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Basket, la lettera da tifoso del presidente Nicosanti: "Spostare l’inizio del campionato. Ma pronti a scendere in campo"

"Se tutto verrà confermato, scenderemo comunque in campo pronti a fare del nostro meglio e ad onorare il campionato", evidenzia Nicosanti

Non scrive solo da presidente, ma da appassionato di basket. Giancarlo Nicosanti Monterastelli, numero uno della Pallacanestro Forlì 2.015, attraverso una missiva torna a chiedere "di spostare l’inizio del campionato a quando potremo avvicinarci il più possibile a quella "normalità" che tanto ci manca. E, se aspettare qualche settimana (o anche mese), significa riavere ciò del quale ci siamo innamorati e per il quale abbiamo gioito, esultato e sofferto in questi anni, penso che sia un sacrificio che possiamo affrontare. La fretta, in questo momento, è l’ultima cosa che ci serve. Detto questo, se tutto verrà confermato, scenderemo comunque in campo pronti a fare del nostro meglio e ad onorare il campionato. Con tanto rammarico, visto che (almeno inizialmente) non sarà il “nostro” basket". Una considerazione che Nicosanti aveva già fatto in occasione della conferenza stampa di presentazione di Terrence Roderick.

La lettera integrale

"Non possiamo negarlo: negli ultimi sette mesi, la quotidianità è stata stravolta ed il nostro mondo è cambiato. Ma, se per molti aspetti della nostra vita possiamo e dobbiamo (giustamente) adattarci a tutto quello che accade, ce ne sono altri per i quali il “piano B” è molto, troppo, diverso da come lo vivremmo in condizioni di normalità. E il basket, per come lo intendo io, non potrà mai avere un “piano B”: diciamocelo chiaramente, la pallacanestro che stiamo vedendo ora, non può essere paragonata a quella che abbiamo vissuto prima della pandemia. Si vedono partite che vengono sospese o rinviate all’ultimo, amichevoli che saltano, gare giocate con squadre che hanno roster dimezzati e, la cosa forse peggiore, è il clima surreale che circonda queste sfide, con palazzetti vuoti e privi di pathos: è un insulto al nostro sport.

Il basket è coinvolgimento, è passione, è emozione. Il basket è esultare per un canestro da tre all’ultimo secondo, è esaltarsi per una schiacciata in contropiede o per una stoppata spettacolare. Il basket è vedere negli occhi di un bambino la gioia dopo una vittoria, e la sua soddisfazione mentre fa la foto con il suo idolo, sognando, un giorno, di essere al suo posto. Il basket è vivere questi momenti al palazzetto, con le persone che ci circondano e che condividono con noi questi sentimenti.

E, senza tutto questo, si perde il concetto di basket per come lo intendo io, per come lo intendiamo noi come Pallacanestro 2.015 Forlì. Da quando siamo partiti, poco più di cinque anni fa, i nostri tifosi sono stati la nostra forza: per loro abbiamo lavorato quotidianamente, cercando di fare del nostro meglio per renderli orgogliosi e fieri della squadra. Ed ora, dovremmo rimanere senza di loro, a “casa nostra”? Significherebbe perdere improvvisamente parte della nostra famiglia. Ed il rapporto a distanza, scusateci, ma non fa per noi…Mi metto poi nei panni dei giocatori. È vero, stiamo parlando di professionisti che vengono pagati anche per adattarsi alle situazioni che devono affrontare, ma non venitemi a dire che non vivano di emozioni. E non si può togliere loro la gioia di esultare con il pubblico dopo un canestro, o il sorriso durante il giro di campo a fine partita.

Ad un pensiero “emozionale” che ho espresso in queste righe, e al fatto che dal punto di vista economico ci apprestiamo a vivere una stagione drammatica che rischia di lasciare ferite insanabili in tante Società, col rischio di mettere in discussione il loro futuro, mi sento di aggiungere anche una questione più “pratica”, che non può essere ignorata. L’andamento del campionato sarà, inevitabilmente, legato anche ad un fattore “casuale” che dipenderà da quanti (e quali) giocatori saranno costretti a fermarsi durante la stagione. Come ho detto più volte, quest’anno abbiamo un avversario in più da sconfiggere, un avversario che non fa classifica, ma che inciderà in maniera decisiva sulla stessa. Siamo davvero sicuri che il campionato che potrebbe venire fuori, sia ciò per il quale abbiamo lavorato ed investito?
Siamo in un momento storico nel quale i contagi crescono giorno dopo giorno ma, al tempo stesso, sembra di vedere la luce in fondo al tunnel. È notizia di pochi giorni fa che una delle maggiori case farmaceutiche mondiali ha annunciato che a breve sarà disponibile un vaccino, che sarà disponibile per gli anziani e per le persone impegnate in prima linea in questa lotta quotidiana. Non possiamo ritenerci fuori da tutto, ma possiamo provare a vedere il bicchiere mezzo pieno e ragionare di conseguenza.

E quindi, cosa chiediamo? Chiediamo solo di spostare l’inizio del campionato a quando potremo avvicinarci il più possibile a quella “normalità” che tanto ci manca. E, se aspettare qualche settimana (o anche mese), significa riavere ciò del quale ci siamo innamorati e per il quale abbiamo gioito, esultato e sofferto in questi anni, penso che sia un sacrificio che possiamo affrontare. La fretta, in questo momento, è l’ultima cosa che ci serve. Detto questo, se tutto verrà confermato, scenderemo comunque in campo pronti a fare del nostro meglio e ad onorare il campionato. Con tanto rammarico, visto che (almeno inizialmente) non sarà il “nostro” basket… Caro basket, ci manchi, per come sei e per come non possiamo viverti in questo momento. Ti aspettiamo, e forse tutto sarà ancora più bello".

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