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Economia green, l'assessore: "La via Emilia bis non serve più"

"Il fatto che nel PIL provinciale il settore delle costruzioni avesse fino a poco tempo un peso del 30%, la dice lunga su un sistema produttivo che troppo spesso invece di spendere in innovazione, ha investito nel mattone"

“Gli indicatori economici locali, come quelli nazionali, segnalano un aumento della disoccupazione nell’anno appena trascorso. Anche il recente rapporto della CCIAA  che ha analizzato i bilanci delle società di capitale nella nostra provincia, ha evidenziato una minore ripresa delle vendite rispetto ad altre realtà, soprattutto nelle imprese di dimensioni più ridotte, ed un deterioramento dell’equilibrio patrimoniale e finanziario”, analizza l'assessore comunale alle attività produttive, Maria Maltoni.

“Perfino i rendimenti dei settori a più alto contenuto tecnologico registrano risultati mediamente più bassi della media regionale. Ciò conferma quello che da oltre un decennio emerge dalle analisi economiche dell’economia provinciale, cioè presenza di settori produttivi maturi, dimensione d’impresa troppo ridotta, propensione alla innovazione non elevata. Inoltre le nostre imprese non sono sufficientemente capitalizzate e questo le penalizza ancora di più nell’accesso al credito. - continua Maltoni - Il fatto che nel PIL provinciale il settore delle costruzioni avesse fino a poco tempo un peso del 30%, la dice lunga su un sistema produttivo che troppo spesso invece di spendere in innovazione, ha investito nel mattone ed ora che l’edilizia è in gran parte bloccata (anche perchè la mole di costruito invenduto è ingente) molte aziende si ritrovano ad avere scarsa liquidità proprio mentre avrebbero necessità di innovare per competere meglio”.

“Per questo motivo ritengo che progetti quali la via Emilia bis siano ormai superati dai fatti, sia per lo stato della finanza pubblica (che dovrebbe comunque intervenire anche se solo in parte) ma anche per le prospettive del territorio. A Forlì - oltre alla via Emilia - esiste già la via Mattei che può essere riqualificata, come pure esistono già varie circonvallazioni di città vicine, mentre non c’è affatto l’esigenza di una nuova striscia di cemento di 20 km ad uso artigianale e commerciale, stante i numerosi spazi vuoti da riqualificare, a partire dai requisiti antisismici, esistenti. Per questo credo che un nuovo sviluppo sostenibile debba partire proprio da qui, dal dire nettamente basta al consumo di suolo, puntando invece a ridare nuova vita e a rivisitare dal punto di vista dei requisiti energetici ciò che è già stato costruito - spesso con standard qualitativi bassi - negli anni scorsi. Ciò metterebbe in moto lavoro per tante piccole imprese locali ed è per questo motivo che il Comune di Forlì da alcuni mesi ha attivato un apposito fondo di incentivazione per la riqualificazione energetica degli involucri delle case”, assicura l'assessore.

“Parallelamente alla capacità di innovazione delle imprese esistenti attraverso un rapporto più stringente con il sistema della scuola e dell’alta formazione, devono svilupparsi nuove filiere produttive. Penso in particolare alla implementazione di filiere della componentistica nel settore aeronautico e delle energie rinnovabili, in parte già presenti;  del distretto del riuso correlato alla raccolta differenziata porta a porta ed alla progressiva riduzione dell’incenerimento.
Una grande ricchezza per il nostro territorio potrà venire anche dalla capacità di mettere in rete le esperienze e l’offerta in campo turistico, coniugando storia, cultura, enogastronomia di qualità ed artigianato della tradizione in una proposta complessiva che dovrà vedere nel patrimonio dell’architettura del ‘900 e nella valorizzazione dei centri storici, uno dei suoi punti di forza. In sintesi uno sviluppo “dolce“ che ha nella sostenibilità il suo filo conduttore e che può essere occasione di crescita dell’ occupazione e di nascita di nuove imprese”, conclude.

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