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Buon compleanno Santarelli: la storia dell'archeologo forlivese a 190 anni dalla nascita

"La sua attività professionale contribuì a portargli, per tutta la sua intensa vita, ampia stima e molti riconoscimenti da parte dei suoi colleghi e dalla comunità tant’è vero che Aurelio Saffi dichiarava grave perdita per l’amministrazione il suo ritiro”, spiega Nicola Marincola

Il 22 aprile Antonio Santarelli compierebbe 190 anni. A rendere omaggio all'archeologo forlivese, è Nicola Marincola, curatore di una pagina di divulgazione storica su Facebook chiamata “Pro Museo Archeologico Santarelli di Forlì”.  

“La voglia inesauribile di parlare di questo insigne personaggio mi spinge a ricercare e fare il punto su eventi e date fondamentali per ripercorrere la sua vita. Il focus è indirizzato a tutti coloro che vorrebbero conoscere qualche informazione in più sulla persona di Santarelli, piuttosto che il suo tanto desiderato museo archeologico. Una persona che tanto fu amata e stimata dai suoi contemporanei e da tutti noi che veniamo più di cent’anni dopo”. Marincola ripercorre la vita di Santarelli in 15 tappe.

Si parte dal 1832. “Il 22 aprile, alle ore 7.30 nasce Antonio Santarelli e lo stesso giorno viene battezzato da Don Giuseppe Benedetti a San Mercuriale con i nomi di Antonio, Francesco e Giovanni Battista. Antonio nasce dal secondo matrimonio di Giacomo, illustre architetto forlivese con Maddalena Baroncelli. Il padrino è Alessandro Francia. La madrina è Angela Belli. Il giovane Antonio segue un percorso di studi presso l’Istituto Ginnasio di Forlì”. Nel 1852 “il 12 luglio, all’età di 21 anni, consegue la laurea all’Università di Bologna (Facoltà legale Pontificia). A dicembre dello stesso anno, dopo la decisione di intraprendere un percorso di studi legali a Roma,
gli viene assegnata dal Comune di Forlì l’eredità Bonucci con lo scopo di agevolarlo in quel periodo di pratica nel suo mantenimento. (Non rimangono purtroppo tracce documentate del suo soggiorno nella capitale)”, ricorda Marincola. Prossima tappa 1859: “Al ritorno a Forlì segue il decollo (quasi immediato) della sua importante carriera amministrativa con il primo incarico come difensore d’ufficio del Tribunale civile e criminale di prima istanza”. Nel 1860 Santarelli “insegna per alcuni mesi Istituzioni Civili al Ginnasio di Forlì (la cattedra decade con la legge Casati). L’anno successivo ottiene l’abilitazione all’esercizio da notaio e successivamente viene nominato
segretario generale del Comune di Forlì, carica che manterrà per quasi 20 anni”. Si giunge così al 1868, quando “la Giunta Comunale durante la posa della prima pietra che darà il via ai lavori del nuovo cimitero monumentale, fa scrivere una memoria dettata da Santarelli. Questa è chiusa in un tubo di piombo riposto e murato accanto alla prima pietra in uno degli angoli nord-est dell’edificio”, racconta Marincola.

E' il 1874 quando, “assieme al bibliotecario marchese Ludovico Merlini e al conte Antonio Gaddi, Santarelli diventa componente di un trio che d’ora in avanti verrà riconosciuto come Commissione archeologica di Forlì”. Due anni dopo viene nominato ispettore degli scavi e dei monumenti del circondario di Forlì. Nel 1880 “per motivi di salute, che sembra non essere mai stata delle migliori, a novembre lascia la carica di segretario generale. Nello stesso anno viene nominato conservatore del museo civico di Forlì e cura la realizzazione del museo archeologico di Sarsina diventandone nel 1890 il direttore. Nel 1882 ottiene anche la carica di direttore della Pinacoteca comunale. La nomina ad ispettore viene rinnovata negli anni 1907, 1911 1915. Nel 1891 Santarelli si occupa del complessivo riordino del Museo nazionale di Ravenna”, continua il curatore della pagina.

E' il 1910, quando “l’8 maggio dispone le sue ultime volontà facendo testamento in favore degli Istituti artistici e culturali della città e delle domestiche Eugenia Paganelli e Filomena Lombardi. Nomina il fratello Apelle suo erede universale. Nel 1911 per motivi di salute, Santarelli si ritira definitivamente dalla vita professionale. L'anno seguente muore Apelle, fratello secondogenito e Antonio è costretto a modificare il testamento. 'Ponendo ad atto il pensiero del povero Apelle circa all’erede universale del nostro piccolo patrimonio, pensiero che io pure ho sempre accarezzato, eleggo e nomino per tale l’Asilo Infantile di Forlì, da lui tanto amato'”.

La vita di Santarelli arriva a conclusione nel 1920, ricorda Marincola: “Il 12 Agosto, all’età di 88 anni, l’avvocato si spegne in solitudine all’interno del palazzo di famiglia dove è nato e vissuto per diversi anni assieme al fratello Apelle, che lo accudì fino alla propria dipartita. La casa apparteneva alla famiglia Santarelli sin da inizio 1800 ed è situata all’attuale civico 44 di Corso della Repubblica (ex Vittorio Emanuele II). Viene sepolto l’ultimo componente della prestigiosa famiglia nel cimitero monumentale di Forlì”. Il 28 giugno viene inaugurata con tanto di celebrazione una lapide con dedica ai due fratelli benefattori Antonio e Apelle nell’appena riedificato asilo infantile laico in via Caterina Sforza.

“Studiando gli scritti lasciati al comune, quindi a tutti i cittadini forlivesi, si percepisce immediatamente la personalità del Santarelli-uomo, ancor prima del Santarelli-archeologo.  La sua attività professionale contribuì a portargli, per tutta la sua intensa vita, ampia stima e molti riconoscimenti da parte dei suoi colleghi e dalla comunità tant’è vero che “Aurelio Saffi dichiarava
grave perdita per l’amministrazione il suo ritiro”, conclude Marincola. 
 

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