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Forlì regina del bio

Il biologico supera le prove della crisi. L'Emilia-Romagna è prima al Centro-Nord per concentrazione di aziende del settore e Forlì-Cesena è la provincia n. 1

Un fatturato mondiale di 63,8 miliardi di dollari, in crescita del 27% dal 2008; 37,5 milioni di ettari coltivati con metodo biologico in tutto il mondo; 1,92 milioni di produttori: questi i numeri globali del bio diffusi da Ifoam (International Federation of Organic Agricolture Movements) nel corso di BioFach, la più importante fiera internazionale dedicata ai prodotti biologici, che si è tenuta a Norimberga il mese scorso. I dati raccontano di un settore in crescita nel mondo, nel quale l'Italia gioca un ruolo di primo piano.

Il nostro Paese, uno dei pochi in cui le superfici coltivate bio sono in aumento, si conferma primo in assoluto per esportazione di prodotti biologici, con 1,2 miliardi di euro l'anno. La nostra regione vanta la più alta concentrazione di aziende bio nell’Italia centro-settentrionale e a guadagnarsi il primo posto è proprio la nostra provincia: secondo l’ultimo censimento le aziende bio di Forlì-Cesena sono 687, con 129 trasformatori e 558 produttori. Tra questi, 300 sono aziende interamente dedite a produzioni biologiche, 135 sono misti (biologico più convenzionale) e 123 in conversione, hanno cioè avviato il percorso verso la produzione bio certificata.

Offre un quadro aggiornato dell'agricoltura biologica nel nostro Paese il BIOREPORT 2013, fresco di pubblicazione. I dati di questa edizione confermano il ruolo sempre più importante che il settore va assumendo nel contesto dell'agricoltura italiana: non più solo nicchia ma modello produttivo innovativo e interessante sotto il profilo sia economico che sociale e ambientale. Secondo l'ultimo censimento dell'agricoltura, le aziende agricole biologiche sono localizzate prevalentemente nei territori collinari e montani, dato che dimostra come le aziende localizzate nelle aree meno favorevoli siano più portate a valorizzare i propri prodotti, anche mediante la certificazione biologica, per controbilanciare gli effetti sul reddito delle più difficili condizioni pedo-climatiche. Le aziende biologiche sono mediamente più ampie di quelle convenzionali, da cui si differenziano anche per altre caratteristiche: si tratta di aziende a più bassa intensità di lavoro, condotte da imprenditori giovani, istruiti e innovativi, che conseguono risultati economici interessanti.

Secondo i dati SINAB, l'Italia si conferma tra i primi dieci Paesi al mondo per estensione di superficie impiegata a biologico e numero di aziende. Nel 2012, indicazioni di crescita si hanno a livello sia di produzione sia di mercato, nonostante la crisi economica abbia iniziato a colpire anche la spesa alimentare. Il settore biologico non sembra risentire degli effetti della crisi grazie ai valori positivi che incorpora nei suoi prodotti - protezione della salute, rispetto dell'ambiente e maggiore equità tra i diversi attori della filiera -, valori su cui è cresciuta notevolmente la sensibilità di molte fasce di consumatori. Nel volume viene effettuata anche una stima della pressione esercitata dalla produzione agricola su diversi elementi dell'ecosistema: suolo, acqua, biodiversità, paesaggio, atmosfera ed energia.

Da tale analisi il biologico si conferma come esempio di buone pratiche e come metodo in grado di assicurare un contributo positivo alla riduzione degli effetti negativi sugli ecosistemi e sull'ambiente. La politica ha rivestito sinora un ruolo fondamentale per l'espansione dell'agricoltura biologica in molte aree del Paese, in particolare nel Sud, pur con diverse criticità e ritardi. Il 2013 e soprattutto il 2014 sono da considerarsi anni di svolta, con la revisione di tutte le principali politiche in favore del settore: dalla revisione del reg. (CE) 834/2007 a quella di entrambi i pilastri della PAC . Solo nei prossimi anni si potrà valutare se i cambiamenti introdotti dalle politiche saranno in grado di incidere con maggiore efficacia sui reali fabbisogni delle aziende e della filiera biologiche. Il report fornisce dati regione per regione, consentendo così di fotografare anche la situazione specifica dell'Emilia-Romagna.

Con circa 3500 operatori coinvolti nel settore, la nostra regione è in testa assieme a Toscana e Lombardia: la nostra regione vanta la maggiore concentrazione di aziende bio per comune al Nord. Dal 2011 si registra un deciso e progressivo aumento dei fertilizzanti ammessi in agricoltura biologica. In particolare l'Emilia-Romagna, assieme a Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio e Piemonte, ne assorbono i tre quarti dei volumi distribuiti sul territorio nazionale. Dopo Sicilia, Calabria e Puglia e con Lazio, Toscana, Sardegna e Marche, l'Emilia-Romagna è tra le regioni che si distinguono per il maggior ammontare di risorse erogate a favore dell'agricoltura biologica nel periodo 2007-2012, con una spesa superiore a 20 milioni di euro. La coltivazione di piante officinali è diffusa in tutto il territorio nazionale e quasi ovunque le superfici risultano aumentate rispetto all'inizio del decennio; la nostra è tra le regioni che risultano maggiormente specializzate.

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