Precedenza ai disabili alle file è un diritto o un dovere civico?
Dagli uffici postali, alle biglietterie in stazione e ancora, alla fila del supermercato alle casse, si trova il cartello le donne in stato di gravidanza e disabili hanno la precedenza, questo tranne al CUP dell’AUSL Romagna in via Oberdan Forlì. E’ stato proprio così per il sottoscritto affetto da un grave deficit visivo Venerdì mattina mi sono recato presso il punto CUP sito in via Oberdan a Forlì chiedendo alcune informazioni allo sportello accoglienza per la burocrazia sanitaria, precisamente per la scelta del medico di famiglia si è costretti ad attendere ore e ore di fila per sapere solo se il medico è libero e quindi effettuare o meno poi il passaggio da un medico ad un altro.
Ma la cosa più estrema che in questo ufficio aperto al pubblico non esiste, cosi mi è stato riferito dal personale addetto una fila prioritaria per le persone diversamente abili, per cui si è costretti ad attendere il proprio turno anche in situazioni di evidente disagio, o ancora meglio si è costretti a dover retribuire una persona magari ad ore e li di ore ne passano, per la mancanza di un buon senso umano e civico. Si parla tanto di integrazione di abbattimento di barriere di inclusione sociale. Nessuno vuole pretendere di voler saltare una fila o prendersi dei diritti che non vi sono, ma penso che sia cosa buona e giusta che in un ufficio pubblico come può essere il CUP di Forlì non a caso venga data la giusta attenzione a quelle persone più fragili, e non parlo solo per il sottoscritto, ma per tutte quelle categorie appartenenti, anche perché nel mio caso specifico diventa umiliante dover chiedere in continuazione quando tocca il proprio turno o ancora prima, di dover chiedere a qualcuno di prendermi il numerino e di vedermi al tabellone quando tocca a me, e questo evidenzia la carenza di un alto sistema infrastrutturale di una strumentazione arretrata dato che orami in diversi luoghi con affluenza e quindi dove vengono disturbati dei numeri vi è istallato un riconoscimento vocale, come per esempio presso la sede dell’INPS di Forlì, o presso la CISL in piazza del Carmine, cosa invece assente presso il CUP.
Allora mi chiedo almeno per coprire le carenze non sarebbe umano che in caso di persone in stato evidente di deficit avere un supporto diverso da chi può tranquillamente leggere? Naturalmente qui non si fa un discorso di volersi prendere dei diritti con forza, ma si parla appunto di poter mettere il meno possibile in difficolta chi ogni giorno lotta per essere autonomo, indipendente e al passo di un mondo che corre troppo velocemente, e molto spesso persone sulla sedia a rotelle o persone che non vedono la luce hanno di sfondo già una grande difficoltà e basterebbero piccoli gesti come concedere una fila prioritaria anche al CUP per sentirsi uguali a tutti.
Marco Lijoi