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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Unione Romagna forlivese, Vietina-Roccalbegni: “Vogliamo un divorzio consensuale e non giudiziale"

Incontro in Regione per valutare nuove forme associative. Chiesta la valutazione di una scissione in due Unioni più funzionali e omogenee

“Come spesso accade, il Movimento 5 stelle parla senza aver approfondito e senza cognizione di causa. Il fatto di valutare in Consiglio l’approvazione del programma di riordino territoriale 2018-2020, relativo ai contributi che la Regione eroga all’Unione, non significa che stiamo ‘salvando’ l’Unione stessa. Significa che stiamo lasciando una via d’uscita ai Comuni che questa Unione la contestano da tempo e che vorrebbero passare a forme associative più snelle e funzionali senza farne pagare dazio ai cittadini. Magari Unioni più piccole che siano anche più omogenee dal punto di vista territoriale”.

I sindaci di Tredozio e di Modigliana, Simona Vietina e Valerio Roccalbegni, replicano duramente agli attacchi del Movimento 5 stelle. I due sindaci, nei giorni scorsi, si sono recati in Regione proprio per valutare quali possibili azioni intraprendere per uscire da questo ingessamento di ogni servizio in Unione senza incidere sulla spesa a carico dei cittadini. 

“Non ci siamo accodati all’andazzo generale come i grillini vorrebbero far credere – replicano l’Onorevole Vietina, primo cittadino di Tredozio e Roccalbegni, primo cittadino di Modigliana -. Se il piano di riordino territoriale non sarà approvato, i Comuni contrari dovranno rifondere i contributi persi. Quindi, oltre al danno subiremmo anche la beffa. Ed è per questo che stiamo cercando una via per tutelare i cittadini e, nello stesso tempo, ripensare completamente questa Unione che non funziona, con gestioni associate in fase di stallo e con scarso potere decisionale da parte dei Comuni più piccoli. Tra l’altro lo Statuto dell’Unione, voluto dalla maggioranza PD, all’articolo 4 comma 4 vincola i Comuni che intendano uscire dall’Unione per altri due anni dall’approvazione della delibera di recesso che deve essere fatta entro l'aprile dell’anno in cui si delibera. Ciò significa che, anche non approvando il piano di riordino, esiste un vincolo a rimanere di fatto in Unione fino al 2020 con l’aggravante poi di trovarci a quella data al punto in cui ci troviamo adesso. Con le modifiche da noi proposte alla delibera, che verrà presentata nei consigli comunali, apriamo la strada per un divorzio consensuale e non giudiziale”.

“Il Piano di riordino deve passare in tutti i consigli comunali e noi stiamo individuando forme di tutela all’interno della delibera dove si sottolineerà di approvare il piano ma solo a fronte del fatto che intendiamo avvalerci della possibilità, offerta dalla Regione, di uno studio di fattibilità per una scissione dell’Unione in due Unioni comprendenti territori più omogenei, al fine di raggiungere una migliore efficienza organizzativa. Lo studio sarà finanziato interamente dalla Regione Emilia-Romagna".

“Il M5stelle prima di parlare dovrebbe almeno informarsi – concludono -. Siamo convinti che una Unione a quindici non sia più gestibile e stiamo facendo di tutto, nel rispetto delle regole, per cambiare rotta. E ci riusciremo”. 

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