Una serata dedicata a Michael Schumacher: "In Ferrari ha lasciato il segno, faceva sentire tutti colleghi. Un'amalgama irripetibile"
Alberto Antonini è stato gradito ospite del Ferrari Club Forlimpopoli in una serata speciale dedicata ad uno dei piloti che hanno scritto pagine e pagine di storia del Cavallino Rampante dal 1996 al 2006, Michael Schumacher
Ironico, schietto ed essenziale. Alberto Antonini è stato gradito ospite del Ferrari Club Forlimpopoli in una serata speciale dedicata ad uno dei piloti che hanno scritto pagine e pagine di storia del Cavallino Rampante dal 1996 al 2006, Michael Schumacher. Il giornalista e scrittore, già inviato di Autosprint e responsabile della comunicazione Ferrari dal 2015 al 2018, su invito di Filippo Ambrosini, presidente del Club, ha presentato nella cornice del Teatro Verdi di Forlimpopoli l'ultima opera dedicata al Kaiser di Kerpen, "Maicol-Schumacher in Ferrari, le storie non dette". "Oltre a quella dei motori, ho una forte passione per la cucina", ha tenuto a rimarcare Antonini in quella che ha definito "una serata tra amici", sottolineando il suo legame con la città artusiana.
"Ho avuto una vita molto privilegiata, che mi ha permesso di girare per gli autodromi di tutto il mondo per una trentina d'anni e di conoscere molti personaggi connessi al mondo della Formula Uno - ha esordito Antonini -. Non ho mai pensato di fare lo scrittore nella vita, ma dopo il libro su Sebastian Vettel ho voluto scriverne uno che raccontasse Schumacher sotto un altro aspetto, non patinato. Volevo raccontare la persona dietro al pilota, avendolo conosciuto di persona, anche attraverso le testimonianze di colleghi e persone che hanno una presenza fortissima di Michael a distanza di anni. Partendo da episodi 'piccoli', mi ha colpito l'impronta di una persona che ha saputo cambiare il destino, le sorti e la faccia stessa della Ferrari". Nell'opera, edita da Kenness, non c'è traccia del tragico incidente sugli sci sulla pista di Méribel, in Francia, del 29 dicembre del 2013. "E' una curiosità che ho definito morbosa e non capisco cosa ci sia da dire", le parole di Antonini. Si parla invece del dualismo con Ayrton Senna, morto a Imola nel tragico weekend del primo maggio del 1994: "Non si beccarono, ma è una cosa normale quando ci sono due persone con personalità molto forte".
Il primo contatto con Schumacher
Il primo contatto con Michael Schumacher Antonini lo ebbe telefonicamente nel 1991, "quando si cominciava a parlare di questo astro nascente dell'automobilismo. Aveva 22 anni, un'età che per i tempi moderni sa già di veterano, ma che all'epoca era piuttosto bassa. Prima di debuttare in Formula 1 con la Jordan, correva nei prototipi a ruote coperte con la Mercedes, saltando la trafila nelle categorie inferiori. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e la prima volta che lo contattai era a casa della madre, confidandomi di come gli sarebbe piaciuto correre nella regina del Motorsport. Cosa che avvenne in circostanze rocambolesche in occasione del Gran Premio del Belgio, quando subentrò a Bertrand Gachot, che venne arrestato. Schumacher arrivò nella prima gara di F1 della sua vita in bici. Conosceva già la pista di Spa, trovando una brandina dove dormire. E poi, dopo aver indossato la tuta verde della Jordan, stupì tutti. Si qualificò settimo, salvo poi ritirarsi al primo giro della gara per un problema alla frizione subito dopo la partenza. Ma la gara successiva era già sotto contratto con la Benetton di Flavio Briatore. Era nata una stella".
L'epopea Ferrari
Alla Benetton si formò la triade composta da Schumacher, Ross Brawn e Rori Byrne, alla base dei successi, insieme al direttore generale del Cavallino Rampante Jean Todt, dell'epopea Ferrari dal 2000 al 2004, arricchita dal titolo costruttori nel 1999. "Alla Ferrari per tutti era "Maicol" ed ha lasciato un segno indelebile in chi ha lavorato con lui - le parole del giornalista e scrittore -. Ha plasmato una realtà, lasciando che questa realtà plasmasse lui stesso". Tra gli episodi raccontati da Antonini anche quello di Jerez De La Frontera del 1997, il contatto con Jacques Villeneuve ed un mondiale sfumato nella ghiaia. "Era la quarta stagione che facevo l'inviato di Autosprint ed ero nervosissimo - ha svelato il giornalista -. La Ferrari era da 18 anni che rincorreva il titolo piloti. L'ambientazione era particolare e si respirava l'aria delle grandi occasioni. Poi il destino si capovolse. Ci sono vari aspetti che mi hanno colpito di quella domenica, ma soprattutto la reazione di Schumacher, per il quale fu un semplice episodio di gara".
Titolo che arrivò finalmente dal 2000, aprendo un ciclo vincente conclusosi nel 2004 prima di accarezzare, ma non prendersi, il campionato nel 2006 dopo un lungo inseguimento a Fernando Alonso: "E' un'amalgama in modo assoluto difficilmente ripetitibile - l'opinione di Antonini -. Lo abbiamo visto in altre squadre, ma è una combinazione davvero rara nel mondo dell'automobilismo. C'era unità di intenti, che non sempre si ripete. Michael, dal punto di vista dello sviluppo, era troppo bravo. Andava forte anche con i pneumatici usurati. Guidava da dio, aveva una velocità istintiva, era abile ad approfittare di tutte le situazioni di gara, ma quello che portava lui era la fiducia. Chi era nel team si sentiva parte di un tutto. Faceva sentire tutti colleghi, era una persona capace di dare forti motivazioni. Era il più straordinario delle persone normali, come lo ha definito Matteo Bonciani, responsabile della comunicazione di Pirelli".
Nella foto alcuni partecipanti della serata