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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Unione dei Comuni, Ragni (FdI): "Ora gli ex sindaci ammettono il fallimento, ma prima tacevano"

A inizio del 2022 diventerà effettivo l'addio del Comune di Forlì all'Unione dei Comuni della Romagna forlivese, quella che era la più vasta e popolosa unione italiana

A inizio del 2022 diventerà effettivo l'addio del Comune di Forlì all'Unione dei Comuni della Romagna forlivese, quella che era la più vasta e popolosa unione italiana con un'estensione di 1.262 kmq e 186.000 abitanti, e prima di quella scadenza la politica dell'intero territorio forlivese dovrà interrogarsi sui modelli della governance. Sul piatto alcune proposte elaborate dalla società ferrarese Poleis che ha presentato un apposito ‘Piano di sviluppo strategico dell' Unione’ che approfondisce in particolare le funzioni associate di gestione del personale e di antisismica e le ipotesi di conferimento dei servizi sociali e di gestione dello Sportello Unico per le Attività Produttive.

“Tocca però alla politica decidere nel merito. Una delle soluzioni indicate dalla Poleis è la creazione di un' Unione che comprende quasi per intero i comuni dell'ex Comunità montana dell'Appennino Forlivese con l'aggiunta di Forlimpopoli e Bertinoro e di un'altra Unione che raggrupperebbe i Comuni dell'area Ovest da Predappio a San Benedetto in Alpe. In entrambi i casi uno dei nodi da sciogliere riguarderebbe la necessità di rafforzare le aliquote della Polizia Municipale per garantire la sicurezza urbana e la collaborazione con le forze di Polizia dello Stato nel contrasto alla criminalità e nel mantenimento dell'ordine pubblico. Una linea che contrasta da sempre con le politiche dei sindaci di sinistra che, non a caso, non vedono e non hanno visto in questa carenze d'organico un problema”, commenta Fabrizio Ragni, vicecoordinatore di Fratelli d’Italia Forlì-Cesena e responsabile del territorio forlivese del partito.

“In questi giorni registriamo prese di posizione di ex amministratori del centrosinistra che ammettono il fallimento dell'Unione, ma per anni gli stessi ex sindaci si sono guardati bene dall'indicare e risolvere i problemi venuti al pettine nell' ultimo biennio. Hanno prevalso non tanto i campanilismi, quanto un'ideologia centralista che delegava alla provenienza politica dei sindaci di sinistra il compito di seguire le direttive del partito, prima ancora che una visione generale. Questi ex sindaci che oggi parlano di “fallimento dell'Unione” per anni hanno taciuto sull'iniquità dei bandi regionali che favorivano Unioni più piccole di quella Forlivese. Non hanno mai sollevato il problema, forse perché a capo della Regione c'erano sempre e soltanto governatori di sinistra. E a livello nazionale sempre la sinistra (dal governo Letta a quello Renzi, passando per Delrio) ha lavorato per l'abolizione delle Province che costituivano un contrappeso ideale fra enti locali e Regioni. Dunque la questione è politica prima ancora che tecnico amministrativa”, aggiunge Ragni.

“Alle forze del centrodestra, con la scelta del sindaco Zattini di uscire dall'Unione, va il merito di aver aperto il dibattito e di aver messo a nudo carenze endemiche e contraddizioni del sistema. Marcando un forte esempio di discontinuità rispetto alle politiche ed alle abitudini fallimentari del centrosinistra degli ultimi anni. E, adesso, apriamo il dibattito su quella che dovrà essere la nuova Unione o le nuove Unioni forlivesi coinvolgendo i territori, i sindaci e gli amministratori delle cosiddette Aree interne (quelle sempre penalizzate dai governi nazionali o regionali di sinistra) e delle zone collinari e montane, per anni esclusi dalle stanze dei bottoni. E su questo tema il centrodestra si muoverà unicamente nel solco dell'interesse delle popolazioni, dei cittadini e delle imprese che nei 14 Comuni ci abitano e lavorano”, conclude il vicecoordinatore di Fratelli d’Italia Forlì-Cesena e responsabile del territorio forlivese del partito.

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