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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Cosa sta succedendo in Ferrari, "processo" dopo le dimissioni di Binotto: "Serve visione strategica"

Le dimissioni di Binotto sono arrivate al termine di una stagione che ha visto la Ferrari chiudere al secondo posto nel campionato Piloti con Charles Leclerc e al secondo posto in quello Costruttori alle spalle di Max Verstappen e della Red Bull Racing

Cosa sta succedendo in Ferrari? Si è parlato anche delle dimissioni del Team Principal della Scuderia di Maranello, Mattia Binotto, nel corso dell'incontro "The Drake. Storie di circuiti, corse e icone", che si è svolto domenica pomeriggio nella sede della Fondazione Dino Zoli di Forlì alla presenza dei giornalisti Pino Allievi e Leo Turrini, di Gian Carlo Minardi, fondatore del celebre Team Minardi e presidente del consiglio d'amministrazione di “Formula Imola”, la società che gestisce l’Autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola e dell'ingegner Luigi Mazzola, per oltre vent’anni in Ferrari Gestione Corse con vari ruoli di ricerca e sviluppo.

Le dimissioni di Binotto sono arrivate al termine di una stagione che ha visto la Ferrari chiudere al secondo posto nel campionato Piloti con Charles Leclerc e al secondo posto in quello Costruttori alle spalle di Max Verstappen e della Red Bull Racing. La F1-75 aveva dato l'illusione di poter lottare per entrambi i titoli (l'ultimo mondiale Piloti è stato conquistato da Kimi Raikkonen nel 2007, mentre quello Costruttori nel 2008), poi problemi di affidabilità, errori di strategia e di guida hanno permesso al "bibitaro" Verstappen di prendersi il secondo titolo dopo quello vinto nel 2021 ai danni di Lewis Hamilton.

Per l'ingegner Mazzola l'addio di Binotto è arrivato "come un fulmine a ciel sereno. E' necessario che venga riformato quello che è il concetto di Ferrari, basato sostanzialmente su una mentalità vincente. Si deve riformare un gruppo competente che sia amalgamato e che abbia un unico obiettivo, ovvero rendere la vettura vincente, cioè che possa competere per vincere un campionato. Io ho avuto la fortuna di vivere gli anni migliori della Ferrari con Ross Brawn, che era un amalgamatore vero e proprio. Questo non l'ho visto quest'anno e non l'ho visto negli anni precedenti. Questa deve essere la vera rivoluzione che la Ferrari si deve porre come obiettivo".

"Oggi ci vorrebbe un Enzo Ferrari che chiamasse Minardi e gli offrisse il reparto corse - è l'opinione di Turrini -. Siamo a pochi giorni dalla fine dell'anno e la Ferrari non ha ancora un capo Reparto Corse e nemmeno un Direttore Tecnico. Il senso di una gestione distratta è molto preoccupante e pericoloso, perchè chi lavora in azienda ha la necessità di essere incoraggiato". Quanto alle dimissioni di Binotto, "è solo l'ulteriore anello di una catena che purtroppo ha cominciato ad essere forgiata parecchio tempo fa. Nel presente io sono preoccupato, perchè non ho la sensazione che l'azionista di maggioranza relativa (Exor della famiglia Agnelli, ndr) abbia la consapevolezza di cosa davvero significhi il marchio Ferrari e perchè sia così popolare e amato in tutto il mondo. La Ferrari infatti non è un'azienda che produce solo delle bellissime auto, con profitti clamorosi, ma è un sentimento, ed è unica perchè da quando esiste partecipa alle competizioni automobilistiche. E questo valore pare sia stato perso. Ora vedo solo confusione, serve una visione strategica". 

Per Allievi, "non è stato un fulmine a ciel sereno, perchè Elkhan e Binotto non hanno mai legato, così come l'amministratore delegato Benedetto Vigna. Binotto è una persona molto razionale e pragmatica che tre anni fa ha avuto il coraggio di annunciare un piano quadriennale, che prevedeva di sviluppare prima la macchina e poi la squadra. Si era prefissato come obiettivo di vincere dei gran premi nel 2022 e nel 2023 di lottare per il mondiale. E bene o male ha risposto alle sue aspettative, con 4 vittorie e 12 pole position. E' mancata l'organizzazione in pista, con troppi errori, ma serviva anche un manager che potesse sollevare Binotto da riunioni che fanno parte dell'industria Formula Uno. Una sola persona non può gestire tutte queste incombenze. Ai tempi di Schumacher il fulcro era Ross Brawn, ma al suo fianco c'era uno Jean Todt che seguiva la parte politica. La Ferrari dell'ultima era ha sempre giocato con una sola punta, quando ne servirebbero due, come fanno in casa Red Bull e Mercedes". E il dopo Binotto cosa troverà? "Una macchina sicuramente competitiva, ma manca l'organizzazione al muretto box. La F1 non è come una squadra di calcio". 

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