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La Pasqua raccontata nei detti romagnoli: credenze antiche e frasi di uso comune

Il forlivese Mario Maiolani nei suoi libri, "Detti e proverbi romagnoli", "Perchè in Romagna si dice così" e "La Romagna nei modi dire dimenticati", racconta diversi modi di dire legati alla Pasqua che rivelano superstizioni e tradizioni antiche

Il mondo dei detti romagnoli pare essere infinito, ce ne sono riferiti a qualsiasi ambito. Ne ha raccolti moltissimi Mario Maiolani nei suoi libri, "Detti e proverbi romagnoli", "Perchè in Romagna si dice così" e "La Romagna nei modi dire dimenticati", nei quali si trovano diversi riferimenti alla Pasqua che rivelano superstizioni e tradizioni antiche.

Eccone alcuni che parlano dei tempi antichi, alcuni forse ormai poco conosciuti ed altri invece che sono diventati di uso comune, utilizzati ancora ai giorni nostri.

Se la Pascua la pasa i vintzènqv d'abril, us scadena e geval: "Se la pasqua supera il venticinque aprile si scatena il diavolo". L'autore spiega che la Pasqua arriva la domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera (21 marzo), che, calcolando una fase lunare di circa 29 giorni, non dovrebbe arrivare a superare il 19 aprile. Se il plenilunio fosse di lunedì, Pasqua cadrebbe il 25 aprile. Per questo è impossibile che arrivi dopo questa data.

Sempre riguardo alla data si diceva anche Elta o basa e' fréd l'ariva a Pasqua ovvero "Alta o bassa il freddo arriva a Pasqua”: che la Pasqua cada a marzo o aprile si riteneva che la stagione fredda terminasse con questa festività. Ma, nonostante questo, si diceva anche Bel tèmp par Nadél, cativ par Pasqua: “Bel tempo a Natale, cattivo a Pasqua”.

Ci sono detti comuni che ancora oggi usiamo, ma dei quali magari non conosciamo il significato, come ad esempio

Cuntènt cm'è una Pascua: “Contento come una Pasqua”. Dall'origine ebraica della festa, che l'autore spiega, alla ricorrenza cristiana, la Pasqua rappresenta un momento di gioia, diventando poi nel linguaggio popolare sinonimo di allegria e soddisfazione per qualsiasi evento positivo. Anche Fer al pulizì 'd Pascua, “Fare le pulizie di Pasqua” è un detto con origini antiche, racconta Maiolani: “Anche questa è usanza di origine ebraica, quando in questo periodo si cibavano di pane azzimo, tendendo ad eliminare tutti i prodotti alimentari vecchi ancora in casa. Per l'occasione si ripulivano mobili e indumenti, cercando di rinnovare tutto, anche in virtù dell'arrivo della buona stagione”.

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