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FulgorLibertas, primo addio: Costa va a Pesaro

Le ragioni del cuore del ds: "Sono arrivato alla FulgorLibertas per restare ma per Pesaro avrei rinunciato all'Eurolega"

“Mi dispiace devo andare, il mio posto è là”. Cantavano i Pooh nel ’71, spiegando a tutti come una fugace storiella possa dar ancor più senso a un vero grande amore. A cotanta morale pop difficile credere. Ma ancor più difficile sarebbe trovare colonna sonora migliore per accompagnare il breve viaggio che nei prossimi giorni porterà Ario Costa da Forlì a Pesaro. Già perché il diesse, approdato in estate da Brescia portando con sé coach Sandro Dell’Agnello (pure lui ex-Scavo, pure lui accreditato per trasferirsi nelle Marche) e capace di guidare verso i play-off il vascello biancorosso quando i vortici di bilancio hanno trasformato la nave in qualcosa più simile a un guscio di noce che altro, saluta Forlì per salire in serie A1. A Pesaro. La sua Pesaro. Quella dove ha giocato 12 anni, dal 1984 al 1996, conquistando insieme ad Antonello Riva e Walter Magnifico due scudetti e altrettante Coppe Italia. “E’ un momento particolare per me – spiega Costa in conferenza stampa confermando voci nell’aria da tempo – ma ho ritenuto doveroso dare io stesso la notizia del mio sofferto addio a Forlì. Ma è arrivata un’offerta, ancora da concretizzare, comunque per me prioritaria rispetto a qualsiasi altra: quella di Pesaro”.

Prioritaria anche se la situazione di Forlì, oggi in bilico tra l’idea (maggioritaria tra i soci) di fare la Gold e quella di volare più basso, la Silver, fosse meno nebulosa?

Ripeto: per Pesaro rinuncerei all’Eurolega. In questo caso, pur restando  un professionista, vale il cuore più di tutto. Oltretutto quella di Forlì non è una condizione differente da quella della maggioranza delle società di A1 e LegaDue: c’è da lavorare ma il futuro è aperto a situazioni positive. Vado via soddisfatto per aver rilanciato in Città l’entusiasmo per questo sport e per aver raggiunto obiettivi ben superiori alle attese. Nonostante tutte le difficoltà attraversate. Un successo che va equamente distribuito tra squadra, staff e colleghi in società. Ho potuto lavorare con estrema serenità e fiducia sapendo di avere come spalla persone di qualità. In primis ringrazio il presidente Grazioso che mi ha voluto; un grazie particolare anche a Stefano Benzoni (responsabile ufficio stampa e vero fact totum FulgorLibertas, seduto in conferenza a fianco di Costa ndr) che mi ha aiutato durante quest’anno e che ho scoperto essere davvero valido dirigente oltre al giornalista che tutti conoscete.

Benzoni che magari vedremo proprio in veste di Direttore sportivo…

Perché no. Mi piacerebbe lasciare a Forlì un allievo che si dimostrerebbe sicuramente capace, all’altezza.

Tornando al recente passato: rimpianti sul lavoro fatto? Ha sentito che a Costa fosse chiesto meno di quanto poteva dare?

Si può sempre far meglio. In effetti, potevo esser “sfruttato” di più, specie per quanto ancora rappresento nel mondo del basket. Penso alle pubbliche relazioni, ad esempio. Comunque sia chiaro: non ho avuto screzi con soci o il presidente. 

Neppure quando Forlì pareva davvero in bilico?    

Quando è stato deciso di cedere Todic ho detto sì perché serviva per preservare la società e la classifica lo permetteva. L’istante dopo però ho posto un paletto, quello di avere la medesima chiarezza rispetto a ogni altra ipotetica uscita: cedere per cedere sarebbe stato un non-senso.

Passando al campo: qualche scelta estiva che oggi sarebbe da rivedere? Un suggerimento: Spencer, deludentissimo nei play-off.

Ci aspettavamo tutti un rendimento differente da Spencer. Una spiegazione del calo credo sia da ricercare al cambio tattico che si è trovato, lui così giovane, a gestire: da guida a supporto di Roderick. A Roderick a un certo punto della stagione sono state date le chiavi della squadra e Bo si è trovato all’angolo. Comunque, anche le condizioni fossero state differenti, non so se avremmo operato sul mercato: la figura che ci serviva era quella e di play col metronomo non se ne vedono tanti.

Roderick che al contrario ha fatto play-off super.

Ha girato il mito che TRod giocasse bene solo perché pagato. Falso. La pagina Terrence l’ha girata quando il suo agente (Glass, ndr) ha spinto per farlo invitare alla Summer League di Las Vegas. Ho fatto parlare il ragazzo con un amico di Houston che gli ha confermato l’interessamento. Da quel giorno in campo Roderick ha dato quanto potrebbe davvero dare e sempre, se solo fosse più concentrato.

Con un auspicio – “spero che Forlì resti stretta intorno a questa squadra a questa società; anche se potenzialmente la piazza è da A1, questo è il livello che oggi Forlì può permettersi: tenetevelo stretto" –  finisce la prima di quella che sembra sarà una lunga serie d’addii che costelleranno la parentesi estiva FulgorLibertas. Parentesi densissima e che è auspicio possa chiudersi a fine agosto con un sorriso e rinnovati entusiasmi.  

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