Il covid alle elementari, l'odissea dei bimbi tra tamponi e attese: la testimonianza di un genitore
Riceviamo e pubblichiamo
"Non credo sia giusto far pagare ai bambini il prezzo peggiore di questa malattia. Eppure finora sembra così. Mia figlia e la classe viene spedita al drive dopo sette giorni dal contatto di un compagno. Tutto succede un weekend improvvisamente all'insaputa dei genitori. Tutti negativi si resta in classe. Passano i giorni e non si sa nulla. Il weekend seguente arriva e il solito incubo: forse ancora tampone, forse no, forse al drive, forse in farmacia. A pagamento, non a pagamento. Considerando che sono trascorsi 12 giorni dal contatto e che perfino il bimbo malato fortunatamente è guarito e di nuovo libero ci mettiamo nuovamente a fare file per tamponi (il senso del tampone al dodicesimo giorno vorrei però conoscerlo quando tutti dicono che ci si infetta fra il 2 e il 5 giorno, ma tanto sono i bambini che fanno i tamponi e non gli adulti quindi cosa ce ne importa).
Un positivo esce di nuovo: i giorni del primo contatto sono passati. La classe non andrà in dad, si spera (in teoria dovrebbe iniziare una nuova autosorveglianza essendo passati molti giorni). Se questi sono i tempi e le modalità credo proprio che si possano chiudere le scuole, almeno le elementari, perché tanto a distanza di 12-15 giorni la possibilità che con Omicron ne esca un altro è altissima e non si può pensare di far partire ogni volta i 10 giorni di quarantena. Se così è, un genitore, pensando al figlio chiuso ogni volta 10 giorni da tutto il mondo, vedendo le difficoltà del figlio, inizia a pensare che prendere il covid fa meno male del continuo essere chiuso e fuori dal mondo, considerato che dopo almeno per un po si sarà liberi".