. Ci hanno fatto capire il loro bisogno di essere messi alla prova, di sentirsi utili, di aspettarsi che gli si chieda di occuparsi di qualcosa per vivere la dimensione della gratuità fuori dai comfort nei quali spesso la società li confina. Non possiamo rispondere semplicemente con un "grazie e arrivederci", saranno loro un giorno la memoria storica di quanto accaduto. Molti di questi giovani, fra l'altro, ci hanno dato una doppia lezione, perché sono gli stessi che un anno fa, se privi di una tessera verde, erano esclusi dai campi sportivi o da una normale socialità, eppure hanno saputo rispondere con un sentimento spontaneo di fratellanza e di mutuo sostegno.
Pertanto facciamo un appello al sindaco e ai suoi collaboratori, perché mettano i giovani al centro dell'interesse dell'amministrazione e prendano sul serio il loro desiderio di essere protagonisti della città. Bisogna creare spazi e occasioni per la loro aggregazione, favorire la loro partecipazione attiva, mettere in campo opportunità che li aiutino a sviluppare creatività e voglia di fare. L'energia dei giovani è fondamentale per la crescita umana e sociale della nostra città, per dare nuovo slancio alle associazioni di volontariato del terzo settore, per realizzare una progettualità di vita che faccia crescere e progredire il nostro territorio. Occorre rendere attrattiva Forlì anche per gli studenti fuori sede, invogliandoli a restare e magari a decidere di stabilirsi definitivamente nel nostro Comune.
L'alluvione ci ha dimostrato che tra la discoteca e una pala in mano, i giovani hanno scelto la seconda, trovando ugualmente modo di rendere gioiosa la fatica.
Molti di loro in questo mese sono maturati in fretta, diventando donne e uomini adulti, con sogni e speranze grandi. Ora chiediamo alla politica di occuparsi di questi giovani non solo con reazioni emotive di ringraziamenti e riconoscimenti, ma di porre in agenda le risposte che un'amministrazione può dare per rispondere ai loro bisogni. Si parla di occupazione, di possibilità di case per costruire famiglie giovani , di spazi di espressione artistica e luoghi di incontro e di formazione, in un contesto di stabilità e sicurezza. Se Forlì vuole essere la città dal volto giovane e ottimista che abbiamo visto in questa occasione, faccia le mosse giuste, agevoli l'imprenditoria e l'occupazione giovanile nel nostro territorio, aiuti le giovani coppie ad accedere al mutuo prima casa, esca dalla logica delle mancette per i neo genitori che con coraggio hanno messo al mondo un figlio. È il momento di rimboccarsi le maniche e di guarire le ferite della città, facciamo in modo che gli interventi futuri possano rispondere alle esigenze non solo dei danneggiati ma anche dei tanti giovani che sono stati decisivi nell'emergenza e che con la loro immagine sporca di fango e sorridente ci hanno reso orgogliosi e famosi in tutto il mondo".
Popolo della Famiglia